Autore Topic: Studio Ghibli  (Letto 392941 volte)

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Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #690 il: 29 Ott 2013, 22:42 »
Ringrazio tutti gli utenti che mi hanno letto qui, e che prima ancora hanno dimostrato interesse nei riguardi del mio operato.

E' un piacere per me parlare con voi, e sicuramente è per me un'occasione di confronto, di spunti e di riconsiderazione che non potrà che giovarmi in ogni caso dal punto di vista professionale. Vi ringrazio sinceramente.

In particolare, riferendomi a nikazzi:


Mi trovo d'accordo con EGO su "Non ho affatto parlato di semplificare. Qui stiamo parlando di traduzioni/adattamenti che, semplicemente, non esprimono un italiano corrente. E non perché siano tradotte/adattate da un linguaggio non corrente o non colloquiale, ma perché sono tradotte/adattate cercando di mantenere, senza validi motivi, la struttura lessicale del giapponese, che mal si adatta ad una resa letterale in italiano".

La frase "Non è questo [questo che hai detto tutto tu, non è che stia a perder tempo]! E' che penso che il mettersi in viaggio [sia una cosa che] si debba svolgere con più solennità e cautela", nel nuovo adattamento "Ché penso che mettersi in viaggio andrebbe fatto con maggiore solennità e cautela" non poteva essere tradotta con "No! Un viaggio si dovrebbe svolgere con più solennità e cautela!"? Non è più scorrevole? Non evita inutili e rindondanti ripetizioni?

Ehm, quali 'didondanti ripetizioni, nella mia versione? ^^;

Inoltre, concetti come 'italiano corrente', 'maggiore scorrevolezza' e similari non sono cose obiettive. Sono comunque istanze soggette a giudizio personale. C'è una componente di soggettività.

Intendo dire che, per intenderci, una consecutio temporum sbagliata, o un qualsiasi semplice errore di grammatica, sintassi o simili, è una cosa. Altro è "sarebbe stato più scorrevole cosà invece che così".

Nel tuo esempio, che riprende il mio:

"Non è questo! E che penso che mettersi in viaggio andrebbe fatto con maggiore solennità e cautela"

è meno scorrevole e usuale di:

"No! Un viaggio si dovrebbe svolgere con più solennità e cautela!"

Sono frasi molto diverse.

1) Jiji non contraddice seccamente come 'no', Jiji intende 'hai capito male! mi hai frainteso.

2) cosa più importante, Jiji NON parla del VIAGGIO, parla del METTERSI IN VIAGGIO, del principiare un viaggio. Ovvero, di quello che Kiki sta fancendo in QUEL PRECISO momento (sta preparando i bagagli, si sta disponendo alla partenza che ha deciso -a suo modo- d'improvviso). Questo sarebbe un'alterazione DI CONTENUTO, nikazzi. Tu così faresti dire a Jiji proprio un'altra cosa.

3) Hai soppresso il fatto che Jiji esprime chiaramente il 'penso che'. Jiji è il gatto di una strega, è un consigliere, è un grillo parlante. E' molto più circostanziato. Jiji, con discrezione, sta esprimendo le regole della prudenza che vendono dall'esperienza e dalla tradizione. Come dire "Ma no, non ti sto dicendo male, solo penso che dare inizio a un viaggio di praticantato da strega sia una cosa da farsi con la dovuta cautela e solennità!"
Citazione
Ho omesso l'idea originale espressa dall'autore? L'ho mantenuta? L'ho snaturata? Non mi sembra. L'ho espressa in maniera chiara, snella e corretta-

Quindi, no. La tua versione non solo semplifica, appiattisce e sminuisce il *contenuto* dell'originale, ma ne altera proprio delle parti importanti.

Questo non vuol dire che la mia versione sia perfetta.

Citazione
Va bene tradurre, va bene rispettare l'idea originale dell'autore, ma rispettiamo anche l'italiano.

Sicuramente non ci sono sgrammaticature italiane nella mia versione, che rispetta perfettamente la grammatica e la morfosintassi italiane. Questo appunto è quindi fuori luogo.

E ancora non vuol dire che la mia versione sia perfetta.

La perfezione non esiste, in una traduzione. La mia versione è solo "il miglior tentativo di Shito sino al febbraio 2013", a direi che a tutt'oggi la sottoscrivo, ma io stesso, o chiunque altro, potrebbe trovare una versione che io stesso troverei migliore - e allora non potrei che rammaricarmi di non averci pensato in tempo. Mi è capitato, mi capita e mi capiterà.

Kiki, ad esempio, è un film che ho dialogato TRE volte (Ed. Buena Vista, sottotitoli per il Roma Film Festival, Edizione Lucky Red), e sono convinto che il testo sia sempre andato migliorando. Quanto alla comprensione dell'originale, direi di avere raggiunto il fondo. Nel senso che ormai ho analizzato *ogni* *singola* *parola*. Potrei parlarvi di ogni scelta, delle sue motivazioni, e dei suoi perché. Per ogni cambiamento. Ogni frase e ogni parola. Ho persino trovato degli errori di trascrizione da copione giapponese (scritto a mano) e testo giapponese a stampa dello stesso (nell'Artbook originale). Per dire di quanto posso essermi spinto nell'analisi del testo.

Quanto alla resa del testo, mi sono sforzato e ho fatto del mio meglio - ma lì si è sempre nel campo del:

A) perfettibile
B) in parte, opinabile

quindi se ne può sempre parlare. :-)

Sicuramente però è in italiano corretto, quindi anche il discorso di 'va bene la traduzione fedele, ma rispettiamo anche l'italiano corretto' proprio non si pone. Non credo troverete sgrammaticature in un mio testo, davvero. ^^

Anzi, a tal proposito:

Anzi, a parlare di "mettere in discussione" passo io per quello presuntuoso che, nonostante l'ignoranza sull'argomento, si permette pure di avanzare l'ipotesi di non essere in errore.
Per cui evito anche di proporre, a seguito delle informazioni fornite, quello che sarebbe stato un a mio avviso più innocuo adattamento del passo proposto.

ti invito a proporre la tua idea. Sempre partendo dal contenuto di traduzione pura che ho proposto, potresti avere avuto un'idea migliore della mia. C'è l'esperienza, ma c'è anche l'idea che viene a te e non a me. ^^;

Per esempio, nel caso di Arrietty, c'è almeno una frase segmentata di cui non sono particolarmente soddisfatto, per la quale al tempo non riuscii a trovare una alternativa migliore (nel globale).

« Ultima modifica: 29 Ott 2013, 23:38 da Shito »
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline nikazzi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #691 il: 29 Ott 2013, 22:56 »
Ok, ho capito perfettamente la tua scelta, e in quest'ottica già mi pare più giusta.
Mi sono espresso male, non volevo dire che ci sono errori di sintassi, ma non mi sembra scorrevole, è piuttosto aulica, no? In italiano parleremmo così, oggi?

Comunque, ho anch'io sbagliato a usare "svolgere" nella frase "No! Un viaggio si dovrebbe svolgere con più solennità e cautela!", un "affrontare" renderebbe meglio l'idea? "Non è questo, è che un viaggio dovrebbe essere affrontato con più solennità e cautela". Già meglio? :)

Lungi da me voler star qui a far le pulci al tuo lavoro o metterlo in discussione, ci mancherebbe, anzi apprezzo moltissimo il lavoro di chi esegue traduzioni senza snaturarne il messaggio originale, e aggiungo, che soprattutto si mette sempre in discussione.

Ti ringrazio per la pazienza e per la risposta!
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Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #692 il: 29 Ott 2013, 23:43 »
Ma scherzi?

In tutta onestà, io sono uno che ha imparato a fare quello che fa proprio facendo le pulci agli altri. Non mi lamenterò mai di subire lo stesso trattamento.

Anzi, mi scuso se a volte risulto perentorio e sgradevole. Non lo faccio apposta. E' che, come accade quando si propongono cose su chi si è riflettuto a lungo, dietro c'è una certa sicurezza di pensiero, diciamo. Ma mi metto in gioco. Nel senso che se parlo, se discuto, lo faccio conscio che potrei ritrovarmi in ogni momento in torto, e allora non avrei alcuna remora ad abbondare la mia convinzione per abbracciare quanto si fosse dimostrato più giusto.

Nel caso di 'affrontare un viaggio' direi sì, meglio. ^^
Però io penso che Jiji, anche dicendo 'solennità', si riferisca non tanto all'impresa (affrontare il viaggio), quanto alla 'messa in atto' di qualcosa di cerimoniale: il vestito, la scopa, il paese che si raccoglie per dirti arrivederci. C'è un etichetta, per Jiji - è il famiglio di una strega. Hai presente quando poi dirà che "Aaaah, le streghe sono proprio decadute. E sì che una volta i corvi erano i servitori, delle streghe!". Sento sempre anche un po' di questo, ovvero il fatto che Jiji sta 'nel suo ruolo istituzionale'. :-)

Come le se dicesse "ehi, ma per metterti in viaggio di noviziato dovresti fare il bagno, pettinarti per bene, scegliere accuratamente il vestiario...", mentre l'altra, invece, butta l'intimo alla rinfusa in un sacco. ^^

Sulla questione dell'aulicità:

-a parlare è un gatto parlante
-di una strega
-che parlerebbe in giapponese, in effetti, e che
-non usa neppure i più banali dei termini giapponesi

dici che la mia frase è davvero troppo aulica? ^^;
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline Giobbi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #693 il: 29 Ott 2013, 23:52 »
Shito,
cambiando focus
visto che hai parecchio approfondito e se ti va ovviamente visto che usciamo apparentemente dal "tuo" campo:
 secondo te come si giustifica in Kiki un cambio di ritmo piuttosto repentino nel finale, che diviene quasi "stupido" in senso action al contrario della prima parte che reputo piuttosto perfetta almeno sino a che Kiki si ammala. Poi c'é della stanca ma può essere voluta, poi il finale ok serviva un finale ma va di punto in bianco verso l'anime televisivo, perde un po' il respiro?

Anche in Ponyo viene fuori di punto in bianco la storia della Luna e lascia un po' interdetti, anche se si può giustificare in senso simbolico "crolla il mondo" (del padre) o simili

E che cacchio significa Porco Rosso il film nella sua interezza?

E... avremo un finale di Mononoke in italiano sensato?
Se no ma pure se sì come andrebbe per sommi capi tradotto tale finale?


Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #694 il: 30 Ott 2013, 00:06 »
secondo te come si giustifica in Kiki un cambio di ritmo piuttosto repentino nel finale, che diviene quasi "stupido" in senso action al contrario della prima parte che reputo piuttosto perfetta almeno sino a che Kiki si ammala. Poi c'é della stanca ma può essere voluta, poi il finale ok serviva un finale ma va di punto in bianco verso l'anime televisivo, perde un po' il respiro?

Credo che la 'risoluzione interiore' di Kiki avvenga nella baita di Ursula. Ci terrei a far notare che, *come è in giapponese*, nel NUOVO doppiaggio Ursula parla correttamente del 'sangue del pittore, sangue della strega, sangue del FORNAIO', nel senso che cita l'artigiano, non il panettiere come è panettiera anche Osono. E' un dettaglio importante. I termini sono diversi. Ci si può sentire anche 'il sangue dell'animatore'. E' questa visione che Miyazaki ha dell'artigianato come messa in atto del talento, della propria inclinazione. Del resto, il fornaio in Kiki viene sempre visto come un 'silenzioso mastro', a suo agio più con le sue teglie che con le persone. In ogni caso, direi che con la assoluta spoetizzazione della magia che fa Ursula, che la vede al pari di ogni altra umana capacità (niente di sovrumano), Kiki è risolta.

Poi ci vuole un climax che la porti a desiderare davvero di volare, che la porti a sentirne il bisogno. Perché non può più farlo per gioco e per diletto, come da piccola, e a farlo per lavoro e basta ancora non ci riusciva. E' proprio nel momento della crescita. ^^

Quindi, Miyasan aggiunge 'la crisi' e 'la risoluzione', e da un finale davvero finale alla vicenza, che poi lascia spazio all'epilogo durante la canzone di chiusura e a seguire. :-)

Citazione
Anche in Ponyo viene fuori di punto in bianco la storia della Luna e lascia un po' interdetti, anche se si può giustificare in senso simbolico "crolla il mondo" (del padre) o simili

Personalmente creco che Ponyo sia ben più 'sconclusionato' in termini di meccanicismo narrativo rispetto a Kiki. Lo ha anche detto e spiegato Miyasan, e ne parlavo diffusamente qui:

http://www.nazioneindiana.com/2012/05/07/riconsiderazioni-su-ponyo/

Citazione
E che cacchio significa Porco Rosso il film nella sua interezza?

Era nato come un cortometraggio per la JAL, era nato come un film breve fatto per diletto e per dilettare. Miyasan ci ha infilato tutte le cose otaku che piacciono a lui: dagli aerei bellici 'd'annata' alla rori definitiva per i suoi gusti: ingenuissima carinissima purissima (si spoglia per fare un tuffo come una bambina, senza considerere che è femmina), che è una progettista di aeroplani (andiamo, è come se io facessi una super fan del NeoGeo X°°), e tutto il resto.

Ma un bel significato c'è. Lo sto elaborando in uno scritto che credo stia venendo anche bene e che verrà presto pubblicato - ve lo linkerò non appena disponibile. :-)

Citazione
E... avremo un finale di Mononoke in italiano sensato?

Sì.

E in coda all'evento lucchese su Totoro si saprà anche di più in merito al come e al quando. :-)
« Ultima modifica: 30 Ott 2013, 00:26 da Shito »
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline nikazzi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #695 il: 30 Ott 2013, 01:36 »
Ma mi metto in gioco. Nel senso che se parlo, se discuto, lo faccio conscio che potrei ritrovarmi in ogni momento in torto, e allora non avrei alcuna remora ad abbondare la mia convinzione per abbracciare quanto si fosse dimostrato più giusto.

Ciò ti fa onore  :yes:


Nel caso di 'affrontare un viaggio' direi sì, meglio. ^^
Però io penso che Jiji, anche dicendo 'solennità', si riferisca non tanto all'impresa (affrontare il viaggio), quanto alla 'messa in atto' di qualcosa di cerimoniale: il vestito, la scopa, il paese che si raccoglie per dirti arrivederci. C'è un etichetta, per Jiji - è il famiglio di una strega. Hai presente quando poi dirà che "Aaaah, le streghe sono proprio decadute. E sì che una volta i corvi erano i servitori, delle streghe!". Sento sempre anche un po' di questo, ovvero il fatto che Jiji sta 'nel suo ruolo istituzionale'. :-)

Come le se dicesse "ehi, ma per metterti in viaggio di noviziato dovresti fare il bagno, pettinarti per bene, scegliere accuratamente il vestiario...", mentre l'altra, invece, butta l'intimo alla rinfusa in un sacco. ^^

Sulla questione dell'aulicità:

-a parlare è un gatto parlante
-di una strega
-che parlerebbe in giapponese, in effetti, e che
-non usa neppure i più banali dei termini giapponesi

dici che la mia frase è davvero troppo aulica? ^^;

Risposta pienamente soddisfacente.

Be', secondo me sì, ma tu dici "non usa neppure i più banali dei termini giapponesi" quindi se è così, mi rimetto nelle tue mani di traduttore e mi cospargo il capo di cenere, non posso fare altrimenti, le mie conoscenze si fermano qui ^^'

Grazie ancora per le risposte!
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Offline Giobbi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #696 il: 30 Ott 2013, 15:08 »
Grazie Shito per i vari approfondimenti.

E ottime notizie quindi per Mononoke :)
Che era con Kiki il film preferito di mia figlia da molto piccola e mi beccavo 'ste storie di vermi che uscivano dal peluche di cinghiale perché aveva mangiato un proiettile...

Riguardo Kiki quanto mi lascia in parte interdetto é nella forma, nel passaggio repentino dai drammi della nonna non rispettata dalla nipote o dalla testa del gatto di stoffa scucita a una scena con possibili decine di morti, tetti che crollano, etc.

A me non sembra una situazione più adulta ma più infantile nel complesso (riferendomi al soggetto), più vicina ad anime per ragazzetti o film hollywoodiani, un modo "facile" di far film basandosi sulla spettacolarizzazione che in questo caso non sento ben integrata con tre quarti precedenti del film.

Ponyo credo sia soprattutto un tentativo di raggiungere i meccanismi mentali dei bambini, il loro modo di vedere e sentire le cose.
E funziona... con l'altra figlia tra i due e tre anni, piace molto e "sentiva" molto alcuni passaggi tipo la mamma che si arrabbia quando il marito non torna quella sera o il rapporto tra bimbo e Ponyo nelle varie forme, o la scena della cena mentre infuria la tempesta.

Ma la faccenda della luna non é ben chiaro cosa sia stata messa a fare, ed é pure inutile, se la luna non venisse nominata non ci sarebbero buchi narrativi, nonché senza il minimo approfondimento o allargamento che sarebbe dovuto in questo caso verso le reazioni di altri all'evento.

Quindi resta un simbolo aggiunto, rafforzativo, a mio parere evitabile.

---

Un'ultima domanda tecnica:
di Nausicaa ho un blu ray tedesco e la qualità video é piuttosto terribile già in confronto al vicino Laputa.
Abbiamo speranze o é la trasposizione originale giapponese in blu ray ad essere così?

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #697 il: 30 Ott 2013, 18:10 »

Riguardo Kiki quanto mi lascia in parte interdetto é nella forma, nel passaggio repentino dai drammi della nonna non rispettata dalla nipote o dalla testa del gatto di stoffa scucita a una scena con possibili decine di morti, tetti che crollano, etc.

A me non sembra una situazione più adulta ma più infantile nel complesso (riferendomi al soggetto), più vicina ad anime per ragazzetti o film hollywoodiani, un modo "facile" di far film basandosi sulla spettacolarizzazione che in questo caso non sento ben integrata con tre quarti precedenti del film.

La mia impressione è che tu stia leggendo certe cose in maniera molto 'da narrativa occidentale'.

Mi spiego. La nonna con la nipote stronzetta non è un dramma. E' una cosa normale. Kiki è una campagnola che arriva in città, pensa che tuti le vorranno bene, e invece in città non sei nessuno.

Questa indifferenza, questa distanza, porta Kiki a chiudersi in sé stessa. Cito Miyazaki "Kiki oscilla tra il conforto del rifiuto sdegnoso e la necessità umana della compagnia dei suoi simili".

Kiki parla di questo, nulla più. Parla di crescita come "ingresso in una società che ti tratta come un'adulta, che non ti regala niente".

Pensa, quando Kiki all'inizio risponde alla madre, dicendo "ma non posso sapere se tra un mese ci sarà la luna piena!", Miyazaki nella sceneggiatura scrive: "Con l'egoismo tipico di una figlia unica". Sic.

Kiki è una campagnola viziata. Lo vedi anche da come tratta il padre, a cui dice "scusami tanto" ma non gliene importa niente, si sente. E' una bimba coccolata dalla famiglia e dal paese, con le sue amichette che l'ammirano con cui lei se la tira un po'.

In città, invece, solo schiaffi in faccia.

Crescita.

Quindi non prendere il lato 'commedia' del tutto come focale. E' solo la crescita. E' quando ti rendi conto che pensavi di non avere bisogno di nessuno perché in realtà hai sempre avuto attorno affetti vicinissimi che davi così per scontati che manco li consideravi, e quando non li hai più senti un vuoto mai provato. E ti devi ricostruire d'accapo.

Non è che le ragazzine di città siano 'cattive', o 'stronze'. Sono solo ragazzine che hanno la loro vita, diversa da quella di Kiki. :-)

Quanto alla 'crisi' finale, è una cosa un po' necessaria per far 'scattare' in Kiki quell'intensità di desiderio di quando dice 'Vola!' allo scopettone, in mezzo alla strada (e l'audio va a muto). Una motivazione. Improvvisa. Impellente. Che travolge tutto.

Sai quando una ragazzina fa la depressina, perché in realtà vorrebbe coccole. Ostenta il suo malessere nell'inconscia pretesa che qualcuno la commiseri. E' storia d'ogni giorno, anche oggiogiorno. Poi, però, magari capita una cosa tanto grossa, tanto sovradimensionata, che spazza via tutto.

E' il caso di Tonbo che rischia la vita. Per Shinji, è l'episodio 19 (Scelta da uomo - INTROJECTION), quando va a fare il contrario dell'ep1. ^^

Citazione
Ponyo credo sia soprattutto un tentativo di raggiungere i meccanismi mentali dei bambini, il loro modo di vedere e sentire le cose.

Sì, è assolutamente così.
E' stato ufficialmente dichiarato. :-)


Citazione
Ma la faccenda della luna non é ben chiaro cosa sia stata messa a fare, ed é pure inutile, se la luna non venisse nominata non ci sarebbero buchi narrativi, nonché senza il minimo approfondimento o allargamento che sarebbe dovuto in questo caso verso le reazioni di altri all'evento.
Quindi resta un simbolo aggiunto, rafforzativo, a mio parere evitabile.

Se parti dal presupposto che tu stesso hai scritto, poi non puoi ragionare in logica meccanicistica, peggio ancora 'teleologica'. A cosa serve quello? A cosa questo? A niente.

In Ponyo non trovi questo tipo di narrativa. Trovi suggestioni. Anche Sen to Chihiro, in realtà, era già piena di cose così. Cose che in occidente vengono prese come simbolismi, e non lo sono.

Sulla Luna in Ponyo, ricordo che c'era una spiegazione ufficiale sulla pagina Ghibli del film, mi pare. Diceva solo che la Luna, da sempre, si associa al mare (le maree), alla figura femminile, e alla vita degli uomini. Tutto qui. Ci sono simili suggestioni. ^^

Ma non è un simbolo.

Citazione
Un'ultima domanda tecnica:
di Nausicaa ho un blu ray tedesco e la qualità video é piuttosto terribile già in confronto al vicino Laputa.
Abbiamo speranze o é la trasposizione originale giapponese in blu ray ad essere così?

Non so davvero dirti della qualità dei prodotti stranieri. Quello che so per certo è che l'HD utilizzato per le edizioni italiane è fornito direttamente da Ghibli. :-)
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline Giobbi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #698 il: 30 Ott 2013, 19:08 »
Ok rigiro la domanda :) :
la qualità video del blu ray di Nausicaa giapponese é simile a quello di Laputa o é molto peggio?

---

Ok per Kiki comunque l'evento scatenante sembra essere il rapporto nipote-nonna/tanta fatica anche in sensibilità per nulla in contrasto al rapporto con la panettiera che inizialmente essendo più "umano" o simil-paese bilanciava.

Ottimo il tuo approfondimento sulla bimba viziata etc.
Anche se in città paiono più viziate le altre di lei in effetti, lei é quella che deve lavorare per comprarsi le scarpe (che poi non compra ma anzi innesta una nuova moda strega-style) le altre son presentate come figlie viziate perditempo di famiglia.

Ma il mio appunto era formale, sento l'ultima parte (quella del dirigibile, non i titoli di coda) piuttosto staccata dal resto come stile di narrazione o se vuoi come "genere" di film.
E' anche vero che di queste cose gli orientali in genere se ne strasbattono a quanto ricordo...

Cosa che però non accade in Laputa o Totoro, che tengono lo stesso registro per tutta la durata del film.
Ma appunto qui può essere stato un modo di far da miccia per ripartire e crescere, probabilmente sì serve l'evento scatenante
però questo catastrofico spettacolarizzato mi sembra un po' aver preso la strada più semplice. Forse si poteva tentare qualcosa di più sottile e meno in the face. Magari con due ore di film in più in effetti :)

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #699 il: 30 Ott 2013, 21:01 »
Ok rigiro la domanda :) :
la qualità video del blu ray di Nausicaa giapponese é simile a quello di Laputa o é molto peggio?

Davvero non saprei. Non posseggo BluRay. In effetti, ora come ora non ho neppure un televisore. ^^;

Citazione
Ok per Kiki comunque l'evento scatenante sembra essere il rapporto nipote-nonna/tanta fatica anche in sensibilità per nulla in contrasto al rapporto con la panettiera che inizialmente essendo più "umano" o simil-paese bilanciava.

Dissento fortemente. Credo tu stia caricando di eccessiva valenza quel singolo episodio, alla ricerca di un 'evento scatenante' che, in effetti, non c'è e non vuole esserci. Non c'è un fatto o evento singolo. C'è il cambiamento dell'animo di una ragazza, che 'detesta tutti' (perché nessuno la capisce), e si trincera dietro alla tua diversità, ma poi ha bisogno di compagnia, e poi ritorna la ritrosia riottosa (e a questo punto giù non ci capisce più niente, e infatti non parla più col gatto). E' solo uno 'stravolgimento di identità', da quella infantile a quella adulta - ovvero la crescita. :-)

Citazione
Ottimo il tuo approfondimento sulla bimba viziata etc.
Anche se in città paiono più viziate le altre di lei in effetti, lei é quella che deve lavorare per comprarsi le scarpe (che poi non compra ma anzi innesta una nuova moda strega-style) le altre son presentate come figlie viziate perditempo di famiglia.

Kiki era una 'figlia unica egoista' (cito Miyazaki) ovvero una viziata nel SUO ambiente. La città non lo è. Chiramente, non è detto che le cittadine, che sono le LORO ambiente, siano viziate meno di quanto non fosse Kiki. Semplicemente, Kiki sta affrontando la crescita, le altre non ancora. C'è una frase con Tonbo, sulla spiaggia, molto eloquente. Quanto parlando del volo, Tonbo la invidia come un bambino, e Kiki dice "ma per me è un lavoro... non è mica tutto divertimento". Guarda la sua espressione in quel momento. Lo dice a lui, ma pare prenderne coscienza a sé stessa.

Citazione
Ma il mio appunto era formale, sento l'ultima parte (quella del dirigibile, non i titoli di coda) piuttosto staccata dal resto come stile di narrazione o se vuoi come "genere" di film.
E' anche vero che di queste cose gli orientali in genere se ne strasbattono a quanto ricordo...

Ma anche io sono del tutto anti-strutturalista. Non considero proprio l'esistenza di alcon 'genere'. Mi sembra una cosa molto sciocca. Come avere delle forme percettive a priori e imporle alla realtà, che invece non ha bisogno di alcuna forma esterna per essere sé stessa.

Citazione
Cosa che però non accade in Laputa o Totoro, che tengono lo stesso registro per tutta la durata del film.
Ma appunto qui può essere stato un modo di far da miccia per ripartire e crescere, probabilmente sì serve l'evento scatenante
però questo catastrofico spettacolarizzato mi sembra un po' aver preso la strada più semplice. Forse si poteva tentare qualcosa di più sottile e meno in the face. Magari con due ore di film in più in effetti :)

Laputa è sicuramente un film molto costante dal punto di vista stilistico/narrativo. Al contrario, trovo in Totoro un punto di rottura affine a quello di Kiki: quando infine Satsuki non ce la fa più a fare "la grande per forza" che non è, sbotta con Mei, si deprime, e poi da lì il crescendo del panico nel villaggio sino alla risoluzione 'magica' della regressione di Satsuki a bambina.

Avrai notato che Satsuki fatica più di Mei a vedere Totoro.

Anche quando gli saltano in petto per il volo, Mei lo fa d'istinto, Satsuki ci pensa un attimo. Facci caso.

Satsuki sta già crescendo, è sul limitare dell'infanzia.

Quando va in crisi, Satsuki prova prima a far ele cose "logiche", "sensate": percorre la strada, chiede informazioni. Ma siccome ne ricava solo un pugno di mosche, alla fine è disperata. E dalla disperazione, prova a compiere un atto non di ragione, ma di fede: va a pregare il cespuglio, come una bambina. Da questa regressione infantile, ritrova Totoro per lei. :-)
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Re: Studio Ghibli
« Risposta #700 il: 30 Ott 2013, 22:11 »
Satsuki in Totoro mi é molto chiara, semplicemente é "più grande" con i pro e contro che questo comporta.

Riguardo Kiki non so io tenendo una visione consequenziale degli eventi che le capitano in città reputo la visita alla nipote con lo sfornato la "mazzata" che causa la depressione e quindi "rinascita" successiva.
In realtà lei prima si stava integrando dal suo punto di vista (ha casa, lavoro, apprezzata da clienti e padrona di casa, l'abilità campagnola dell'accendere il fuoco le viene retribuita emotivamente e comprende il rapporto nonna torta nipote in un certo modo)

Quando scopre che non é così é ancora che "quel luogo non fa per lei" e si butta giù.

Sino al discorso del dipinto e poi al finale.

In effetti a me non sembra che "detesti tutti", non traspare questo.
Detesta i ragazzotti/e modaioli ma non certo la nonna, sua boh sorella che vive con lei o la fornaia o la pittrice.

E' tipo una bimba di montagna che arrivata in città capisce solo quello che é legato ai valori che erano eguali nel suo paesino ed é infastidita dal resto, da cui però é anche attratta (le scarpe)

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #701 il: 30 Ott 2013, 22:41 »
Detesta tutti *i suoi coetanei*. Maschi e femmine. Questo la rende cmq un'isolata. Quanto Tonbo la invita, cmq lei si arrabbia e se ne va. Perché non accetta quel tipo di diversità. L'isolamento nasce sempre da questo modo inconscio di sentirsi 'migliore' di qualcuno, per qualche verso. La loigca è "chi è diverso da me, chi non mi accetta come sono, non vale la pena, non ne ho bisogno - non lo voglio."

La crisi non arriva con le delusioni. La crisi di Kiki arriva con la perdita dei suoi poteri. Perché così "non sa più chi sia". Si sente di 'non valere più a nulla'. Non è ancora nulla di nuovo, ma non è più quello che era prima. E' incastrata nel mezzo del cambiamento. No può rifugiarsi nel suo passato, ma non ha ancora un futuro. BLoccata.

Bertha è la domestica della signora. ^^

Nota che alla fine Kiki avrà legato con la ragazzina coi i capelli corti e la borsetta, che non è mica cambiata - è cambiata Kiki.
« Ultima modifica: 30 Ott 2013, 22:44 da Shito »
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)

Offline Giobbi

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #702 il: 30 Ott 2013, 22:54 »
Fa molto piacere parlarne con chi ha davvero approfondito :)
Citazione
La crisi di Kiki arriva con la perdita dei suoi poteri.

Ecco io vedevo invece la perdita dei poteri come conseguenza della crisi.
Kiki é delusa sta male si ammala etc quindi perde i poteri
Il che la mette ancora più in crisi etc.


Per la ragazzina infine van d'accordo?
Devo rivedere il finale allora, mai notato.

Offline Shito

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #703 il: 30 Ott 2013, 23:45 »
No, no, la perdita dei poteri non ha nulla a che fare con la malattia, o che. E' solo una 'perdita di voglia di volare'. Pensa al discorso di Ursula. Le è sempliemente passata la voglia, l'ispirazione di fare quello che da piccola faceva per dirvertimento, perché ora è un lavoro.

Sì, nell'epilogo, durante i titoli di testa, quando passa il vigile a salutarla, al bancone della panetteria c'è la ragazzina coi capelli corti, e loro stanno facendo le chiacchierine femminili. ^^
« Ultima modifica: 31 Ott 2013, 02:46 da Shito »
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Offline Wis

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Re: Studio Ghibli
« Risposta #704 il: 31 Ott 2013, 08:36 »
Bell'insight, grazie. Kiki è un film che mi piace molto per cui apprezzo particolarmente questi retroscena.
Non credo che la malattia sia causa della perdita dei poteri, ma l'abisso educativo/culturale che Kiki avverte (e in parte si scava) con i coetanei mi sembra che invece lo sia.
Kiki rifiuta l'atteggiamento che ha la nipote ha nei confronti della signora, nonché la non gratitudine con cui lei riceve il pacco, nonostante Kiki avesse volato nella pioggia battente per farlo arrivare in tempo.
Nel momento stesso in cui l'amicizia con Tombo sta fiorendo, scoprire che lui è amico della stessa ragazzina che lei osteggiava così tanto la manda in crisi tanto da portarla a rifiutare tutto e tutti mentre inconsciamente si chiede se quella "sbagliata" fosse lei.
Sono comunque d'accordo con Giobbi quando dice che la parte finale è eccessivamente sopra le righe rispetto al tenore poetico, soave e decisamente moderato del resto dell'opera.
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