Qui, in parte dissento: adattare NON dà il permesso di inventarsi cose o strutture che nell'originale non esistono. Adattare è, semplicemente, il traslare un'opera creata in una lingua straniera in un'altra lingua affinché sia usufruibile comodamente da chi non parla la lingua originale dell'opera.
No.
Quella è la traduzione.
Si, quella parte quotata può essere identificata come "descrizione di una traduzione".
Peccato che, senza la seconda parte, ovvero questa
"Il lavoro di adattamento dovrebbe limitarsi a modificare quelle espressioni idiomatiche che, se tradotte letteralmente, non avrebbero senso o perderebbero di forza nella lingua di destinazione "
il significato originale del mio discorso va perso.
L'adattamento deve fare un passo in più.
Non un passo in più, ma un passo di lato.
Ci sono adattamenti eccessivi, come cambiare Halloween in Carnevale in una storia di Carl Barks adattata per i bambini italiani degli anni Cinquanta. Il fatto è che, per l'epoca, ci poteva stare. In una versione moderna, no (e infatti la storia è stata ritradotta).
Purtroppo, simili scempi continuano ad essere perpetrati ancora oggi, specie se l'opera è (o percepita come) diretta ai bambini.
Ma un BUON adattamento deve fare in modo che la traduzione suoni come se il testo fosse stato scritto nella lingua della traduzione. Quindi, in un cartone italiano non si deve sentire Satsuki-chan e Mei-chan. Perché quando tu conosci un pizzico di giapponese e le persone accanto a te non ne sanno nulla, riesci quasi a vedergli i punti interrogativi sopra la testa, durante quei dialoghi. Un buon adattamento non permette che i dialoghi siano letteralmente INCOMPRENSIBILI allo spettatore. Specialmente se tra gli spettatori ci sono - e in questi casi, è assai probabile - dei bambini.
Qui dissento.
Un BUON adattamento forse farà quello che hai descritto, ma un OTTIMO adattamento interviene solo ed esclusivamente su quelle parti del testo (tipo le espressioni idiomatiche) che, se semplicemente tradotte, non avrebbero senso o avrebbero un impatto differente rispetto alle intenzioni primigenie dell'autore dell'opera (tipo trasformare una frase drammatica in una involontariamente comica).
Il resto DEVE necessariamente essere lasciato invariato, dacchè se l'adattatore interviene a modificare in maniera soggettiva (ovvero, secondo il proprio gusto) il testo interpone la sua soggettiva interpretazione del testo tra l'opera e lo spettatore, influenzandolo e impedendogli di maturare le propria interpretazione, in definitiva di capirlo da solo.
Discorso bambini: non sempre un prodotto è adatto o può essere compreso o comprensibile ai bambini.
Spesso, Mihazaki Hayao utilizza il linguaggio dei bambini per parlare agli adulti (tipo in "Hotaru no haka - Una tomba per le lucciole").
Solo perché un opera può essere visionata da dei bambini (perché, da perfetti ignoranti quali siamo, identifichiamo un "cartone animato" come opera esclusivamente diretta a dei bambini, senza andare a vedere quale sia l'argomento e lo "svolgimento" dell'opera in questione) l'adattamento deve "semplicizzare" il testo (e tutto ciò che lo riguarda, come forme espressive, tono e caratterizzazione psicologica dei personaggi, etc.)?
No, farlo semplicemente significherebbe il voler sminuire l'opera stessa e, cosa ancor più importante, mancherebbe di rispetto verso il pubblico che usufruirà di quell'opera.
I nuovi adattamenti dei film Ghibli non stanno insegnando il giapponese ai bambini italiani - né dovrebbero farlo, o pensare di doverlo fare.
Non è certo l'insegnamento del giapponese lo scopo degli adattamenti di Shito, altrimenti non ci sarebbe doppiato ma solo sottotitoli da affiancare ai dialoghi originali in giapponese.
Semplicemente, Shito nei suoi lavori lascia che sia l'opera stessa, e nella sua interezza, a mostrarsi allo spettatore, senza nessun filtro artificioso e soggettivamente imposto da altri a inquinare l'esperienza dello spettatore.
Questo rende i testi più ostici, meno immediati da comprendere? Può essere.
Ma è sempre preferibile lasciare che sia lo spettatore a farsi una opinione piuttosto che subire l'opinione di chi ha lavorato ai dialoghi.
E, pur trovando io stesso i testi di Shito "difficili", nondimeno, se ci fossero più "Shitoidi" a curare gli adattamenti, sarei solo molto più felice e soddisfatto.