Musica che tutti dovrebbero ascoltare #1: la Basic Channel.
Una traccia-e-solo-una per iniziare (attenzione, però, poi si vorrà tutto e di più):
Il punto più alto raggiunto dalla Techno durante la sua breve ma intensissima storia? Il cortocircuito definitivo. La Germania come nuova Terra madre culla della vita, dove questa ritorna dopo un percorso che dall'Africa l'aveva portata a Dusseldorf e da lì verso Detroit e Chicago. Un romanzo scritto in tre anni che, per peso storico, sembrano trecento. Moritz Von Oswald nasce a Berlino nel 1962. Durante l'epoca ruggente del Post Punk suona con i Palais Schaumburg, dove incontra lo svizzero Thomas Fehlmann, gettando le basi per uno di quei sodalizi in grado di cambiare per sempre il volto della musica elettronica mondiale. Folgorato, come tanti, da Hip Hop prima ed Acid House poi, a cavallo tra anni Ottanta e Novanta esordisce in proprio (in collaborazione con Ralf Hertwig) sotto gli pseudonimi Time Unlimited e Marathon, declinando sensuale mistura di House balearica ed euforia breakbeat (quattro singoli per la Teutonic Beats, Use Me, So Hard, Love Park e Movin', con tanto di remix degli ancora sconosciuti Orbital). Con l'arrivo del nuovo decennio e la caduta del muro, fa amicizia con Dimitri Hagemann, che gli consegna le chiavi degli studi di registrazione della Tresor, assumendolo come produttore e tecnico del suono. È in questo periodo che, insieme a Fehlmann e sotto la sigla 3MB, diviene apprendista dei maestri di Detroit, nel frattempo giunti nella nuova capitale tedesca attirati dall'irripetibile atmosfera che vi si respira. La coppia lavora con Blake Baxter, Juan Atkins e Eddie “Flashin” Fowlkes su una striscia di dischi magnifici, finiti quasi tutti tra i cento fondamentali descritti nelle pagine precedenti. Von Oswald a questo punto è pronto per il grande salto. Di Mark Ernestus invece non si conosce nemmeno la data di nascita. L'unica informazione rilevante riguarda l'apertura, nel 1989, di un negozio di dischi che nel giro di poco tempo diventa la mecca di tutti gli appassionati di Dance cittadini prima ed europei poi: Hardwax. Luogo nel quale si stabilisce il quartier generale della nuova Techno berlinese, dove Von Oswald ed Ernestus si conoscono, si piacciono e decidono di intraprendere insieme un viaggio negli Stati Uniti, per toccare con mano l'humus dal quale è germogliata la musica elettronica da ballo della città dei motori. Un evento che per i due prenderà la forma di vera epifania, oltre a consentirgli di prendere contatti con Underground Resistance e Carl Craig. Tornati in patria decidono che è il momento di fare la loro cosa. Ma c'è un altro elemento che risulterà fondamentale per la finalizzazione del progetto che stanno mettendo a punto. E si chiama Dub. Un'energia spettrale che, da quando è nata in Giamaica all'inizio degli anni Settanta, non ha smesso di influenzare gli artisti occidentali con cui è entrata in contatto. C'era nell'Inghilterra meticcia e sfrigolante del Punk e della New Wave (chiedere a Public Image Ltd., Slits, Pop Group, Ruts e mille altri, che effetto ebbe sulla loro ispirazione l'ascolto dei capolavori di Upsetters, King Tubby e Prince Far I). Ci sarà negli Stati Uniti del Post Rock. E c'era, soprattutto, anche a Chicago, New York e Detroit, dove spesso i lati B dei singoli pubblicati dai grandi nomi delle rispettive scene avevano un “Dub Side” o una “Version” appositamente rimaneggiate. L'idea dei due produttori in erba è quindi sulla carta definita: creare una musica che fonda la visionarietà futuristica della Techno, la lascivia sintetica della House e l'approccio del Dub, con lo studio di registrazione utilizzato come miniera inesauribile di nuove possibilità di manipolazione sonora. Dalla teoria alla pratica: nel 1992 i nostri fondano una piccola etichetta indipendente, la M, utilizzata come veicolo per le loro prime creazioni. L'esordio è mozzafiato. Ploy, pubblicata a nome Maurizio, è una fucilata in pieno volto, inaspettata e devastante. Un concerto per minacciosi elicotteri che volano in circolo in attesa di rilasciare il loro letale carico di morte. Un vortice che entra ed esce, martoriando senza pietà le sinapsi. Eleye, dura ma sinuosa, gli va dietro declinando in chiave oscuramente House quelle intuizioni. Sul lato B un remix convenzionale ma efficacissimo targato Undergorund Resistance. Poco tempo dopo arriva la seconda uscita targata M, Lyot di Rene Löwe (con la sigla Vainqueur). Ernestus e Von Osawald mostrano i muscoli sul retro, con il Maurizio Mix della traccia. Ed è l'apocalisse. Il battito della cassa è inarrestabile, chilometrico serpente meccanico che in sette minuti si snoda tra cumuli di lamiere sfaldate, preparando l'entrata di un giro di tastiera da sobborgo Kingstoniano, manipolato sino alla trasformazione in nerissimo incubo ambientato tra le rovine della civiltà industriale. Fanno rumore, questi primi passi. Ma attorno al nome Maurizio ed al marchio M c'è il mistero più assoluto. Nessuna foto, nessun riferimento, figurarsi interviste. È l'inizio del mito, che si consuma tutto nel giro di appena due anni. Il 1993 si apre con la nascita di un'altra etichetta, chiamata Basic Channel e sempre gestita dai due dal rifugio bunker Hardwax, che oramai comprende, oltre al negozio, anche gli uffici ed uno studio di registrazione nel quale Von Oswald applica alla lettera le tecniche apprese dal mago Ron Murphy che, da Detroit, si occuperà del pressaggio di tutto il lavoro della coppia. Il catalogo è inaugurato a marzo da Enforcement, con il nuovo pseudonimo Cyrus, tanto per alimentare ancor di più i dubbi. E sono tredici minuti di scheletriche sottrazioni inacidite che pulsano e si flettono su un ritmo ovattato ma inesorabile (sul retro c'è un concettuale remix di Jeff Mills). È però ottobre il mese che vede l'esordio della sigla con la quale passeranno alla storia: Basic Channel. Phylyps Trak è il prototipo di ciò che i due faranno da qui in avanti. Un minimale ed ipercinetico ritmo in quattro quarti che si carica il mondo sulle spalle. Trame sintetiche che si costruiscono lentamente, intrecciandosi in modo progressivo l'una sull'altra, andando a creare un crescendo di intensità annichilente. Il tutto avvolto in un gioco di compressioni e rilassamenti, echi, riverberi e fruscii imparato andando a lezione dai padri giamaicani. A pochi giorni di distanza cade dal cielo, con lo stesso effetto di una bomba atomica, un'altra uscita. Sul lato A un inaspettato remix ambientale di Lyot, che, privata della furia ritmica, vede accentuato il grado di sinistra paranoia. Ma è il lato B a spedire in orbita i nostri, rendendoli inarrivabili per chiunque. Phylyps Rmx è infatti una di quelle tracce per le quali non esistono parole adeguate. C'è un vischioso tappeto sonico circolare pesantemente riverberato (ottenuto gettando in un buco nero il classico riff di tastiera ostinato che dai tempi di Big Fun degli Inner City è il marchio di fabbrica di Techno e House), sul quale si innesta la solita cassa demolitrice. Ci sono le infinite microvariazioni che secondo dopo secondo si incastrano come i mattoni della Torre di Babele. C'è un bordone di basse frequenze che si dimena e si espande fino a divorare il piano della realtà. C'è, soprattutto, un'ulteriore fase percussiva ipnoticamente tribale che entra ed esce dallo spettro sonoro, cementando in maniera indissolubile il legame con la tradizione Dub. Il risultato è monumentale. La cosa sconvolgente è che appena dopo due settimane arriva sul mercato Q1.1, ed è l'apoteosi della carriera di Von Oswald ed Ernestus. Q1.1/I è forse il brano più convenzionale ma anche più incredibile mai prodotto dai due ed uno dei vertici della musica elettronica nella sua totalità. Nel suo fraseggio sintetico che si dilata e si contorce dando origine ad una oscura ed immortale melodia, si disvela lentamente il segreto della Vita stessa. Una musicalità in equilibrio perfetto tra passione e rigore, scienza e spirito, radici e cielo. Un brano catartico, che nella drammatica reiterazione dei suoi elementi cardine genera potenza elementale capace di dividere mari e appiattire montagne. Ma non è ancora finita. Il 1993 vede infatti anche due ulteriori uscite. E la bocca rimane spalancata nel momento in cui se ne constata il livello. Prima tocca di nuovo a Maurizio, che con Domina getta un duplice ponte con, ad un capo, i grandi innovatori del Krautrock degli anni Settanta (il campione sul quale il pezzo è costruito è tratto da I Bin a Domina di Manuel Gottsching), ed all'altro i maestri del suono di Detroit (sul lato B c'è il Mind Mix di Carl Craig, teorico e bellissimo). Poi i due, oramai venerati come divinità, vanno in trasferta in Belgio, dove licenziano per la R&S il Quadrant EP, a nome, appunto Quadrant. Ed è la loro creazione più accessibile e concreta, nella quale il roccioso astrattismo delle precedenti prove viene messo al servizio di un gusto armonico tanto immediato quanto vibrante. Un prisma iridescente di gioiosa carnalità, che in pezzi come Infinition e Hyperprism mostra con disinvoltura il lato più gustosamente solare (ma si tratta pur sempre del sole fotografato durante un'eclissi) del progetto. A questo punto il mito Basic Channel diventa leggenda. Ogni uscita è attesa in maniera spasmodica come la venuta del nuovo Messia. Ed i nostri, ovviamente, non deludono. Semmai stupiscono. Perché il 1994 li vedrà impegnati ad esplorare strade che, pur rimanendo parallele a quelle fino a quel momento percorse, mostrano un lato nuovo ed incredibilmente affascinante. BC-05, a gennaio, è Inversion, a nome Cyrus. Una supernova che implode in diciassette minuti e cinquantacinque secondi di pura meraviglia, sfoggiando un demoniaco giro di TB-303 rimodellato fino a renderne irriconoscibili i connotati, adagiato su una ritmica implacabile che nemmeno lo spesso strato di riverbero in cui è annegata riesce a disinnescare. Sul lato B, Presence detta la linea che Von Oswald ed Ernestus seguiranno per i successivi lavori: un diluvio di spettrale Ambient aromatizzata al Dub. Come se il fantasma di Karlheinz Sockhausen si impossessasse del corpo di Lee “Scratch” Perry. È l'adeguata preparazione a BC-06, quel Quadrant Dub che rimarrà nella storia come il simbolo stesso della loro epopea. Due pezzi, uno per lato. Quadrant Dub I dura quasi ventuno minuti e potrebbe essere l'adeguata colonna sonora per l'incontro tra uomo e alieni. La cassa è dritta e spessa, i bassi, profondi come eterni buchi neri, non mimano semplicemente il battito del cuore, lo sostituiscono. E poi i soliti giochi di tastiere liquide ed effettate che risucchiano ed espellono di continuo l'ascoltatore, intrecciate ad eteree e meravigliose voci Soul. La base scientifico-passionale-arborescente da cui è nata la vita. Quadrant Dub II, di minuti, ne dura quindici, e reitera la formula dilatandola in un contesto più atmosferico ed avvolgente. L'intensità emotiva e la straordinaria atemporalità di queste composizioni e del magma sonoro in cui vengono immerse è in grado, già al primo ascolto, di muovere forze ancestrali credute sopite. Impossibile andare oltre. Ed infatti BC-07, Octagon/Octaedre tenta un altro approccio, rarefacendo il suono e rallentando l'impatto. Approccio che nel successivo Radiance, sinfonia del futuro in tre movimenti, diventa esclusivamente ambientale. L'atto conclusivo si consuma a settembre, con il nono ed ultimo EP marchiato Basic Channel, Phylyps Trak II. E non potrebbe esserci finale più grandioso. Phylyps Trak II-I è una versione secchissima e tribale dei loro esperimenti, percussionismo d'Africa nera declinato nel mezzo dei resti del muro di Berlino. Lisergico ed ipnotico. Phylyps Trak II-II è invece estremizzazione del lato Dub, un brano magnetico tutto giocato su un'unica nota di tastiera che riecheggia all'infinito. Avanguardia dello spirito. L'esperienza Basic Channel ufficialmente finisce qui. Von Oswald ed Ernestus proseguiranno con la M, pubblicando altri quattro 12” siglati Maurizio, spostandosi verso una rielaborazione progressivamente sempre più narcotica della collisione tra Dub e House. Apriranno poi altre due sotto-etichette. La prima si chiama Main Street, dove fanno uscire cinque esplosivi inni in perfetto stile Garage House (ovviamente reinterpretata a modo loro) raccolti nel 1999 sul CD Round One to Round Five: 1993-1999. La seconda è invece Chain Reaction, dove si dedicheranno alla valorizzazione degli altri talenti berlinesi che ruotano loro attorno: Porter Ricks, Monolake, Vainqueur, Substance, Various Artists. Il ritorno, inaspettato, avviene nel 1996, con la sigla (e rispettiva etichetta) Rhythm & Sound. Ma la musica è diversa: uno stratosferico Dub Reggae tecnologico che vede alla voce uno stuolo di cantanti giamaicani, da Paul St. Hilaire a Tikiman. A nuovo millennio iniziato, Moritz Von Oswald torna protagonista. Prima insieme all'amico di sempre Carl Craig, con il quale da alle stampe ReComposed, per la prestigiosa Deutsche Grammophon, in cui i due sono alle prese con interpretazioni creative di composizioni di Ravel e Mussorgsky orchestrate da Herbert Von Karajan nel 1987. Poi fa comunella con Max Loderbauer dei Sun Electric ed il produttore finlandese Vladislav Delay, per il Moritz Von Oswald Trio, progetto di improvvisazione elettronica che porta in giro anche dal vivo in spettacoli che sono vere e proprie esperienze sonore e visive. Nel 1995 è uscito BCD, una raccolta in CD delle loro tracce Ambient (tagliate e leggermente rimaneggiate), mentre è toccato a BCD-2, nel 2008, radunare quelle Dance (ma lasciando fuori i momenti migliori, come Phylyhps Rmx e Q1.1). La storia della Basic Channel, breve ma di luminosità accecante, rappresenta il monolite nero della Club Culture. Inimitabile ed inimitata (i seguaci non mancheranno ma mai nessuno si azzarderà a riproporre in toto la formula), austeramente aristocratica, capace, partendo da modelli ben definiti, di creare un linguaggio musicale nuovo e di portata artistica monumentale. È quindi impossibile rappresentarla con un unico disco (o, in questo caso, raccolta) e per capirne ed apprezzarne in pieno la grandiosità, l'ascolto dell'opera nella sua interezza (ed in vinile) è quantomai obbligatorio.