Autore Topic: Studio Ghibli  (Letto 407437 volte)

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Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1515 il: 07 Apr 2015, 18:27 »
Ma se hanno così tanti termini, allora, si può non tradurli affatto.
Shinigami non si traduce più, è quello. Si sa cos'è.

Offline Azraeel

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1516 il: 07 Apr 2015, 18:48 »
Ah si?  :|

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1517 il: 07 Apr 2015, 18:56 »
Dopo Bleach direi proprio di sì.

Offline Noldor

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1518 il: 07 Apr 2015, 19:23 »
E quanti sono i lettori di Bleach in Italia? E sei sicuro che tutti siano interessati a Miyazaki?
Vuoi condividere le tue identità online o aggiungere qualche TFPer alle tue liste amici? Questo è il topic che fa per te!

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1519 il: 07 Apr 2015, 19:28 »
Ma manco io l'ho letto.
Ma appunto, se non interessano tutte queste distinzioni, tanto vale tradurre in maniera semplice.
« Ultima modifica: 07 Apr 2015, 19:30 da TremeX »

Offline The Fool

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1520 il: 07 Apr 2015, 19:58 »
C'è da dire che Piccolo nell'opera originale si chiamava Ma Junior (demone junior) perché doveva nascondere l'identità. Dopo è rimasto il nome Ma Junior in tutto l'anime, se non ricordo male. Il nome originale ovviamente è Piccolo

Se volete rispondermi facciamo nel thread dei manga
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Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1521 il: 08 Apr 2015, 03:24 »
Messaggio volante prima di andare a nanna dopo il lavoro quotidiano. :-)

Pensavo alle critiche che mi sono giunte per il ridoppiaggio di Sen & Chihiro.

Tipo: le locuzioni in inglese. Presunte come 'messe a caso', sono precisamente intense nell'originale, e per evidenti ragioni. Proprio Kamajii (dichiarato avatar di Miyasan) si sforza di 'fare il giovane' con la fanciullina e le dice 'good luck', anche in maniera stentata. E Zeniiba, che rinfaccia alla sorella Yubaaba di essere 'così poco alla moda', usa locuzioni giovanilistiche: boyfriend.

Tra l'altro, la cosa che mi da da pensare, oltre a queste critiche presuntive e fondate sul nulla, è ciò di cui invece in molti paiono non avvedersi.

Per esempio: parlando di Kamajii. Nella vecchia versione era diventato una sorta di 'cattivone'. Apostrofava Chihiro come 'stupida umana'. Inoltre, tornate a sentirla, nei dialoghi italiani vecchi si capisce che chi li ha scritti NON aveva inteso che le tessere che arrivano a Kamajii sono le 'ordinazioni' per l'acqua (vengono detti 'brutti segni'), e che i Susuwatari SONO fuliggine animata (venivano invece detti 'scampoli d'uomo').

Tra l'altro, 'scampoli d'uomo'... sarebbe questa una lingua idiomatica e usuale?

Io ho la sensazione che chi mi critica non voglia una lingua usuale, reale. Voglia il favolotto a là Disney con le parole 'magicali' (anglismo inteso).

Ancora, Zeniiba. Zeniiba è la buona vecchina che vive nella baita all'occidentale, laddove la sorella 'poco alla moda' vive nel bagno pubblico alla cinese. Guardate gli arredi, guardate i cibi. Zeniiba parla come una brava nonnina, alla mano, amorevole. Nella vecchia versione, "siccome è una strega", le era stato sovraimposto un tono altisonante.

Ma era TUTTO Disneyanizzato.

Le minacce di Yubaaba, che sono crude e tranchant, erano diventate tutte retoriche.

La madre di Chihiro, che è una normalissima madre normalmente annoiata (dice a Chihiro: "Datti una radrizzata, che oggi c'è da fare!), era stata addolcita ("trasferirsi è un'avventura1 Yuk!").

Tralasciamo il fatto che Haku, che è UN COETANEO di Chihiro, fosse divenuto l'adulto cavaliere senza macchia né paura. Peccato che i due si salvino a vicenda, eh.

Peccato che il nome completo di Haku fo"sse stato eliminato. Che il dolcissimo "Sembra il nome di un dio!" di Chihiro (sull'e-konte Miyasan annota: Chihiro non capisce il nome di lui, pensa solo: WOW! è proprio un dio!") fosse diventato un idiotico "Lo sapevo che eri buono!".

Ma parliamo di un testo che dove Chihiro dice "NO." le fa dire "SI.". Non scherzo.

No, dico, ma ci avevate fatto caso? Sinceramente, eh.

No, dico, ma quanto conoscere il film e il suo testo, e la sua sensazione?

Prima di venire a dire: buuuuuh, Shitarello usa le paroline difficili che mi suonano strane e non mi piacciono!

Per curiosità, eh. ^^;

Perché io vi inviterei, un bel dì, a riguardare il film.

In versione italiana nuova.
In giapponese.
E poi in versione italiana vecchia.

E venirmi poi, e solo poi, a dire che ne pensate delle due edizioni italiane.
« Ultima modifica: 08 Apr 2015, 03:28 da Shito »
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Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1522 il: 08 Apr 2015, 08:31 »
Ti ripeto però, Shito, che qui non stiamo facendo un'apologia agli adattamenti fatti male.
Anzi, io personalmente, leggendo degli errori, ho atteso con gioia adattamenti che rendessero giustizia.
Purtroppo, pur apprezzando i tuoi sforzi, non riesco in alcun modo ad apprezzare il risultato.
Perché per me un adattamento che "suoni strano" volontariamente (perché è giapponese e DEVE sembrare strano), in cui si usano locuzioni desuete perché ritenute più fedeli al testo solo perché comunque "è italiano corretto" è una politica che non accetto e non accetterò mai. Hai voglia a pensare che tu abbia ragione e che sia l'unica via percorribile: è un tuo stile precipuo e come tale è criticabile. Un adattamento perfetto non esisterà mai e trovo assurdo pensare che tu ritenga possa esistere qualcosa di totalmente oggettivo all'interno d'esso.
Detto questo mi fermo. Principalmente perché tutto si riduce al sapere o non sapere il giapponese e i testi originali (cosa che mi sembra piuttosto ovvia io non soddisfi), e un po' perché le due parti sono chiaramente inconciliabili.
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Offline Cryu

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1523 il: 08 Apr 2015, 10:26 »
Detto questo mi fermo. Principalmente perché tutto si riduce al sapere o non sapere il giapponese e i testi originali
No, 'petta. Questa è la supercazzola che fa comodo sostenere a qualcuno. Ma se uno vede un film in italiano e non capisce cosa dicono i personaggi, significa che è stato tradotto/adattato male. Se per apprezzare un testo tradotto devo conoscere testo e lingua originale, allora faccio a meno della traduzione.

Comunque, posto anch'io uno specchietto di disambiguazione per l'esegesi dei nostri post a vantaggio di un loro eventuale, corretto adattamento, qualora qualcuno avesse interesse a esportarli:

Cryu tranquillo e pacioso = Cryu tranquillo e pacioso
Cryu nervosetto e tagliente = Cryu tranquillo e pacioso
Cryu sarcastico e vistosamente seccato  = Cryu tutto sommato tranquillo e pacioso

Wisky tranquillo e pacioso (99% dei suoi post) = Totoro
Wisky tranquillo e pacioso che usa l'espressione 'non accetterò mai' = la principessa mononoke che fugge dal villaggio di Eboshi sfanculando tutto e tutti a cavallo di un lupo, pardon, cane montano.
Wisky tranquillo e pacioso che usa l'espressione 'trovo assurdo' = Porco Rosso che ripudia l'umanità per colpa dei fascisti
Wisky tranquillo e pacioso che usa l'espressione 'Detto questo mi fermo' = Howl ormai quasi completamente tramutato in bestia, trasfigurato dall'orrore della guerra e dal dover comunque farne parte per mettervi fine.

Ciò detto, certo di far cosa gradita, auguro buon mattino a ognicorpo.
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Offline Vitoiuvara

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1524 il: 08 Apr 2015, 11:23 »
Ho visto Marnie e mi è piaciuto davvero tantissimo. Si discosta abbastanza dagli altri film dello studio per temi trattati ma è un piacere per gli occhi. Lento è lento però.

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1525 il: 08 Apr 2015, 11:57 »
Caro Wis,

ti ringrazio sinceramente per il bel post che mi hai indirizzato. A leggerlo, mi viene da pensare che tu sia una persona notevole, forse in molti modi, e che mi piacerebbe conoscerti dal vivo. Come ha volte ho fatto partendo dalle stesse premesse e guadagnando amicizie meravigliose.

Hai scritto molte cose vere e sensate che non starò a quotare, perché basta rileggere tutto il tuo post.

Permettimi però di farti sapere alcune cose importanti, che forse per mio difetto mi paiono non esserti ancora chiare.

La prima, che è obiettiva perché è un fatto reale, sul quale ti prego di credermi, è che io non ricerco intenzionalmente un effetto straniante della lingua d'arrivo (italiano) dei miei adattamenti. Persone più colte di me nel settore specifico (traduzione) mi hanno informato che una simile dottrina pure esiste, accademicamente, pare si chiami appunto "teoria di traduzione straniante". Ma io non sono uno strutturalista. Non ho mai, mai ricercato deliberatamente alcun effetto straniante dei miei adattamenti, né nel lemmario, né nelle strutture morfosintattiche utilizzare.

Posso capire che i miei adattamenti possano risultare a tratti stranianti. Al netto della soggettività dell'orecchio del ricevente (e anche sui vari forum, anche su questo, vediamo un ventaglio di diverse percezioni e reazioni), questo è squisitamente il frutto di due soli fattori, ovvero A) la mia totale messa a servizio del più vasto uso della lingua italiana per la più precisa resa dell'originale, e B) le peculiarità degli originali su cui ho lavorato e lavoro.

Parlando di A), possiamo semplicemente dire che quello che porta a essere *per taluni*  'stranianti a tratti' i miei adattamenti è dunque un effetto collaterale. Pensandoci, dico che è un effetto collaterale logico, sensato, ovvero che è naturale che sia presente. Ma non dico mai che sia doveroso, che lo faccio apposta. Come effetto collaterale (e solo come tale) credo sia anche benefico, però. Perché mentre tanti dicono 'i bambini così non capiscono', io penso 'i più giovani così imparano'. Essendo cresciuto con le storie del Topolino italiano, non posso non pensare che fruire della finzione narrativa dal ricco vocabolario non sia utilissimo alla formazione e all'uso di un proprio dizionario italiano. Ma ripeto: quello che per un Rodolfo Cimino era di certo un ricercato intento, del tutto legittimo nella creazione di testi suoi originali, per me non è che un effetto collaterale, nella derivazione di testi tradotti e adattati da un originale che esiste già, ed esiste nella sua totalità.

Indi, quanto a B), c'è da dire che in particolare Miyazaki Hayao fa sempre un uso particolare della lingua. Mononoke Hime è il caso più eclatante, ma tutti i suoi film parlano in modo un po' perculiare. Fanno un po' pensare al Topolino italiano, volendo. Anche lui parla in modo particolare. Ora sto adattando il documentario "Il regno dei sogni e della follia", e credimi se ti dico che prima di questo ho visto per documentazione (esegesi & ermeneutica) tanti, tanti documentari su di lui e sul suo operato. Usa parole strane, peculiari. Per dire "usciamo dalla sala proiezioni" magari dice "ok, evacuiamo!", come dire "scramble!" - per citarne l'ultima a cui pensavo. Essenzialmente parla come un bambinone molto intelligente, ma comunque in un modo che sa un po' di infantile, un po' di colorito, un po' di acculturato, un po' di divertente.

Ancora, le opere sono diverse. Sfido chiunque a dire che Totoro, da me adattato, usa la stessa lingua di Mononoke Hime, da me adattato, o che Mononoke Hime usa la stessa lingua di Kiki, o di Laputa.

Di base c'è che sono tutte opere originali giapponesi e partorite dalla stessa mente che è quella di Miyazaki Hayao, certo. Ma sono variazioni di gamma molto evidenti.

Ancora più differente è Takahata Isao. Al momento puoi aver sentito solo due adattamenti di Takahata a mia firma, e sono due film molto particolari: Ponpoko e la Principessa Splendente.

In Ponpoko Takahata per i tanuki usa deliberatamente un lemmario da sindacalismo sessantottino giapponese (ANPO), che era tratto da quello rivoluzionario francese. Ma putualmente, eh. E poi c'è un narratore che in originale era un narratore di teatro rakugo, con tutto quello che comporta. Altri personaggi (il politico, il direttore d'azienza) hanno parlate tutte diverse. Se avessi tempo, ti prego di provare a farci caso, perché la cifra stilistica e l'estensione di gamma di quel testo - dico in giapponese, da cui poi in italiano - è strabiliante.

Con Kaguya, da un lato Takahata ha preso di peso il testo originale del Taketori Monogatari, e l'ha messo nella narratrice. E' un testo molto, molto antico - parliamo dell'anno mille o giù di li. Dall'altro, ha caratterizzato i personaggi con i registri 'popolari' e 'da corte imperiale Heian', e anche questo è evidentissimo.

In entrambi i casi, Takahata è un narratore davvero intellettuale e colto, c'è poco da fare. Per intendeci, esistono in giapponese versioni del Taketori Monogatari con la PARAFRASI in giapponese contemporaneo, per farti intende quanto possa essere 'naturale' quella lingua. Ma non per questo Takahata si è fatto scrupolo di usarla in un film *anche* per bambini. Capisci cosa intendo?

Questi due registi, con tutte le loro diversità, fanno i loro film come vogliono farli loro, senza farsi scrupoli di tipo divulgativo, o di comprensione.

E ora, il punto finale e focale.

Questa è la 'critica' (virgolette) che muovo alla tua visione delle cose (<- occhio, qui c'è un doppio senso).

Ovvero, se tu ami qualcosa, allora la vuoi conoscere, la vuoi capire, la vuoi comprendere.

Io dico che l'amore è una comprensione che brama comprensione.

E più conosci, capisci e comprendi, e più ami. E vuoi conoscere, capire, comprendere ancora di più.

Io credo che questo valga per l'amore in senso lato, sai? L'amore per una persona, per le lingue, per una branca del sapere, per la scienza, per la natura, per l'arte, per un artista, quello che vuoi.

Più conosci, capisci e comprendi, e più ami. E vuoi conoscere, capire, comprendere ancora di più.

E' il contrario della frivolezza che dicevo in un post precedente. E' la psiche della filosofia (l'amore per il sapere, ovvero l'amore). Io credo sia l'unico antidoto per i mali della società del benessere diffuso (postmoderna).

Ma nel nostro caso, vuol dire semplicemente che se tu ami un film, lo vuoi capire. Lo vuoi capire per quello che è. Vuoi capire cosa dice esattamente, amando tutte le diversità tra lui (il film) e te. Perché il film di un autore che non siamo noi è "altro che noi". E' alia. E' l'altro. E' il diverso. E se lo ami, lo vuoi conoscere. Se lo vuoi rendere simile a te, per il tuo comodo, per il tuo agio, non lo ami. Lo vuoi solo usare.

E non ci sono vie di mezzo. Qui ti sbagli. L'esempio del 'vecchio' Sen&Chihiro non è l'esempio del peggior adattamento italiano, ma della fascia medio-alta del livello dei nostri adattamenti. Qui ti chiedo di credermi sulla fiducia, ma di fatto -ho citato casi e posso proseguire- il film era divenuto tutta un'altra cosa. Un altro film. Non era più quel che è, e tu, come nessun italiano, poteva più conoscerlo, capirlo, comprenderlo, eventualmente amarlo. Era diventata una cosa diversa, che in molti hanno trovato piacevole.

Piacevole.

So che è una cosa forte, ma vale anche per l'amore per le persone. Prova a pensarci. E' una corrispondenza quasi perfetta. Il mondo ormai vive i rapporti interpersonali, anche sentimentali, come un usarsi a vicenda. Piuttosto che volersi conoscere e comprendere davvero, ci si usa a vicenda per il proprio reciproco agio.

Non è questo che io chiamo amore, non è questo che credo benefico, non è questo che io credo giusto.

Anche per la traduzione di un film.

Sai, non è necessario tradurre un'opera straniera. Farlo è una cosa violenza, così come è violento amare una persona. Ci deve essere un buon motivo per farlo, e lo si può fare solo in un modo davvero fedele.

Questo è il mio onesto pensiero che propongo alla tua sensibilità.

Ti prego di pensare a cosa significhi, in fondo, il tuo pur del tutto legittimo 'non mi piace'.

Ti ringrazio per l'attenzione.
« Ultima modifica: 08 Apr 2015, 13:13 da Shito »
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline TremeX

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1526 il: 08 Apr 2015, 15:06 »
Bè bisogna dare atto almeno a quest'uomo di non tirarsela.
E aver capito che ninjerello è un tipo sapido.

Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1527 il: 08 Apr 2015, 15:07 »
Io ti ringrazio di tutte le informazioni date e del tempo che hai speso a rispondere.
In merito a quanto da te affermato dico solo che è vero, gli adattamenti sono differenti, ma in tutti c'è la nota 'stonata', voglia essere "un pochino lo gradivo", o "dimenarmi a scoprire il mio talento" (verbo questo, "dimenarsi", utilizzato peraltro due volte a breve distanza, che lo rende ancora più surreale).
Ma tu dirai che i termini originali suonano strani anche ai giapponesi, o che il semplice stato di agitazione non avrebbe reso correttamente lo stato di Kiki. E rimarremo lì, io confortato nelle mie convinzioni dalle uniche persone giapponesi madrelingua che conosco (che mi affermano che no, non suonano 'strane') e tu, che spiegherai perché il tuo adattamento è oggettivamente il migliore possibile e che anzi il suonare aliene sia un evenienza 'didattica' e positiva.
Purtroppo io non sono in grado di sostenere una conversazione su termini giapponesi, né ho il tempo o la voglia di imparare una lingua alla bisogna (non è il mio lavoro, tra l'altro), tuttavia permettimi di dire che, per quanto capisca perfettamente che tu sia portato a difendere strenuamente il tuo operato, gradirei lo facessi evitando mezzi dialettici che suggerirebbero che chiunque non è d'accordo con il tuo modus operandi sia, nell'ordine: una persona frivola, superficiale, e infine un insensibile a più livelli nonché piaga del mondo. :D
Ti ringrazio anche io per l'attenzione.
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Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1528 il: 08 Apr 2015, 16:32 »
Io ti ringrazio di tutte le informazioni date e del tempo che hai speso a rispondere.

Sono serio nel dire che è stato un piacere.

I migliori dialoghi ci spronano a mettere su carta il nostro pensiero, che è un modo per riconsiderarlo, per mettersi in discussione, per limarlo. :)
Citazione
In merito a quanto da te affermato dico solo che è vero, gli adattamenti sono differenti, ma in tutti c'è la nota 'stonata', voglia essere "un pochino lo gradivo", o "dimenarmi a scoprire il mio talento" (verbo questo, "dimenarsi", utilizzato peraltro due volte a breve distanza, che lo rende ancora più surreale).
Ma tu dirai che i termini originali suonano strani anche ai giapponesi, o che il semplice stato di agitazione non avrebbe reso correttamente lo stato di Kiki.

No, no, ti spiego.

Il termine giapponese è 'jitabata' - ovviamente lo stesso sulle due occorenze, ricalcato.

Jitabata non significa 'agitarsi', intendo che non lo significa nel senso emotivo del nostro termine (sai, l'agitazione emotiva, interiore). Jitabata è quello che fa un neonato quando agita convulsamente gli arti, o quello che fa un adulto per divincolarsi/svincolarsi da delle corde. E anche, in senso figurato, quello che si fa quando si fanno tante cose energiche senza concludere nulla.

Essenzialmente è questo quello che dice Ursula: quando sei in blocco, non puoi fare altro che dimenarti (figuratamente), le provi convulsamente tutte per cercare di divincolarti dai fili della stasi, e poi rinunci e fai una pausa - perché è infruttuoso, no?

E Kiki poi ammette che senza Ursula anche lei non avrebbe potuto far altro.

In Giapponese questa frase non credo proprio suoni strana. Credo che questo uso metonimo del concetto di 'dimenarsi' sia più usuale in giapponese che in italiano, sì. In italiano il verbo è forse più fisico, che è anche la base del giappones, tant' che la radice del verbo è onomatopeica:



questo è 'fare jitabata'. ^^

Come dicevo, è ben possibile che in giapponese il suo uso metaforico sia più usuale che quello italiano di 'dimenarsi', ma del resto Treccani lo riporta:

Citazione
nel rifl., agitarsi, muovere in qua e in là le membra per irrequietezza o per altro: dimenarsi come un pazzo, come un ossesso; prov., chi va a letto senza cena, tutta notte si dimena; anche fig., affaccendarsi, darsi un gran da fare per riuscire in qualche scopo: che hai da dimenarti tanto?; si dimena a più non posso per far carriera.

Quindi, il verbo giapponese significa proprio 'dimenarsi', in senso figurato. Il verbo giapponese ha la stessa radice fisica di 'dimenarsi'. L'uso figurato esiste in italiano.

Ora, ti prego, devi dirmi PERCHE' non avrei dovuto usarlo.

No, a fronte di tutti questi dati obiettivi di perfetta aderenza, di totale correttezza, perché?

Vuoi dire: "perché a me non piace, perché a me suona strano, quindi non lo voglio"?

Allora dovresti fare un tuo film, e non tradurre mai niente nella  vita, temo. :(



Citazione
tu, che spiegherai perché il tuo adattamento è oggettivamente il migliore possibile e che anzi il suonare aliene sia un evenienza 'didattica' e positiva.

Non so se sia oggettivamente il migliore possibile. Questo nessuno può dirlo.

Io posso mostrare le basi oggettive delle scelte di adattamento che compio. Sono oggettive, quindi valgono per tutti. Ma potrebbero essersi altre scelte oggettive migliori a cui non ho pensato, ovviamente. Tutto è perfettibile, in traduzione, perché la traduzione è imperfezione per natura.

Citazione
tuttavia permettimi di dire che, per quanto capisca perfettamente che tu sia portato a difendere strenuamente il tuo operato, gradirei lo facessi evitando mezzi dialettici che suggerirebbero che chiunque non è d'accordo con il tuo modus operandi sia, nell'ordine: una persona frivola, superficiale, e infine un insensibile a più livelli nonché piaga del mondo.

Ti prego di non prendere così sul personale le mie pontificazioni. Perché anche se dico "questa tua visione delle cose è frivola" (per fare un esempio), tu non sei quella tua visione delle cose. Tu sei tu, come ogni persona, un costrutto di mille aspetti e componenti. Poiché non ti conosco, io non potrei mai criticarti come persona. Sarei un idiota totale. Posso solo criticare, e lo faccio senza insulto inteso, una tua idea per come tu me l'hai espressa o mostrata. Ma ancora, quella tua idea non sei tu, è solo un riflesso di un pezzetto di te.

Di certo pontifico e sono spesso rsdicale, lo so. Ma del resto, se considero la frivolezza come un gran male, capisci pure che io per primo tendo a razzolare come predico. ^^

Grazie ancora per questo bel dialogo.
« Ultima modifica: 08 Apr 2015, 16:34 da Shito »
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #1529 il: 08 Apr 2015, 16:45 »
Ora, ti prego, devi dirmi PERCHE' non avrei dovuto usarlo.
Perché allo spettatore viene un punto interrogativo gigante sulla testa, perché la prima cosa che si chiede è "ma questa come parla?" che non è sicuramente quello che Miyazaki aveva in mente usando quel termine. Perchè non è un verbo che una ragazzina utilizzerebbe (sfido chiunque a dire il contrario). Perché forse stai rendendo giustizia all'etimo giapponese, ma non al significato del personaggio e quindi del film.
Giusto perché me lo hai chiesto.

P.S. Avendo capito come lavori, pur senza conoscere il giapponese avevo già mezzo indovinato il motivo per cui avevi utilizzato quel termine. La tua spiegazione è più una conferma che altro. ^__^
« Ultima modifica: 08 Apr 2015, 16:47 da Wis »
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