Ma è la cosa giusta da fare?
Sì, considerata la posta in gioco (cioè la vita di tutti noi). E considerato che si tratta di una guerra fra angloamericani e Russia sulla pelle degli ucraini, usati come carne da cannone.
Rompere il fronte guerrafondaio e accreditarsi come interlocutori privilegiati per la via diplomatica (come sta tentando di fare la Turchia, ma l'Italia avrebbe ben altro peso, prestigio e credibilità oltre all'incomparabile valore simbolico della colonia che disobbedisce al dominatore) sarebbe l'unica cosa che consentirebbe di imprimere una svolta non drammatica al conflitto.
Perché se l'offensiva russa in preparazione dovesse avere successo, mettendo ancor più alle strette l'esercito ucraino, come reagiranno a Washington? Si accontenteranno di quanto ottenuto fin'ora (la fine dei rapporti economici e politici fra Russia e Germania e la conseguente fine di un ipotetico blocco russo-tedesco -da sempre visto da Washington come il più terribile degli spauracchi-, la de-industrializzazione del concorrente europeo e la sua riconduzione sotto il guinzaglio della NATO e quindi sotto il controllo americano) oppure no?
Qui alcune considerazioni dell'ex ambasciatore italiano in Cina Alberto Bradanini che riprende due articoli uno di Emmanuel Todd e l'altro di John Mearsheimer.
Io non sono d'accordo su tutto (ad esempio sul fatto che gli apparati americani considerino questione vitale la faccenda Ucraina, secondo me, a giudicare dal dibattito che emerge dalla stampa USA, ci sono varie posizioni) ma nel complesso l'ho ritenuta una lettura meritevole.
TFP Link :: https://www.lafionda.org/2023/01/30/guerra-in-ucraina-profili-strategici-e-divisioni-valoriali/In gioco è l'ordine mondiale per come è uscito dal 1989, cioè dalla caduta del muro di Berlino, era solo questione di tempo (altro che "fine della storia"...), la questione è: il nuovo ordine sorgerà sulle ceneri di una guerra oppure si affermerà pian piano?