Vorrei sapere le opinioni dei frequentatori di questo forum in merito al significato più profondo di Neon Genesis Evangelion.
Seguono le mie impressioni, necessariamente personali e pertanto discutibili.
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Gli ultimi due episodi di Neon Genesis Evangelion sono stati variamente interpretati. A volte intesi come espediente narrativo per concludere una serie priva di senso, a volte come scelta più economica per lo stesso fine. In verità, alla luce di tali episodi, la serie assume una sua coerenza interna che sembrava negata dal criptico sviluppo narrativo degli episodi precedenti. Negli ultimi due episodi infatti viene finalmente svelata (“esplicitata”) la vera natura del “Progetto Per Il Perfezionamento Dell’Uomo”: si scopre così che esso procede già dal primo episodio ed è non la “maturazione” di Shinji, il suo adeguarsi supinamente al mondo reale, bensì il suo indagare dentro se stesso (e quindi, generalizzando, dentro tutta l’umanità) per scoprirvi verità e menzogne. Tramite tale progetto Shinji acquisisce coscienza del suo odio verso se medesimo che lo induce a ritenere che anche il suo prossimo lo detesti; da ciò deriva indifferenza, distanza nei confronti degli altri e quindi incapacità di agire seguendo la propria volontà anzichè adeguarsi agli ordini altrui. Da tutto ciò si genera un mondo dove nessuno è salvato perchè nessuno ha salvato Shinji, arroccato tra le mura del proprio animo per non avere contatto con il prossimo. Si tratta di Un Mondo Che Finisce nel vero senso della parola, perchè Shinji, dopo avere ucciso Kaworu Nagisa, rivelatosi essere il XVII Angelo ma anche suo unico amico, deve ormai andare alla radice del suo comportamento (ricordo che Shinji odia il padre anche perchè a causa di quest’ultimo un suo conoscente era rimasto gravemente mutilato, ma ora Shinji è arrivato ad uccidere una persona per motivi apparentemente analoghi), altrimenti non gli sarà più possibile vivere. In Misato, Asuka e Shinji si generano angoscia e timore, non avendo un vero contatto con alcuno: in ultimo, l’agire liberamente diviene quasi impossibile. Il mondo, caratterizzato da un certo numero di non-libertà, permette comunque una certa libertà dell’animo che si traduce in scelta dei “punti di vista”, dei principi su cui basare il proprio pensiero ed il proprio agire: per Shinji tutti lo odiano, per Misato tutti la abbandonano, per Asuka tutti la uccidono. Le loro convinzioni sono generate dall’abitudine, da un condizionamento (voluto o meno) che hanno subito da giovani a seguito del comportamento dei rispettivi genitori. Con il Progetto, Gendo stesso svela che questa convenzione dogmatica può non corrispondere al vero: sveglia il figlio dal proprio sonno dogmatico. Gendo mette infatti in discussione l’assunto su cui il figlio ha costruito la propria vita e la sua irrazionale paura verso il prossimo, e così facendo il tetro mondo del Third Children, sua propria costruzione mentale fondata sul predetto assunto, si sgretola e giungendo alla comprensione del proprio animo Shinji arriva alla comprensione del mondo intero, fra le congratulazioni dei suoi conoscenti. Infatti il rifiuto del prossimo era originato da un rifiuto di sè; senza il prossimo Shinji non poteva vedere nè comprendere il propio animo: si trovava in un luogo dove non c’era “nulla di visibile, nulla di comprensibile”, cioè il proprio mondo interiore vuoto e spoglio, nient’altro che uno squallido salone sigillato. Nel “mondo della libertà” non vi è nulla di conoscibile perchè, appunto, in esso non vi è nulla. Per conoscere bisogna porre delle non-libertà , che in ultima analisi sono gli altri esseri senzienti con cui si interagisce, cioè le altre persone. Immaginando il mondo come un piano e le altre persone come punti di esso, l’Io si può individuare (cioè comprendere) tramite “triangolazioni” con gli altri punti. Fino al terzultimo episodio il mondo di Shinji è caratterizzato da un’unica vera non-libertà , suo padre Gendo Ikari. Se Shinji avesse proceduto nel suo processo conoscitivo (non arrestandosi al padre), avrebbe scoperto prima (e da solo) che altre persone avrebbero potuto non ferirlo bensì soddisfarlo, e che pertanto il “mondo della realtà” potrebbe non essere affatto male se visto da certe prospettive. Infatti, se un mondo finisce altri ne possono nascere semplicemente alterando alcune convenzioni (come si enfatizza nell’ironica realtà “alternativa”), ed anche essi sono delle possibili conclusioni. Perciò, se si può fare a meno di detestare la realtà si può pure fare a meno di odiare se stessi e viceversa. Ed interagendo con più persone è possibile operare delle scelte davvero libere ed originali.
Shinji, che obbedisce passivamente agli ordini altrui perchè il suo prossimo si prenda cura di lui e gli dia un po’ di felicità fasulla (perchè interessata come quella di Misato, che si occupa di lui per trarne profitto), tramite il Progetto scopre pertanto la fragilità del proprio assunto (“sono stato abbandonato da mio padre perchè ero inutile quindi tutti mi odiano o mi tollerano solo finchè sono utile”). Nella stanza vuota del suo animo fanno “irruzione” persone che gli mostrano come tale stanza sia spoglia e lugubre (cosa di cui evidentemente non si era accorto da solo o di cui non aveva voluto prendere atto). Il Progetto è dunque l’interscambio di pensieri volto a colmare le mancanze (sempre presenti) dei singoli individui. Shinji non può fare altro che ringraziare il padre per avergli fatto capire tutto ciò e prendere atto che anche piccoli mutamenti di uno stato d’animo possono mutare significativamente la propria percezione della realtà: allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia non sono altro che emozioni convenzionali associate a certi stati metereologici; nulla vieta di associarne altre, possibilmente migliori. Per Shinji, consumato dal rimorso e dall’odio, diventa possibile stare qui (nel mondo reale), diventa possibile esistere nel vero senso della parola, accettando al contempo la morte della madre e ciò che lui stesso ha fatto.
E’ evidente che se questo è il significato più profondo di Neon Genesis Evangelion, i pittoreschi scontri con gli Angeli ed i riferimenti mistico-religiosi rappresentano la suggestiva cornice del viaggio dello spettatore nell’animo di Shinji Ikari. E dalla confusione tra la cornice e l’aspetto essenziale dell’opera nascono le diversità di opinioni su tale animè.
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