Secondo la mia opinione il cinema italiano è vittima di una serie di fattori:
1) Orson Wells passando per l'Italia disse che il nostro paese è abitato da 60 milioni di ottimi attori peccato che quelli che stanno sul set non siano allo stesso livello. Più o meno. Lobby degli attori-in Italia non si riesce ad abbattere questo ostacolo maledetto che permetterebbe a penne ed occhi talentuosi di esercitare meglio il proprio talento. C'è una mafia nepotista che non da spazio a chi non ha almeno un parente nell'ambiente. Sono decenni che va avanti così. Daniele Lucchetti presentò qualche anno fa un bellissimo film sulla resistenza partigiana con attori sconosciuti, sottolinenado il discorso appena citato e l'affermazione di Orson Wells: la giuria del Festival di Venezia ignorò completamente il suo lavoro. Mentre Asia Argento si proclamava la nuova Anna Magnani e la Ferilli la nuova Sofia Loren.
2) Il linguaggio cinematografico che usa il cinema italiano dovrebbe un po' aggiornarsi, spesso il tutto è sorretto dalla sceneggiatura, e le riprese vengono fatte seguendo le regole da manuale. Tanto più il genere è soft, tanto più si ha un decadimento generale di linguaggio. Sperimentazione poca, ed i mezzi li abbiamo, ma non si investe su qualcosa che svincoli dal legame reazionario che si è instaurato tra produttori e registi compiacenti. Tutto troppo meccanico.
3) L'italia è un paese creativamente conservatore, per la sua storia, cinematografica, dell'arte in generale; le innovazioni le compriamo all'estero, e se qualcuno innova lo mandiamo all'estero.
Sempre qualche anno fa Gabriella Carlucci era assessore alla cultura e spettacolo. Luca Barbareschi le mandò sotto falso nome una sceneggiatura di Orson Wells. La risposta che ricevette era che lo scritto non rispecchiava la qualità necessaria per essere prodotto. Un piccolo scandalo di casa nostra, da trafiletto, ma particolarmente significativo.