Autore Topic: [SNES] The Legend of Zelda: A Link to the Past  (Letto 2513 volte)

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Offline Jello Biafra

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[SNES] The Legend of Zelda: A Link to the Past
« il: 02 Apr 2003, 11:00 »
Se provate a chiedere ad un'appassionato fan della saga di Zelda quale sia l'episodio migliore noterete che la sua indecisione sarà dovuta al dover fare una scelta tra Ocarina of Time per N64 e il qui presente A Link to the Past, uscito nel 1991 per SNES.
In effetti il terzo episodio di questa straordinaria serie si candida non solo come il migliore RPG d'azione di sempre, ma anche come uno dei migliori giochi mai fatti, un'excursus a tutto tondo nelle migliori dinamiche Miyamotiane, dove il trittico di caratteristiche che il Maestro infonde in ogni sua opera (giocabilità stellare, cura spasmodica del dettaglio,
magia indescrivibile) si fonde con un'ambientazione fantasy meravigliosa e con una trama epica che coinvolgeva il giocatore come mai prima d'allora.
La storia, importantissima in un gioco del genere, narra che dopo la creazione del mondo di Hyrule, tre dee decisero di lasciare un segno della loro potenza, creando la Triforza, una reliquia in grado di far avverare i sogni di chi la possiede.
Un perfido ladro Gerudo, Gannondorf Dragmire, riesce però ad impossessarsene, gettando Hyrule in un'era oscura fino a quando sette saggi imprigionarono il cattivone in un mondo parallelo apparentemente senza uscita.
Passano i secoli e Hyrule prospera pacificamente fino a quando un perfido mago prende il potere e imprigiona Zelda, la quale vi manda un SOS telepatico per convincervi a liberarla.
Ovviamente il rapimento di Zelda è solo l'incipit e il suo salvataggio non occuperà che i primi dieci minuti di gioco, visto che la trama prenderà subito una piega ben più complessa....
Questo terzo viaggio nel mondo di Hyrule riprende i connotati e la visuale a volo d'uccello del primo episodio, eliminandone però le poche pecche e elevandone ogni aspetto all'ennesima potenza.
Zelda 3 è dotato di una varietà di situazioni ed ambienti assolutamente incredibile. Il mondo di Hyrule e vastissimo e i suoi abitanti sembrano dotati di vita propria, l'interazione con essi e con l'ambiente circostante è totale e vi sembrerà essere realmente nei panni del piccolo elfo (ecco cosa si intende per "gioco di ruolo"...).
Anche qui l'esplorazione e la non-linearità delle situazioni è alla base della profondità del titolo: "...adesso che ho trovato le bombe posso far saltare quel muro e recuperare le pinne, con le quali posso nuotare fino all'isola dove è custodito il rampino e con esso finalmente oltrepassare quel crepaccio per prendere quel pezzo di cuore che ho intravisto dall'altra parte..." ecco, questa è una delle situazioni tipiche di Zelda 3.
Gli oggetti e le armi che troverete durante l'avventura sono tantissimi, tutti con più di una funzione, starà a voi capire come e dove usarli. Inoltre, se Hyrule vi sembra piccola sappiate che c'è un'altra dimensione altrettanto vasta da esplorare e che sarete costretti a passare da l'una a l'altra per andare avanti, il tutto con la massima libertà d'azione.
Ma una delle cose più belle è l'atmosfera epica e allo stesso tempo rarefatta che si respira, una magia difficile da spiegare a parole, un mondo fantasy cosi ben caratterizzato lo trovate solo nei libri di Tolkien, e scusate se è poco.
Tecnicamente il gioco è davvero eccellente: pur non usando effetti speciali spettacolari la cosa che lascia stupefatti e il modo in cui sono stati disegnati personaggi e fondali, dettagliatissimi e ultra-definiti, con in più un uso dei colori magistrale.
Le animazioni poi sono fluidissime e lo scrolling è impeccabile.
Il sonoro è adattissimo all'atmosfera, anche se Koji Kondo ha fatto di meglio, ma tutto sommato non ci si può lamentare.
La giocabilità, è perfetta: controllo assoluto sullo sprite, curva di difficoltà perfettamente calibrata, combattimenti immediati ed appaganti, trovate geniali a iosa e divertimento e coinvolgimento ai massimi livelli.
Idem per la longevità, Zelda 3 è lungo e estremamente complesso, e inoltre per trovare tutti i segreti vi ci vorrà una vita.
E poi lo riprenderete in mano anche una volta finito al 100%, perchè un capolavoro del genere è sempre un piacere da giocare e, perchè no, da VIVERE.
Giocatelo subito, o vi perderete uno dei momenti migliori della storia videoludica.

GRAFICA: 9.0
SONORO: 8.5
GIOCABILITA': 10
LONGEVITA': 10
GLOBALE: 9.5

Offline theblackpages

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[SNES] The Legend of Zelda: A Link to the Past
« Risposta #1 il: 27 Giu 2003, 22:53 »
Sistema: Super Nintendo | Versione: Europea | Genere: Action-RPG  | Produttore: Nintendo | Sviluppatore: Interno | Giocatori: 1 | Anno: 1992 |

The Legend of Zelda: a Link to the Past.

Il passato non è mai stato così affascinante. Ma è colpa della nostalgia canaglia oppure davvero si stava meglio quando si stava peggio (tecnoludicamente parlando)? Ma soprattutto: che c’entra tutto ciò con il cappello introduttivo della rece di Zelda?

-“ZZZZ!”
-“Help me… Please help me… I am a prisoner in the dungeon of the castle. My name is Zelda.”
-“... Maremma maiala: sento le voci nella testa!!! E per di più esse mi svegliano nel cuore della notte! Domattina devo assolutamente chiamare l’analista per riprendere le sedute…”

Il topic del risveglio. L’inizio della giornata dell’eroe principale coincide col principiare dell’avventura. Fino ad oggi, quanti titoli intraprendono la narrazione dal risveglio del protagonista? Diversi. Zelda ha fatto scuola anche sotto questo aspetto.

Nessuno lo sa, ma Ico ha un nonno che lavora anch’egli nel campo dei VG e di nome fa Link.
Un paio di minuti per prendere confidenza con il semplice ed efficace sistema di controllo, e sarete già pronti a provare il vostro valore nel proteggere la tenera principessa Zelda, la cui incolumità è minacciata da un malefico stregone il quale ha usurpato il regno di Hyrule e si adopera affinché il male governi finalmente su ogni cosa. Ma può un ragazzino imberbe ed indifeso come Link, riuscire in una missione così ardua e perigliosa? A guardarlo, non si direbbe; ma se la principessa richiede telepaticamente proprio il suo aiuto, un motivo deve esserci: perché il valore non si misura dall’aspetto.

- “Mamma diceva sempre che la vita è uguale a un cespuglio di Zelda: non sai mai quale power-up ti capita.”
Zelda trasuda bambinosità. Non soltanto a causa dello stile super-deformed delle splendide illustrazioni, o per via delle soavi musiche suonate da dolci clarion. Spesso sono le stesse meccaniche ludiche a ricondurci mentalmente all’età prescolare. Il gioco, infatti, stimola una curiosità squisitamente infantile (“Chissà che succede se tiro il quadro con sopra il faccione di Mario… Naa, come sono sciocco!”) e gratifica il giocatore quando la utilizza appropriatamente (“Beh, ci provo… Wow! Ne sono saltati fuori quattro diamanti!”).

- “Spegni la console, presto! Quel guazzabuglio di pixel mi disturba la digestione.”
L’esperienza ludica offerta da codesto Zelda è senza tempo e trascende qualunque limitazione tecnica. Già all’epoca dei 16 bit, nonostante uno stile grafico convincente ed inconfondibile, i punti di forza del gioco non erano i virtuosismi estetici. Certo, da allora d’acqua in Pixel Shader, sotto i ponti costruiti con la curva di Bezier, n’è passata parecchia. Così, a distanza di tanti anni, la cosmesi di Zelda potrebbe deludere l’occhio annoiato del giocatore snob moderno: e lo scrolling a spinta potrebbe apparire come un’intollerabile anticaglia. Ma se tuttora il gioco è capace di assorbirci al punto che salvare la dolce principessa da un destino infausto, diviene presto il nostro unico pensiero, un motivo deve esserci: perché il valore non si misura dall’aspetto.

Per creare un mondo virtuale vasto e credibile, non si può fare a meno di impiegare la grafica 3D in tempo reale.
Nello splendore del Mode 7, ci viene mostrata l’ampia mappa in cui avranno luogo le nostre peripezie. Un ambiente vasto e dettagliato, ricco di intriganti NPC ed eccitanti sottomissioni, instilla nel giocatore un senso di libertà e coinvolgimento quasi sconosciuto nel contesto storico in cui avvenne la pubblicazione del gioco, sbalorditivo perfino rispetto ai desensibilizzati giorni nostri. Il mondo di Zelda è del tutto esplorabile: le uniche limitazioni sono rappresentate da ostacoli naturali, destinati anch’essi ad essere superati in seguito all’acquisizione di nuove abilità da parte del nostro alter-ego pacioccone.

- “Corri Link Gump! Corri!!!”
Il candore d’animo del protagonista si riflette anche sulle scelte dell’eccellente game design. In Zelda, tutto è pensato in nome della trasparenza e dell’immediatezza. I combattimenti sono in tempo reale e le capacità acquistate man mano dal piccolo elfo, sono quasi più nostre che sue: nel senso che non ci sono punti esperienza, ma la nostra forza crescerà padroneggiando sempre più le tecniche offensive (e difensive) e apprendendo le tattiche e le debolezze dei nemici. Quest’ultimi sono vari e ottimamente congegnati, ognuno dotato di uno schema d’attacco precipuo, il quale sempre richiede all’utente lo studio di un approccio mirato.

- “You can’t open any more chests. The game is over.”
Bottomline: ho le mani legate. Qualora consigliassi questo titolo a tutti quanti indiscriminatamente, direi la banalità peggiore della mia vita. Se, invece, lo sconsigliassi a qualcuno, direi la bugia peggiore di tutta la mia vita. Mettiamola così: nessuno può considerarsi un vero videogiocatore se la propria carriera ludica non può vantare almeno una partita ad un classico intramontabile come questo Zelda. Perché chi non ha memoria del passato, non ha futuro. E perché il passato non è mai stato così affascinante.
10/10