Riflettendoci ha un canovaccio molto convenzionale il protagonista ferito mortalmente dalla natura malata va a scoprire cosa è che sta distruggendo la natura e trova il mostro dell'industria che mangia i boschi. La battaglia tra la natura e il progresso. La bambina Mougli
. Però lo affronta in maniera assolutamente originale.
L'approccio di Ashitaka (ricordo bene il nome?) è completamente diverso da quello che uno si aspetterebbe non si allea con gli animali per distruggere i biechi egoisti industriali, ma li conosce, comprende le loro ragioni e le loro necessità, comprende che la strada non è tornare indietro a un mondo senza industria, ma cercare la coesistenza. Che è la cosa però più difficile e infatti in buona parte fallirà, in quanto non si salverà né il bosco né l'altoforno.
Il lato che rende il film poco hollywood é soprattutto come diviene emozionalmente per lo spettatore la città e la gente di città, che non é presentata come "cattiva".
La boss é compassionevole, recupera schiave puttane e lebbrosi e gli dà dignità.
"Cattivi" restano gli sgherri dell'imperatore, ma anche qui il loro capo é presentato inizialmente come amichevole/aiutante/quasi simpatico.
Appunto la resa dell'umanità, rappresentata dalla città del ferro, é qui piuttosto realistica, sfumature di grigio
Insomma non é una minchiata manichea tipo Avatar.