Credo che il punto focale non sia rintracciare la bontà obiettiva di uno, o due, o mille film, quanto accettare pacificamente che ci sono film diversi e persone diverse.
Devil May Cry parla schiettamente di 'ritmo serrato' di un film come di un valore. Il che è legittimo, se a lui piacciono i film con un ritmo narrativo serrato. Film d'avventura, film di intrattenimento che ti vogliono appassionare con una fabula e un intreccio dal grande mordente. Suppongo allora che, tra i film di Miyazaki Hayao, lui dovrebbe gradire Laputa.
Tutto rimanda a "cosa cerchiamo in un film"?
Ognuno avrà la sua risposta. Molte persone, credo oggi come oggi davvero la maggioranza, cercano in un film un certo tipo di 'divertimento', di 'intrattenimento' che assomiglia quasi a un frastuono narrativo. Si devono vedere tante cose, una di fila all'altra,d evono succedere tante cose e basta, con colpi di scena, scena spettacolari e simili. Più o meno come un giro in giostra, meglio se la giostra è grande e roboante.
Personalmente, e ripeto personalmente, a me questi film non interessano. Ovvero, non trovo alcun senso e non provo alcun piacere nel vedere un film per 'vedere come va a finire', e neppure per la magnificenza/spettacolarità delle immagini. Perché per me queste sono tutte cose vuote.
Ciò che cerco in un film sono spunti di riflessione. Ciò che cerco in un film, o meglio in qualsiasi tipo di finzione, è un pensiero che il regista, l'autore, voglia comunicarmi e sul quale io possa riflettere.
Ma questo non vuol dire che tutte le persone siano come me, anzi sono quasi del tutto certo che questo sia il modo di vedere la finzione della maggioranza, oggi come oggi: è la postmodernità. La postmodernità non vuole consumatori pensanti. La postmodernità vuole consumatori storditi. La riflessione non va bene. Il pensiero non va bene. La sedazione, sì, quella va bene. Ma non fa per me.
Per esempio, Laputa è il film di Miyazaki che mi piace di meno in assoluto. Perché è un film fatto "per bambini di quarta elementare" (è scritto chiaro e tondo nel progetto originale del film), ed è fatto per essere semplice, ingenuo e avventuroso. C'è una sola, singola frase che salva il film da una quasi totale irrilevanza. ^^;
Kiki è ben diverso.
Non so se qualcuno di voi abbia mai provato a dover tramutare in "lavoro" una "passione d'infanzia". A me è capitato. E mi è anche capitato di sentire che la mia passione d'infanzia, contaminata dalla mediocrità e dalla meschinità e dalle necessità della vita adulta, venisse in qualche modo deprecata sino al punto che non avevo più alcuna voglia di praticarla.
Kiki (il film) non parla delle paturnie di Kiki (la fanciullina): parla della sua crescita.
Lo ritengo un film prezioso.
Vi incollo di seguito la traduzione del progetto originale del film, scritto da Miyazaki Hayao. Il tema principale, attualissimo, è quello della libertà e della dipendenza emotiva dei giovani.
Il romanzo originale, Kiki - Consegne a domicilio, scritto da Eiko Kadono, è una splendida opera di letteratura per l'infanzia che raffigura con grande calore l’abisso che separa indipendenza e dipendenza nelle speranze e nello spirito delle ragazzine giapponesi di oggi.
Una volta, i protagonisti delle storie per ragazzi ottenevano l’indipendenza economica, che allora coincideva con quella psicologica, dopo aver superato delle difficoltà. Tuttavia, nella società di oggi, in cui chiunque può guadagnare denaro passando da un impiego temporaneo all’altro, non c'è collegamento tra indipendenza economica e indipendenza psicologica. Nella nostra epoca, la povertà non è più tanto materiale, quanto spirituale.
In un’epoca in cui lasciare la sicurezza della propria casa non è più niente di speciale, e vivere tra estranei non significa niente più che andare al minimarket per trovare ciò di cui si ha bisogno, raggiungere una vera percezione di indipendenza può essere più difficile che mai, poiché richiede un processo di scoperta dei propri talenti e dell'esprimere se stessi.
L’unica capacità insolita posseduta dall’eroina della storia, la tredicenne Kiki, è quella di saper volare. Inoltre nel mondo di questa storia le streghe non hanno molti talenti in più delle ragazze normali. Kiki ha l'obbligo di vivere per un anno in una città sconosciuta e mettere in atto il proprio talento per farsi riconoscere dalla gente come una strega a tutti gli effetti.
È come per il caso di qualcuno che volendo fare l'animatore arrivasse da solo a Tokyo. Si dice che oggi ci siano circa 300.000 giovani che sperano di lavorare nell’animazione. Fare l'animatore non è poi un lavoro così strano. È relativamente facile cominciare e arrivare a guadagnarsi più o meno da vivere. Ma una particolarità della vita moderna è che, una volta che i bisogni quotidiani sono soddisfatti, comincia il vero problema della realizzazione personale. Kiki è protetta dalla vecchia ma ben conservata scopa della madre, ha la radio che le ha regalato il padre, e un gatto nero col quale ha così tanta intimità da essere quasi una parte di lei, ma l'animo di Kiki oscilla tra estraniazione e desiderio di compagnia umana. Nella sua vita vediamo riflesse le vite di così tante ragazzine giapponesi di oggi, che sono amate e sostenute economicamente dai loro genitori, ma che sognano le luci della città, dove stanno per recarsi per rendersi indipendenti. Anche la debolezza della determinazione di Kiki e la superficialità della sua comprensione del mondo si riflettono nel mondo giovanile contemporaneo.
Nel romanzo originale, Kiki risolve i suoi difficili problemi grazie al suo animo buono per natura. Al tempo stesso, la cerchia dei suoi amici si allarga. Nella trasposizione cinematografica si è dovuto apportare qualche cambiamento. Il processo di sviluppo del suo talento è certamente piacevole, ma la psicologia delle ragazzine che vivono oggi nella capitale non è altrettanto semplice. Il problema principale per molte ragazze è battersi per sfondare la barriera dell’indipendenza, e ci sono troppe persone che ritengono di non aver mai ricevuto un singolo sostegno. Abbiamo pensato dunque che in questo film avremmo dovuto trattare seriamente il problema dell’indipendenza. Dato che i film creano sempre un’atmosfera più realistica, Kiki patirà più dure difficoltà e soffrirà la solitudine più che nell’originale.
La prima immagine di Kiki che si avrebbe incontrandola sarebbe quella di una ragazzina che vola nel cielo notturno della capitale. Molte luci brillano, ma non ce n’è nessuna che rappresenti per lei un cenno affettuoso. Lei è estraniata mentre vola nel cielo. Si pensa comunemente che la capacità di volare significhi libertà dalla terra, ma la libertà è accompagnata dall’angoscia e dalla solitudine. La nostra eroina è una ragazzina che ha deciso di identificarsi nella sua capacità di volare. Già molti cartoni animati per la televisione che trattano di streghette sono stati realizzati prima di questo, ma la magia è sempre stata il mero mezzo di realizzazione dei sogni delle ragazzine. Le quali diventavano sempre delle piccole star senza problemi. La strega di Kiki - Consegne a domicilio non possiede questo comodo genere di potere magico.
I talenti da strega di questo film sono davvero poco più di quelli posseduti da qualsiasi ragazzina reale.
Stiamo progettando un lieto fine. Mentre Kiki vola sulla città sente un legame forte che la unisce alla gente che vive lì sotto, ed è felice di essere se stessa. Speriamo di riuscire a rendere il film abbastanza convincente da far concludere agli spettatori che il finale è positivo, piuttosto che farli meramente sperare che lo sia.
Penso che questo film raggiungerà il suo obiettivo, che è quello di trasmettere un senso di solidarietà ai nostri giovani spettatori: le ragazzine del mondo di oggi che non rinnegano la gioia della gioventù, ma che non se ne lasciano trascinare via, divise tra libertà e dipendenza (già che tutti siamo stati ragazzi un tempo, e i più giovani membri del nostro staff vivono oggi questi stessi problemi). Allo stesso tempo, sento che il potenziale fondamentale di questo film quale prodotto di intrattenimento risiede in questo punto, e che susciterà l'immedesimazione degli spettatori.
– Miyazaki Hayao
1989