Salve!
Rifaccio una capatina su questi lidi per congratularmi sul bello scambio che avete intrattenuto su Hotaru no Haka (La tomba delle lucciole).
In particolare, gli interventi di Atchoo sono preziosi. Da quello che ha scritto, è palese come molte visioni e molto ragionare sul film abbiano fatto maturare in lui una visione molto, molto profonda del film.
Hotaru no Haka non è un film sulla guerra. Non lo dico io, eh. Lo dice Takahata Isao. In effetti si era sgolato, a dirlo. E' un film sul comportamento, sulla psicologia di un ragazzo: Seita.
Il punto è il comportamento di un ragazzo nel momento storico.
Takahata sostiene che il comportamento di Seita fosse anomalo per quegli anni: in tempi di guerra, il livello di pretenziosità, di "fare i capricci" è minimo. Si accetta quel che c'è, perché bisogna sopravvivere. Ma, sempre nelle parole di Takahata, Seita assomiglia molto ai ragazzi dei tardi anni '80, nati già nel benessere. In un dialogo con Nosaka Akiyuki, l'autore del racconto originale, si argomentava come la parola "mukatsuku" (come dire: "chemmerda", la usano i giovani per schifare/rifiutare qualcosa) non esistesse ai loro tempi. Takahata notava anche come, nel 1988, per tutto il pubblico giovane Seita fosse "poverino", per il pubblico anziano fosse "colpevole".
Credo che questo sia un film neorealista nel senso migiore del termine: ci fa riflettere sul comportamento e sulla psiche dell'uomo, mettendo in scena una tragedia umana, che è al tempo stesso apicale e banale. Seita diventa il simbolo di "un ragazzino in tempo di guerra", e ci fa pensare: "come ci si comportava allora? come mi comporterei io?"
Questo è Takahata Isao. :-)