Dalle inesauribili menti di INTI CREATES, che non ne sbagliano una in fatto di Metroidvania, ecco che arriva:
Grim Guardians: Demon Purge è chiaramente una lettera d'amore a Castlevania, ma invece di essere ambientato nell'universo Bloodstained [come i precedenti giochi Curse of the Moon] Inti ha scelto di ambientare il gioco nel proprio universo (ovvero quello di Gal*Gun) nonostante questo cambio radicale, l'omaggio ai Vania è al di fuori dell'assoluto, preziosissimo e autentico.
Cioè, fate voi l'omaggio.
I due Curse of the Moon erano focalizzati sull'alchemica formula vaniara ad 8bit, che si sposava meravigliosamente bene in un adrenalinico platform d'azione e decisamente retrò, dall'estetica ai controlli. Quasi ogni dettaglio dei due Curse infatti richiamava l'era aurea e castlevaniotica del passato, anche se c'erano alcuni aggiornamenti per il pubblico moderno, ovvio.
Invece con Grim Guardians, Inti Creates ha cambiato il focus del suo omaggio, abbandona il Densetsu (CVIII) per dedicarsi ai giochi che li hanno immediatamente succeduti, puntando più sull'atmosfera di Rondo of Blood e Symphony of the Night, che sono probabilmente capitoli più amati e conosciuti rispetto a quelli a 8 e 16 bit. Insieme a questo cambio di focus, arrivano controlli migliorati, una grafica più 32 bit, e moltissimi segreti, tutti da esplorare, insieme al solito umorismo ironico e consapevole e all'estetica della serie Gal*Gun come ulteriore livello di goderismo.
La trama è ovviamente quasi inesistente, un pretesto per far partire l'azione: una bambinetta demonietta capricciosa fa precipitare un'intera scolaresca in una dimensione castlevaniosa, piena di demoni e mostri, il caso vuole però che due ragazzine pucciose e neo goth loli della scuola siano due temibili cacciatrici di demoni. Si sa, queste cose sono all'ordine del giorno in Giappone.
Oltre a debellare il boss finale, dovremo recuperare tutte e 50 le nostre compagne di scuola, come fece Richter in Rondo. Anche questo omaggio è evidente. Pad alla mano, che è meglio, il gioco è uno zucchero: puoi switchare tra le due protagoniste e cambiare drasticamente il tuo modo di gioco come in Portrait of Ruin, Shinobu usa una mitraglietta (colpi infiniti ma da reload) che permette di gestire gli scontri a distanza con moltissime tecniche super sganze, la sorella invece, specializzata nel corpo a corpo, ha devastanti magie con gli shikigami, opportunamente evocati con la magia omnyodo, ovvio. Tira delle sventole uniche.
Il gioco ha infiniti segreti, e un replay value alla Curse, è un Metroidvania solido e ben fatto, pieno di idee sfiziose, e colpo di scena, senza mappa ma con una specie di radar che individua segreti. Ci sono "relique" da sbloccare, percorsi alternativi, livelli segreti, boss nascosti.
Un gioiello.
PS4, PC, SWITCH.