Wis (sei un Wis che conosco? Complimenti per l'avatar!) ha ragione nel dire che la natura sovrannaturale/draghesca di Therru è del tutto strumentale e buttata lì, è un elemento risolutore ex-machina che nell'economia della storia è sostituibile con qualsiasi cosa.
I draghi nel film fanno un cameo all'inizio, e sono solo il simbolo che "il mondo sta andando in vacca". La loro natura opposta a quella umana è citata da Radice en passant, e poi amen. Però il bel dragone del finale compare sul manifesto . ^^;
Ciò detto, personalmente trovo invece che la questione dello sdoppiamento di Arren, giocato sul filo della metafora (la coscienza che insegue uno che si annebbia, che si stordisce per fuggire dall'angoscia, dalla depressione) funzioni molto bene. E' un fil rouge lungo tutto il film, per tutto il film Arren si sente braccato, ha reazioni inconsulte, così come inconsulto era il gesto del parricidio iniziale. Si sente braccato prima di salvare Therru. Si sente braccato e lo dice a Therru, dopo la canzone di lei. E poi lascia la fattoria di Tenar proprio per questo, per finire ancora braccato da sé stesso e poi da Aracne.
Tutto il film non è altro che la storia della "risoluzione" di Arren, che passa attraverso diversi riti di passaggio, officiati alternativamente da Sparviere (figura paterna sostitutiva) e Therru (figura muliebre in potenza).
Se invece diciamo delle ultime narrazione di Miyazaki Hayao, quelle della sua terza età (ovvero, dopo Mononoke Hime), vediamo che il meccanicismo della fabula proprio non interessa più al regista. Se approcciamo queste storie col lettore di romanzo occidentale, con l'occhio del lettore della LuGuin, i pezzi non andranno mai al loro posto. Perché le opere anziane di Miyazaki non sono puzzle, sono piuttosto come caleidoscopi. Da giovane, al contrario, anche Miyazaki faceva storie in cui "tutto va al proprio posto". Nausicaa, Laputa. Ma anche Cagliostro, eh. Tutto deve avere una causa e un effetto - è il meccanicismo che nella finzione consola gli animi di esseri senzienti ma soggetti al caso: gli umani. Gli umani fanno finzione causalistica per rasserenarsi di una realtà casualistica, ci avete mai pensato? :-)
Ma in genere i bambini i e gli anziani non hanno questo problema: i primi non hanno ancora razionalizzato l'idea della morte, i secondo ci si sentono già troppo vicini, e allora si può anche far saltare il banco del meccaniscimo. Le cose accadono, accadono per suggestione, sensazione, puro caso. Non c'è un mitovo, a volte, e neppure uno scopo. Accadono. Così è in Sen to Chihiro, in Howl e ancora in Ponyo.
In confronto a questi tre titoli, Ged Senki vuole ancora avere un meccanicismo, come Hols no Daibouken e come Shuna no Tabi (i due referenti principali, dichiarati), perché è l'opera di un uomo giovane ispirata e basata su opere di uomini giovani. Anche se al regista del "setting" gliene importava poco e niente. ^^;