Mihazaki Hayao utilizza il linguaggio dei bambini per parlare agli adulti (tipo in "Hotaru no haka - Una tomba per le lucciole").
Che, giusto per chiarire, non è di Miyazaki.
My bad, è un errore che, purtroppo, mi porto dietro per abitudine, dal quale non mi riesce proprio di emendarmi
.
Gomen (per rimanere in tema).
Comunque, tornando in argomento, è un discorso che puoi applicare a Mononoke Hime, Kaze no tami no Nausicaa, Kureani no buta o ad Howl: il bambino (ed anche qualche adulto) vede l'apparenza, la fiaba e si perde tutto il significato perché non ha ancora i mezzi per coglierlo, quel significato.
Questo rende giustificabile il voler "semplicizzare" il significato dell'opera per venire incontro alla ancora incomplete capacità cognitive dei bambini?
No.
Perché impediresti la completa e totale fruizione dell'opera a chi quelle capacità le ha/le vuole utilizzare e vorrebbe potersi formare la "propria" opinione in merito e non subire quella di chi ha adattato i testi.
Semplicemente, Shito nei suoi lavori lascia che sia l'opera stessa, e nella sua interezza, a mostrarsi allo spettatore, senza nessun filtro artificioso e soggettivamente imposto da altri a inquinare l'esperienza dello spettatore.
E' proprio il concetto che è sbagliato: non esiste adattamento che non sia filtrato dalla sensibilità di chi lo cura. Ci sono talmente tanti modi di adattare un'opera che per forza di cose entra in gioco la sensibilità e la personalità, nonché la capacità linguistica di chi si cimenta in esso. Non è che quello di Shito sia più fedele di quello di un altro, semplicemente ha altre priorità (per me, sbagliate), ovvero il non lasciare nessuna sfumatura dell'originale inesplorata. Peccato che questo renda i dialoghi *totalmente innaturali*, bizzarri, assurdi. Dove prima parlavano bambini con terminologie da bambini, ora parlano esponenti di spicco dell'Accademia della Crusca. Quindi non perdi i significati, ma perdi totalmente il contesto culturale e sociale dei personaggi, guarda un po' se non è un maledetto *filtro* questo.
Non sono d'accordo: proprio il fatto di cercare di rimanere il più possibile aderente a quello che è l'originale giapponese ti permette di mantenere non solo i significati, ma anche il contesto culturale e sociale originale dei personaggi.
Che è giocoforza differente dal nostro, e che necessita, da parte di chi vuole veramente capire*, uno sforzo ulteriore per colmare la naturale lacuna tra le due culture.
Trasformare una cultura in un'altra non è un'operazione di buon adattamento, è solo cercare di portare a casa il risultato senza impegno.
*e non c'è niente di male nel non "voler" capire il messaggio inserito dall'autore nell'opera o il contesto culturale dell'opera stessa: è "corretto", da parte di chi guarda, anche il semplice "guardare" l'opera per come appare e non per come è, basta che sia appagante per lo spettatore.
Cioè:
Originale (parla Gigi):
"Penso solo che una simile partenza andrebbe preparata più accuratamente"
Nuovo adattamento:
"Ché penso che mettersi in viaggio andrebbe fatto con maggiore solennità e cautela"
MACCOSA...?
Magari filologicamente è ineccepibile, ma fa cagare.
Metto le mani avanti e chiedo anticipatamente scusa qualora il mio intervento successivo possa urtare o offendere qualcuno: non era nelle mie intenzioni.
Ma conoscendo Shito e come lavora, direi che è altamente improbabile che possa aver alterato un registro linguistico nel modo riportato.
Ora, ignoro quale sia la fonte della frase originale e chi abbia curato la traduzione.
Ma, visto come l'ha adattata Shito, ritengo esistano altissime probabilità che la frase originale riportata nel post non sia la traduzione della frase giapponese.
O, meglio, chi ha effettuato la traduzione è possibile abbia (anche in maniera inconscia) anche "adattato" la frase secondo i propri "canoni estetici", andando ad incidere sul registro rendendolo più colloquiale di quanto fosse in realtà in originale.
Ammettendo che la mia ipotesi sopra riportata sia esatta, la frase di Shito fa "cagare"? Forse.
Ma meglio una frase che "fa cagare" ma che è quanto più umanamente possibile rispettosa dell'opera in tutte le sue componenti che una frase che altera senza reali necessità il registro linguistico, diminuendolo e alterando la "reale" caratterizzazione del personaggio primigenio.
Quello che invece non capisco è il dover per forza elevare il suo lavoro a un qualcosa di "oggettivamente neutrale". Questo non è vero. Se Shito mettesse ciclicamente mano ai suoi adattamenti li cambierebbe ogni volta (in alcuni casi addirittura li stravolgerebbe), dunque è un discorso puramente logico: non si può essere oggettivi al 100%, neutrali al 100%. Tu che hai letto i suoi papiri ben conoscerai la storia della traduzione e dell'adattamento di "ohmu".
È invece vero che questo è quello a cui punta e per cui è così scrupoloso.
Forse non saranno oggettivamente neutrali, ma gli adattamenti di Shito sono la cosa che più si avvicina ad esserlo. E man mano che il tempo passa tale vicinanza tende sempre più all'identificazione.
Riguardo al fatto che muterebbe di continuo le scelte fatte, è anche conseguenza logica dell'esperienza maturata nel corso degli anni: chiunque di noi, se esaminasse un proprio lavoro (in qualsiasi campo e/o branca dello scibile umano) fatto ai primordi (ma non solo) della carriera, difficilmente sarebbe concorde colle scelte effettuate in quel lavoro e troverebbe innumerevoli difetti da correggere, andando, magari, anche contro alle scelte effettuale all'epoca.
Comunque, a riguardo delle scelte degli adattamenti, se volete, appena ho un attimo cerco di contattare Shito e gli passo il link alla discussione.
A vostro rischio e pericolo, s'intende: io non m'assumo responsabilità alcuna sulle conseguenze di tale atto.