Beh, c'è sicuramente la nostalgia per quello che era, che è cambiato (ahh i maestri pirati di un tempo, loro sì che venivano mossi da ideali, non come i giovani d'oggi solo dal raggiungere al più presto obbiettivi concreti a tutti i costi!), ma in qualche caso è rimasto se stesso (Stan per dire, si è adattato i tempi ma sempre truffaldino è). C'è l'evoluzione a mio parere bellissima, del rapporto tra Guy ed Elaine con dei dialoghi fra di loro di una tenerezza unica. L'ex governatrice di Melee Island da forte e indomita "fisicamente", ora cerca di realizzare se stessa attraverso degli ideali di nobiltà legati alla salute e contro l'ignoranza (ahhh che bella e soddisfacente la critica ai no vax
"Troppa scienza" dicono i pirati colpiti da scorbuto, tranne poi accettare la cura solo perchè gli viene venduta molto meglio da quel genio - populista aggiungerei io - di Stan).
Ed è sempre lei nella passeggiata finale, prima di arrivare alla testa di scimmia, che fa riflettere Guybrush su come questa sua enorme fissazione per il segreto di monkey island l'abbia fatto comportare in maniera egoista nei confronti di tanti personaggi.
Le ossessioni, ci dice l'autore che si rivolge anche a noi così tanto focalizzati su cosa volesse dire quel finale del due e quale fosse il segreto, possono farci perdere per strada la bussola, possono portarci a compiere (sui social nella vita reale) atteggiamenti insensati ed eccessivi.
E quindi il finale e il segreto cosa possono essere se non in realtà un gioco? Un parco che cade a pezzi perchè quel segreto è un'illusione, qualcosa di cui non c'è bisogno perchè è il viaggio, la storia raccontata al piccolo Guybrush, con il suo ottovolante di emozione la cosa più importante di tutte.
Che bellezza lo sguardo finale del protagonista da solo, immerso nei suoi pensieri, che forse sono pure i nostri, alla fine di questo bel viaggio fatto assieme e durato per 30 anni.