L'ho finito un paio di settimane fa e ci ripenso ancora, come mi era successo di recente con giochi come TLoU 2 o Obra Dinn. Ha un livello di scrittura e di profondità complessiva dell'opera che travalica il genere e, soprattutto, denota un autore che non ha come riferimenti solo i videogiochi. C'è dietro tantissimo studio e passione per i temi e l'epoca, che arricchiscono di dettagli ogni singola scena.
La scrittura è altrettanto notevole. È vero che i personaggi parlano e straparlano, ma aprendo digressioni spesso interessanti sugli usi, i costumi e il modo di pensare dell'epoca. E questa enorme mole di parlato e di sviluppo dei personaggi si integra con il gameplay e la struttura di gioco, che lascia implicite tutte le scelte del giocatore, che tuttavia influiscono poi sulle proprie scelte e sull'evoluzione della storia.
Non so quanto effettivamente le scelte impattino sulla trama, immagino che l'ossatura sia fissa, ma ho colto tantissimi riferimenti a decisioni precise compiute nel corso del gioco, quindi almeno a livello "micro" mi sembra ci sia una certa libertà. Senza contare i tanti eventi e sottotrame che si possono perdere in base alle scelte dettate dal tempo limitato.
Ho apprezzato anche il terzo atto e il suo cambio di passo, perché mi sembra funzionale a uno dei temi della storia, che è quello del trascorrere del tempo, delle scelte compiute nella vita, delle loro ripercussioni e di come persone, eventi e idee si stratifichino, proprio come i resti delle civiltà, diventando fondamenta di ciò che viene dopo, in un ciclo che è l'essenza stessa della storia e della vita umana.