Autore Topic: Body Shaming  (Letto 1064 volte)

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Offline Il Gladiatore

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Body Shaming
« il: 29 Mar 2022, 22:04 »
Topic che vuole inaugurare la discussione su body shaming e affini, senza avere la pretesa di esaurire la questione. Anzi, rispetto a tutte le diverse declinazioni sarebbe auspicabile leggere interventi significativi e fondati, in modo tale da aiutare tutti noi a capire. Con la cronaca che ci racconta il caso Smith – Rock l’argomento è quanto mai attuale. Per non parlare dei risvolti social e scolastici.

Qui voglio solo parlare di body shaming relativo all’età, come da evento scaturito nel topic di Ps5 e su richiesta di @Xibal e @Wis , suggerendo qualche spunto maturato all’interno del gruppo di esperti della mia città che a livello scolastico da circa un lustro propone sul territorio un servizio di monitoraggio di determinate situazioni, come osservatorio di genere e cose simili. Docenti di varie discipline e ordine/grado di scuola, medici, psicologi, sociologi, esperti di comunicazione per provare a capire un po’ questo particolare fenomeno. Con tutta l'approssimazione statistica del caso e senza tentazioni totalizzanti ovviamente.

1) La prima e più rilevante considerazione prende le mosse dall’ideale estetico, di bellezza e di perfezione di cui, da sempre, è soggetto e oggetto la figura femminile. Tra idealizzazione e omaggio, passioni smodate e narrazioni dedicate, l’avvenenza femminile è al centro dei pensieri maschili e celebrato in opere di ogni tipo ed epoca. A pensarci bene il più importante poema dell’antichità muove le mosse dal giudizio estetico di un uomo rispetto a tre donne che poi caratterizza l’andamento di una guerra scatenata proprio a causa della bellezza di una fanciulla. Il suo seguito narrativo, fatalmente, parla di un uomo che cerca disperatamente di tornare della bellissima e amatissima moglie insidiata da numerosi pretendenti. E che dire di tutta la costruzione dantesca intorno a Beatrice, imperniata sulla sua eccezionalità simbolica? Insomma, per tutta una serie di motivi e in virtù di particolari condizionamenti psicologici, culturali e sociali l’attenzione virile è condizionata dalla nostra dimensione fenomenica e dal senso della vista che è filtro di conoscenza del mondo e quindi, naturalmente, di bellezza.

Naturalmente i diversi livelli antropologici in cui versa la figura femminile, le condizioni avverse, la necessità di sopravvivere ha condotto le stesse ad aiutarsi cercando la protezione maschile, attraverso una captatio benevolentiae particolare  che si traduce anche nella  fascinazione  messa in atto da qualità fisiche.  In realtà questo stato di cose è anche anticipato e sottolineato in molte pagine dei testi sacri delle  cosiddette religioni del libro e neanche quei passi più noti e controversi che spesso vengono citati a (s)proposito per polemizzare su alcune questioni nodali, tipo le lettere paoline. Invece il passo  decisivo (poco conosciuto e considerato)  si trova in Genesi, capitolo 3 versetto 16, in occasione  della  cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. La coppia  ascolta  gli ammonimenti  di Dio e questi, rivolgendosi ad Eva, dice: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto ed egli  ti dominerà.” L'ebraico originale è anche più radicale, con accezioni più  vicine alla sottomissione.  Però paradossalmente  la lingua italiana  offre la sfumatura  utile  a questo discorso , “ il tuo istinto”, come se la donna  avesse  nel proprio DNA e massima  aspirazione  il compiacimento dell'uomo e la bellezza  è un dispositivo di accettazione  fondamentale.

A questa va aggiunta un'altra categoria  del nostro pensiero standardizzato, con cui fare i conti e negoziare giornalmente, vale a dire la pulsione platonica che, in modalità diverse (influenzando molte religioni), ha  posto una netta separazione  tra interiorità  ed esteriorità , spirito e materia, anima  e corpo. Il mondo  degli accidenti come luogo di superficialità.  E quindi, attenzione, la bellezza , soprattutto femminile è vissuta come un qualcosa che da sola non basta, anzi, in quanto avvenente una donna  deve poter e dover giustificare  la  sua identità perché sa anche fare qualcosa, non è solo un bel corpo, deve rendersi utile  e dimostrare la  sua intelligenza  a un'indeterminata massa  di spettatori a mo' di comitato di controllo.

Perché se sei “bella” e “bona” d'ufficio  sei  anche stupida. (ma la certificazione  dell'intelligenza  del richiedente? E, da  prassi filosofica, cos'è l'intelligenza?), devi dimostrare di non esserlo.  Anche il contrario, alla  lista  di riconoscimenti  verso qualcuna si aggiunge il “...Ed è anche  bella!” perché, ecco, netta separazione  e giudizio inevitabile, anche se spesso non c'entra  niente con il discorso.
Se mostri le chiappe  allora  non hai altri contenuti. (chi deve dimostrare cosa? Chi a chi? E a chi è richiesto di farlo, perché? E la bellezza, da sola, perché sarebbe insufficiente?)
Quindi la bellezza logora chi non ce l'ha e contemporaneamente  assurge a categoria da colpevolizzare . Con la  volgarità  a cui assistiamo tutti i giorni. Basti  guardare cosa è accaduto alla  cantante  Elodie, sommersa  da insulti a causa del suo ultimo video  musicale, offese a cui lei risponde con: «Non c'è niente di male a mostrare il corpo. Mi dispiace di quanto la libertà femminile metta in crisi questi uomini piccoli, confusi, spaventati»

2) Il lato oscuro di questo stato di cose si esplica in un timore, da parte del maschio, del terrificante potere seduttivo, comportamentale e strumentalizzante che la bellezza femminile potrebbe esercitare su di lui. Una paura atavica, velenosissima poiché basata su un desiderio irrefrenabile e a cui difficilmente il genere maschile può opporsi. Questo ha provocato, storicamente, alcuni fenomeni di discriminazione legati a doppio filo con maschilismo e società patriarcale, con il risultato di estromettere spesso e volentieri le donne da posizione di potere e responsabilità, come il caso delle religioni del libro già accennate prima.

Questo si deve alla compresenza di due retropensieri. Il primo, chi possiede contemporaneamente il potere attrattivo della sessualità può essere utilizzato per strumentalizzare l’amante a prendere decisioni di ogni sorta. Un potere da cui molti uomini non sanno e non possono difendersi, essendone anche i primi fruitori.; secondo, da pregiudizievoli comportamentali di genere, sembra che per alcuni, molti, le donne non abbiano l’attitudine al comando a causa della loro natura capricciosa e volubile e sostanzialmente inaffidabile. Mi ricordo di una mia ex preside (dall’indole però del tutto contraria a questa stereotipata idea) che, in passato, si circondava solo di collaboratori uomini proprio a causa di queste intemperanze alle quali non voleva assistere. Mi viene in mente la mitologia greca, il sommo Zeus, non pago di aver condannato al supplizio eterno Prometeo per il furto del fuoco, decide di lasciare in custodia alla moglie del fratello dello sciagurato, Pandora, un vaso contenente i mali del mondo con l’avvertimento di non aprirlo. Zeus, conoscendo la natura intrigante, incostante e curiosa del genere femminile sa bene quale sarà l’esito. E oltre a questo Eva sta lì a ricordarci come sia sempre colpa delle donne.

In riferimento al pregiudizio e alla presentiva intenzionalità del genere femminile consiglio vivamente il penultimo film di Ridley Scott “The Last Duel” (per molta parte della critica il suo film migliore dai tempi di Blade Runner e Alien), una pellicola costruita con rara intelligenza e capace d’interagire con lo spettatore svelando meccanismi spesso inconsapevoli del nostro sistema valutativo, quello che a volte cerca di giustificare l’ingiustificabile e svelare dietrologie. La miserabile arte dell’organizzazione del pregiudizio.

3) Allora, stando così le cose e premesse alcune questioni, come si arriva la biasimo dell’invecchiamento femminile? Semplice, essendo la bellezza la fonte del potere femminile e agendo come strumento di influenza, quasi coercizione, comportamentale, il suo deperimento è alla stregua di un risveglio da un incantesimo e la strega ha perso il suo potere. Anche in questo caso la questione è quella di sfrondare secoli di condizionamenti biologici, culturali e sociali che hanno inquadrato la figura femminile in posti ben prestabiliti e determinati.
Con l’avanzare degli anni alla donna si contesta:

- di perdere  quella giovinezza (come stato) e alla gioventù (come periodo) con una narrazione della verginità come condizione privilegiata dal maschio, perduta la quale e avanzando con gli anni la donne sfiorisce, perde di freschezza, avvizzisce e può essere rimpiazzata da fanciulle migliori. L’avvenenza come periodo contingentato e rapportato al premio e al vantaggio maschile.

- di avere “scadenza”, dalla prima mestruazione alla menopausa la donna è fertile e capace di procreare. Se questo poteva (e in certi casi ancora è) un valore per alcune realtà e situazioni l’idea che rimane in sottofondo è quella di una prerogativa ormai trascorsa, tramontata la quale la donna appare svuotata di senso e inutile. Al di là della palese questione fisiologica, l’idea detestabile è sempre quella della disponibilità nei confronti della volontà maschile, “dare un figlio” come incubatrice temporanea e uso strumentale.

- di incarnare la vecchiaia come presentificazione della morte. I primi cristiani la inquadravano nelle tre umiliazioni che la vita avrebbe comunque impartito a qualsiasi essere umano, ossia malattia, vecchiaia e morte. Nel momento in cui coglie e trasforma un corpo con fattezze diverse l’uomo realizza il dramma della caducità e quella condizione diventa allo stesso tempo odiosa e pietosa.

Il maschio può manifestare odio nei confronti della donna che invecchia.  La donna che invecchia esce fuori dalla sua condizione privilegiata di bellezza e può essere disprezzata per questi motivi.  Mi viene buono un episodio capitato a Ruko un paio di anni fa con un (ex) utente di questo forum con cui ha ottimi rapporti. All’ennesimo reiterato commento, su chat e social, del tipo “vecchia” “è arrivata la nonna”, “osteoporosi” ecc. ecc. la furia rukesca s’è abbattuta su di lui facendogli capire che aveva un attimino rotto il cazzo. Dopo un chiarimento questo utente ha spiegato a Ruko che prenderla in giro per l’età (un dato oggettivo e incontrovertibile, quindi indiscutibile) era il suo modo per gestire la profonda ammirazione fisica e intellettuale nei suoi confronti, il dileggio, esorcizzare la bellezza che mentre si ammira ferisce. Che è lo stesso identico meccanismo spiegato poco sopra senza tuttavia il dolo.

L’idea è che il maschio, in quanto tale, debba e possa esercitare il suo sacrosanto diritto alla critica all’invecchiamento involontario e  filtrata dall’opportunità o meno di certe condizioni, scelte, idee, gusti. Con tutta la volgarità espressiva che si porta dietro. Molte le storie note, Heather Parisi, Eva Mendes, Charlize Theron, donne non più giovanissime stigmatizzate da commenti crudeli e feroci, a cui hanno risposto con classe sorprendente.
Ma il problema è sempre quello, il giudizio non richiesto che, attenzione, non è poi solo appannaggio del genere maschile, ci sono donne che sanno essere spietate con il loro genere in una maniera crudelissima. Per cui il problema è sistemico e culturale.

4) Per questo è importante capire come buon parte della questione si identifichi proprio con la necessità impellente di giudicare, di fornire un’opinione, esternare più o meno in modo dirompente. In un contesto filosofico la differenza tra analisi, giudizio e opinione è davvero cruciale, tanto da determinare interi costrutti di pensiero. Cosa può esserci dietro all’opinione (spesso non richiesta) dell’attestazione di una giovinezza non più presente? Una donna che invecchi non è una donna che peggiori. Una donna non si deve conservare (conservare per cosa?), non c’è un “prima” o un “dopo” e soprattutto chi elegge l’opinionista a tale? Una certa propensione al pensiero debole identifica nel personaggio pubblico in quanto tale un obiettivo da giudicare, proprio in virtù della sua riconoscibilità. Per cui tra oneri e onori della celebrità ci deve stare, subire l’occhio critico e vigile dell’utenza. Da sempre confusa con la libertà di parola, l’opinione non richiesta è proprio una proiezione di ego e gusto attraverso cui diventare il metro di giudizio del mondo. Ma non è solo l’età, vestiario, tatuaggi, classe, sobrietà, eccessi, opportunità o meno, discrezionalità, intenzionalità e moralismi vari. La nostra visione del mondo = giusto e sbagliato, vero e falso con in più l’arroganza della gratuità. Certo, parlarne è facile chiunque di noi continua a farlo però il primo passo potrebbe essere quello dell’economia della parola che si traduce in economia dell’opinione. Il pensiero non si può fermare, ci appartiene e spesso è anche involontario,  il gesto invece sì.

5) Il ricorso alla chirurgia estetica si muove lungo questo doppio binario. Da un parte la mentalità che rifiuta la vecchiaia come fase della vita e la sparizione del difetto come prospettiva è una possibilità contemplata e attuata dalle donne stesse. In questo caso vittima e carnefice coincidono, nel tentativo di prolungare la giovinezza oltre la soglia di fattibilità. Dall’altra parte il risultato, buono o cattivo che sia, legittimo o illegittimo e tutto quello che ci vogliamo mettere diventa spesso uno strumento di conferma e di rafforzamento della distorsione del tempo e nuova linfa per il disprezzo. Disprezzo che si esplica in tutta una serie di espressioni, tipo quelle evidenziate nel topic di Ps5, in cui attorno alla figura di Jade si è avuta la convergenza di stereotipi  (incapacità femminile + donna che si deve mantenere + attestazione che sia ancora bella + sfigurata dalla plastica ecc.) Alla riflessione sul tempo che passa si unisce anche l’odio verso la debolezza che a volte fa commettere errori. Oppure, più banalmente, il fastidio di dover sempre vedere/leggere/sentire gente che vuole comunicare la propria idea, in modi più (molto) o meno (molto meno) sgradevoli. Ma se qualcuno vuole rifarsi, mediamente, alla gente cosa frega? E qual è il diritto al disprezzo, da quale superiorità estetica e morale proviene?

Dimostrare a qualcuno che non si conosca di essere ancora all’altezza. Esprimere desiderio di legittimità attraverso la cristallizzazione del tempo. Vedere in quest’ultimo una trappola e un impedimento alla normale accettazione del tempo che passi, vissuto come colpa e vergogna per una corpo non più attraente come una volta, efficiente come una volta, desiderabile come una volta. Purtroppo la statistica ci parla di un fenomeno trasversale in termini di generazioni, provocato dal bombardamento estetico, sensoriale, quantitativo di una generazione di uomini e donne alle prese con la cultura iconica dell’immagine e in perenne rotazione e ricambio di figure.

Comunque, questo è poco più di un sommario di una questione così delicata e in evoluzione, per cui lascio a voi l’eventuale discussione.
« Ultima modifica: 29 Mar 2022, 22:48 da Il Gladiatore »
La paura è di passare per non esperti, di non comprendere il medium che si sta evolvendo etc. (...) è figlio dell'immotivato senso di inferiorità che spinge il videogiocatore alla spasmodica ricerca di qualcosa che giustifichi il videogioco come se il gameplay da solo non bastasse più." (Fulgenzio)

Offline Wis

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Re: Body Shaming
« Risposta #1 il: 29 Mar 2022, 23:02 »
Grazie per l’esaustivo scritto.
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Offline Xibal

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Re: Body Shaming
« Risposta #2 il: 30 Mar 2022, 05:34 »
Grazie anche da parte mia.
Mi riallaccio al commento che ho fatto altrove, e reitero la domanda: Ma dunque l'esistenza stessa del "Topic delle gnocche", a cui molto volentieri partecipava anche Ruko, per citare una utente femminile (l' unica?), sarebbe da condannare, in quanto contenitore di giudizi in sè, o la svanga perchè lì l'obiettivo è solo di magnificazione della bellezza femminile, e allora l'espressione del giudizio, anche volgare, ma non vulnerante, diventa lecita?
« Ultima modifica: 30 Mar 2022, 07:03 da Xibal »
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Offline Wis

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Body Shaming
« Risposta #3 il: 30 Mar 2022, 18:44 »
Mi viene in mente un aforisma di Oscar Wilde che ho imparato ad apprezzare con l’età: “solo la gente mediocre non giudica dalle apparenze”.
Poi continuava, ma per quello che è l’argomento basta questo. Nessuno sfugge al giudizio superficiale, chi nega questa debolezza nega se stesso e dichiara una certa mediocrità di giudizio.
Questo non vuol dire che si debba cessare di tentare di essere migliori, ovviamente, ma ritengo che in contesti adeguati non sia sbagliato essere sereni nell’offrire giudizi sciocchi e gratuiti che non si esprimerebbero se si avesse anche solo il minimo dubbio di offendere qualcuno a cui vogliamo bene.
Il thread di cui parla Xibal è un ottimo esempio. Lì non si parla di esseri umani veri. Quel mondo che si va a giudicare è talmente lontano e impalpabile e parallelo al nostro che potrebbe tranquillamente non esistere.
Forse il problema comincia ad esistere quando per qualche espressione o per un cambiamento del contesto noi sentiamo più vicino quel giudizio, anche se non ci riguarda.
Fermo restando che in un mondo perfetto nessuno si offenderebbe. Offendersi è una debolezza, esattamente come lo è il giudicare altri.

Al di là di questo, in quel thread di PS5 ho letto tante cose ma nessuno che mettesse in dubbio le capacità professionali di Jade perché è una donna.
I dubbi sono stati spiegati e sono secondo me legittimi, dato che si applicherebbero a qualunque genere.
Ma il punto è: non si può criticare perché è una donna?
O è lecito suggerire esplicitamente che le critiche arrivano perché è una donna?
Secondo me no, se no dalla giustizia facciamo il giro e finiamo a bruciare gli strighi.
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Offline Andrea_23

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Re: Body Shaming
« Risposta #4 il: 30 Mar 2022, 22:13 »
Diciamo che i risultati che tizia ha ottenuto non aiutino particolarmente ad apprezzarla... lei stessa si è fatta bandiera spartiacque del nuovo corso di Ubisoft.

Che nel giro di pochi anni si è trasformata da colta e longeva softwarehouse europea a mostro multinazionale sforna datadisk.

Quanto a tutto il resto, detto e specificato che è tutto racchiuso (ma per questo non giustificato)  nel rapporto tra istinto e ragione, quest'ultima dovrebbe venire applicata più spesso, con anche un pizzico di furbizia e maniera.

Realizzando che nell'interweb non è davvero necessario scrivere tutto, tutto, solo perché si ha davanti una tastiera che lo permetta.

E che sia una realtà vicina o remota nulla cambia; un qualche esercizio d'astrazione ed empatia aiuta sempre a trovare la via migliore...
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Offline Xibal

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Re: Body Shaming
« Risposta #5 il: 31 Mar 2022, 06:25 »
Che nel giro di pochi anni si è trasformata da colta e longeva softwarehouse europea a mostro multinazionale sforna datadisk.
In qualche modo sono convinto che al medesimo approccio, ma più radicalmente basato su una evoluzione del concetto di vaporware accalappia soldi (non che i prodotti Ubisoft lo siano, per essere onesti) abbia contribuito pesantemente, per Star Citizen, la seconda moglie di Chris Roberts, Sandi Gardiner, non a caso al reparto marketing...
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Offline Il Pupazzo Gnawd

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Re: Body Shaming
« Risposta #6 il: 31 Mar 2022, 12:49 »
Non fatico ad ammettere di essere confuso e combattuto sull’argomento.
Concordo con Wis, tutti giudichiamo, anche inconsciamente, non ammetterlo è folle. Come scriveva il Gladiatore è il passo successivo che rischia di essere problematico.
Ti giudico prevalentemente sulla bellezza solo perché sei donna? Sbagliato. Ma sei fa della bellezza il tuo punto forte allora è ancora sbagliato? Il topic delle modelle che si citava è un caso ficcante. Sono donne (o uomini) che fanno dell’avvenenza il loro punto di forza, ci basano una carriera. E allora le/li si giudica come si giudica il gesto atletico, la prestanza canora, qualsiasi altro dono o abilità.
La domanda alla quale non so rispondere è: fino a quando è lecito e quando si dovrebbe smettere? Intendo, cosa lasciano e cosa dicono di noi articoli e commenti sul fatto che la tal ex modella ora 50/60 enne sia ingrassata o cellulitica? Ci dobbiamo meravigliare, commentare, ignorare? Allo stesso tempo, certi mostri della chirurgia estetica non devono essere commentati? Molte di queste sono persone che sono ricorse a tali “ritocchi” per continuare a stare sulla cresta dell’onda, forse per paura, forse per aderenza a canoni estetici o forse perché pensavano a torto o a ragione di non poter offrire altro. Ma quando ti metti così in mostra non è lecito e attendersi un qualche tipo di riscontro? Oppure l’alternativa al feedback positivo è il solo silenzio? Lo trovo un po’ diverso dal discorso “se l’è andata a cercare” riferito a donne molestare per essersi vestire in maniera succinta in contesti “rischiosi” (pur se anche lì si dovrebbe fare un discorso su questioni di opportunità, ma si divagherebbe). Le mie non sono domande retoriche eh, sono davvero abbastanza combattuto tra la voglia di migliorarmi e la paura che certe battaglie tracimino in comportamenti liberticidi