Autore Topic: Il game designer, l'arte, il giocatore  (Letto 3432 volte)

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Offline Stefano Raimondi

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« il: 15 Set 2003, 23:23 »
Scorrendo tra le pagine (english only) di Mbf today leggo come Matteo si lamenti dell'arretratezza di certe (molte) riviste del settore nel definire i videogiochi. La tradizionale sintesi in grafica, sonoro, giocabilità e longevità viene messa in discussione. Il videogioco va considerato come una forma d'arte si diceva (ora lo si grida!) ma chi è l'artista?
Il game designer, il giocatore o entrambe?
Personalmente credo che questa domanda sia in parte distaccata dalle evoluzioni tecnologiche più recenti (una foto digitale, riconosciuta come forma d'arte al pari della fotografia più tradizionale mantiene sempre un solo creatore e un fruitore).
Voi direte che dipende dall'interattività ma non è del tutto vero... ad Helsinki mi è appena capitati di vedere una mostra sul new cinema interattivo, certo siamo ai primordi (è ancora cinema?) ma se di arte si tratta sicuramernte è ancora univoca. Che il giocatore contribuisca a rendere il videogioco una forma d'arte più densa rispetto a ciò che uno spettatore "fa" col film è cosa certa. Ma fino a che punto il giocatore è un artista?

Spero di non aver scritto troppo.
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Offline Stefano Raimondi

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #1 il: 15 Set 2003, 23:31 »
chiedo venia e chiusura del topic,
ho visto, tardi, che il tema è stato già "trattato" (oddio)

sorry  :roll:
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Offline Dj Mark Noise

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #2 il: 15 Set 2003, 23:32 »
Ciao stefano, ben tornato su tfp (è tanto che non ti si vedeva qui).

Detto questo esprimo un mio parere.
Supponiamo che il videogioco sia una forma d'arte.
Bene, in questo caso il programmatore - designer sarebbe l'artista.
Il fruitore dell'opera d'arte (videogioco) sarebbe il giocatore (utente).
Ma il giocatore non è altro che spettatore attivo-passivo (attivo perchè gioca, passivo perchè i giochi ti obbligano comunque sia a seguire un filo).

è come vedere un bel dipinto.
chi guarda, potrebbe essere al massimo un critico....

Offline Duffman

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #3 il: 15 Set 2003, 23:40 »
se quello che dice SR è vero ed il tema è quello trattato nel topo quasi-omonimo, sono d'accordo nel lucchettare e propongo il cut&paste dei due interventi.

sono riflessioni eccellenti, che mi fanno pensare due cose:
[list=1]1)devo leggere parecchie pagine arretrate in molti 3d
2)devo ricominciare a postare qualcosa di più ponderato, perchè l'argomento è uno di quelli che mi interessa maggiormente[/list:o]

ci vediamo di la...
datemi il tempo di dare una scorsa a... :shock:  un casino di pagine...
Duffman ci dà di nuovo dentro FORTE E CHIARO,
in direzione del problema. Ma un po' meno. OOOHHH YEAH!!!  online: DuffmanTFP

Offline Stefano Raimondi

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #4 il: 15 Set 2003, 23:50 »
ho girato l'europa, ora mi trasferico a torino.

Prima dell'eventuale chiusura ci tengo a risponderti.
Prendiamo per vero che il videogioco sia un arte (senza perderci su cosa sia l'arte...che discorsi!!)e come tu dici il giocatore un fruitore attivo/passivo (in sintesi un giocatore modello che non compie azioni "irrazionali" ma prosegue coerentemente nel racconto ludico).
(Io trovo questa nozione di giocatore modello a tratti inadeguata, sicuramente limitante in virtù della distinzione formulata da Eskelinen, Aarseth ma anche da Fulco tra testo e gioco).
Prendiamo il nostro giocatore modello e il nostro spettatore modello.
Il primo è (utopicamente)tale perchè compie la partita perfetta (sia sul piano cognitivo che "fisico" in quanto scopritore delle azioni), il secondo invece ha la priorità di capire il testo.
Conoscenza e azione secondo me sono due nozioni fondamentali.
Nel film, nella pittura... puoi conoscere ma la conoscenza non ti permette (inter)azione. Il videogioco implica una spirale virtuosa di conoscenza e (cre)azione. MGS2 è l'esempio illuminante di tutto questo; osservo come molti studi del videogioco si stanno concentrando sulla figura dell'osservatore. anche in MGS 2 veniva elevata questa distinzione.
Il discorso è lungo ma già iniziarlo con person che stimo è cosa ottima. Aspetto ovviamente risposta
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Offline Duffman

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #5 il: 16 Set 2003, 00:20 »
qui si scrivono cose troppo interessanti per attendere a sparare le mie di cazzate: allora ditelo :lol: .

Citazione
Il primo è (utopicamente)tale perchè compie la partita perfetta (sia sul piano cognitivo che "fisico" in quanto scopritore delle azioni), il secondo invece ha la priorità di capire il testo.


Citazione
Nel film, nella pittura... puoi conoscere ma la conoscenza non ti permette (inter)azione. Il videogioco implica una spirale virtuosa di conoscenza e (cre)azione.


io credo che se riducessimo il ruolo del giocatore a quello di percorrere una strada prevista dal creatore/artista negheremmo il lavoro di quest'ultimo, la creazione di un'opera che è tanto creata PER il fruitore quanto DAL fruitore: nel senso che, e sono sicuro che molti saranno d'accordo con me, la particolare empatia che si crea con un personaggio porta (ok, MI porta) spesso a compiere azioni che SO essere sbagliate nel VG/prodotto, ma GIUSTE nel VG/opera d'arte (tipo morire in un determinato punto perchè sono convinto che Snake, data l'immagine che ne ho, farebbe questa data cosa)
ecco, quello che credo si dovrebbe fare per spingere il VG avanti di un altro passo in direzione dell'opera d'arte è di dare al fruitore la possibilità di...sbagliare!
forse l'eliminazione del game over a favore di una maggiore ramificazione della trama (cosa fattibile, con l'attuale e futura capacità di memoria dei supporti) e di un maggiore uso del finale multiplo darebbe un valore enormemente amplificato al giocatore, rendendolo estensore di un discorso non più imposto dal Gdesigner, ma suggerito.

troppe vaccate, ma era impossibile trattenermi (prot)
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AndreaDF

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #6 il: 16 Set 2003, 08:14 »
IMO

Se il videogioco è arte è arte videoludica...detto questo, gli strumenti non sono che il corpo, l'anima siamo noi (programmatori, fruitori, critica). Se abbiamo abbastanza anima, l'arte diventa un valore oggettivamente riconosciuto. Più anime, più arte.

Dal punto di vista inconscio, l'oggetto videogioco è formato da varie componenti, l'indagine soggettiva delle componenti che ci hanno emozionato, rappresenta il nostro "valore" di arte.

La critica è un lavoro letterario che si basa sull'equilibrismo.

L'acriticità è senza anima, quindi non ha valore ne oggettivo ne soggettivo. Un giudizio approssimativo non è cultura anche se si vuole farcela bere che il marketing possa costruire direzioni artistiche [transavanguardie].

L'arte non esiste in sé, è un'astrazione, come la matematica o l'amore, le infinite equazioni possibili, implicano due processi fondamentali, creazione dell'equazione e lettura dell'equazione. Un cubo è un oggetto geometricamente riconosciuto, tale da rendere credibile Vagrant Story da un punto di vistra strutturale. Il cubo è quindi arte? In quella sua espressione modulare?

Offline Giobbi

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #7 il: 16 Set 2003, 11:21 »
Citazione da: "Stefano Raimondi"
ho girato l'europa, ora mi trasferico a torino.

Prima dell'eventuale chiusura ci tengo a risponderti.
Prendiamo per vero che il videogioco sia un arte (senza perderci su cosa sia l'arte...che discorsi!!)e come tu dici il giocatore un fruitore attivo/passivo (in sintesi un giocatore modello che non compie azioni "irrazionali" ma prosegue coerentemente nel racconto ludico).
(Io trovo questa nozione di giocatore modello a tratti inadeguata, sicuramente limitante in virtù della distinzione formulata da Eskelinen, Aarseth ma anche da Fulco tra testo e gioco).
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Il primo è (utopicamente)tale perchè compie la partita perfetta (sia sul piano cognitivo che "fisico" in quanto scopritore delle azioni), il secondo invece ha la priorità di capire il testo.
Conoscenza e azione secondo me sono due nozioni fondamentali.
Nel film, nella pittura... puoi conoscere ma la conoscenza non ti permette (inter)azione. Il videogioco implica una spirale virtuosa di conoscenza e (cre)azione. MGS2 è l'esempio illuminante di tutto questo; osservo come molti studi del videogioco si stanno concentrando sulla figura dell'osservatore. anche in MGS 2 veniva elevata questa distinzione.
Il discorso è lungo ma già iniziarlo con person che stimo è cosa ottima. Aspetto ovviamente risposta


. Il giocatore é "parte dell'opera d'arte" ma non artista.
. Artista resta il game designer in quanto "creatore".

Giocatori con editors esclusi..  :wink:

Offline Tano

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #8 il: 16 Set 2003, 12:18 »
Il GameDesigner è l'artista, creatore di un videogioco, videogioco come forma di espressione del GameDesigner..


T
"I Giorni e le Notti suonano in questi miei nervi d'arpa. Vivo di questa gioia malata d'universo e soffro per non saperla accendere nelle mie parole"
 Ungaretti

Offline Luv3Kar

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Il game designer, l'arte, il giocatore
« Risposta #9 il: 16 Set 2003, 14:19 »
Scusate l'intervento tardivo, però chiedo a tutti di ripostare o comunque di unirsi alla discussione già in corso sullo stesso argomento.

Ecco il link all'altro thread:

http://www.tfpforum.it/viewtopic.php?t=4253&postdays=0&postorder=asc&start=120
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