Autore Topic: Conflitto Ucraina-Russia  (Letto 144102 volte)

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Offline eugenio

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #630 il: 15 Mar 2022, 09:29 »
Non so voi ma non credo ritorneremo mai ad una vita normale per come la intendevamo prima del covid.

Non so cosa intendi per vita normale, perché per me è normale che la vita non sia normale.
La differenza percepita col covid è che ha cambiato molte abitudini a una massa di persone in un tempo breve; ma a conti fatti potrei dirti che nella mia vita il covid ha portato la prova provata che potrei fare telelavoro non solo senza impazzire, ma stando pure meglio.

La vita cambia continuamente, credere il contrario è pura illusione.

Offline peppebi

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #631 il: 15 Mar 2022, 09:52 »
Intendo più come benessere generale, il dare per scontate determinate cose, ecc. Perchè per il resto la mia vita è cambiata così tante volte che ho perso il conto. Per dire, qui in UK è diventato normale andare nei supermercati e trovare gli scaffali mezzi vuoti (o del tutto vuoti). A lavoro le condizioni sono cambiate drasticamente in peggio che tanto hanno la scusa dei miliardi persi a causa del covid e quindi stanno permettendo alle aziende di fare la qualunque (quasi) indisturbate. La mia sensazione è che si sia andati "oltre" una certa soglia e non si ritornerà più indietro e questa guerra non farà altro che complicare ulteriormente le cose.
« Ultima modifica: 15 Mar 2022, 09:54 da peppebi »
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Offline Cryu

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #632 il: 15 Mar 2022, 10:29 »
Io sospettavo che la gente facesse cagare. Il covid mi ha tolto ogni dubbio. Non capisco come possano ancora uscire videogiochi così belli se l'utenza destinataria è il genere umano.
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Online atchoo

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #633 il: 15 Mar 2022, 11:07 »
Che la vita cambi continuamente è vero, che cambiasse così tanto* nel giro di una manciata di anni non era granché prevedibile.
Oltretutto né pandemia né, ancora meno, questa guerra sono finite, direi che è prematuro pensare ora a come sarà il dopo.

* a livello personale mio è cambiato gran poco, in realtà, quantomeno come svolgimento.
Quando guardo mia figlia, invece... Beh, non ho proprio idea di cosa pensare.

Offline eugenio

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #634 il: 15 Mar 2022, 11:44 »
Intendo più come benessere generale, il dare per scontate determinate cose, ecc.

Ah, beh, se è per quello gli anni '80 sono finiti da un pezzo.
Infatti a livello popolare sono tornati in auge da un po', come volessimo recuperare quel senso di potenzialità e stupore che abbiamo vissuto e che non ci capacitiamo sia concluso.

Offline Cryu

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #635 il: 15 Mar 2022, 11:52 »
Ah, beh, se è per quello gli anni '80 sono finiti da un pezzo.
Infatti a livello popolare sono tornati in auge da un po'
Tutto questo potrebbe portarmi a parlare di Cyberpunk anche in questo topic :D
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Offline slataper

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #636 il: 15 Mar 2022, 11:55 »
Io sospettavo che la gente facesse cagare. Il covid mi ha tolto ogni dubbio. Non capisco come possano ancora uscire videogiochi così belli se l'utenza destinataria è il genere umano.
L'orchestra suona mentre la nave affonda, tutto normale (purtroppo).
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Offline eugenio

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #637 il: 15 Mar 2022, 11:58 »
Citazione da: https://www.ilpost.it/2022/03/15/invasione-guerra-ucraina-russia/
10:46:32
Le nuove sanzioni dell'Unione Europea

La Commissione Europea ha annunciato nuove sanzioni economiche contro la Russia: è il quarto pacchetto di sanzioni approvato dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Le sanzioni, che hanno l'obiettivo di «paralizzare la macchina bellica del Cremlino», ha detto l'Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell, prevedono tra le altre cose nuove limitazioni alle operazioni delle aziende di stato russe, ai commerci bilaterali e agli investimenti in vari settori.

La novità più notevole, probabilmente, è che è stata ulteriormente ampliata la lista di persone russe, soprattutto politici e oligarchi, sotto sanzioni. I russi sanzionati dall'Unione Europea sono ormai 600, ha detto il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire.
TFP Link :: https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/03/15/russia-s-military-aggression-against-ukraine-fourth-eu-package-of-sectoral-and-individual-measures/

Citazione da: https://www.rainews.it/maratona/2022/03/live-guerra-in-ucraina-la-cronaca-minuto-per-minuto-giorno-20-a67029a3-cf0b-44f6-940b-2bfe70c0a7cf.html
11:41
Il Regno Unito impone nuove sanzioni: c'è anche la vodka

Il Regno Unito ha annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro Mosca in risposta all'invasione dell'Ucraina destinato a colpire l'importazione di prodotti russi per un valore stimato nell'ultimo anno a 900milioni di sterline, oltre il miliardo di euro. Il provvedimento prende di mira la vodka, cui sarà imposto un dazio aggiuntivo del 35%, e i beni di lusso, incluso l'import-export di veicoli costosi, sulla linea di quanto deciso di recente pure dall'Ue. L'obiettivo - ha detto Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere del governo di Boris Johnson - "è isolare ulteriormente l'economia russa dal commercio globale".

Offline Xibal

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #638 il: 15 Mar 2022, 12:09 »
Interessantissima analisi di Gianmarco Volpe:

Mille anni che sta lì

Dice: bisogna capire le ragioni dell’altra parte. E capiamole, allora, ma sul serio. Dice: questa guerra non è iniziata adesso. Sì, ma manco nel 2014. Né nel 2008. E nemmeno nel 1991. Se volete fare sul serio, io ci sto.

E quindi partiamo da Pietro il Grande.

A cavallo tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, è il primo zar a fare del concetto di profondità strategica il principio di base della politica di difesa della Russia. L’impero, al tempo, è già sterminato e praticamente indifendibile, perché non ha barriere naturali a protezione dei suoi centri nevralgici. L’invasione da Occidente non è un pericolo ipotetico: meno di un secolo prima, dopo la morte di Ivan il Terribile e il periodo dei torbidi, i polacchi erano entrati a Mosca e vi avevano regnato un paio d’anni.

L’intuizione dello zar è di mettere quanto più terra possibile tra il Cremlino e i suoi nemici. L’impero inizia ad allargarsi verso il Baltico, verso il Mar Nero, verso il Caucaso, verso l’Asia centrale. È Pietro il Grande a portare la frontiera fino al Mare d’Azov e fino al fiume Dnipro in Ucraina. La profondità strategica, con l’aiuto del generale inverno, consente alla Russia di salvarsi dall’offensiva di Napoleone nel 1812 e da quella di Adolf Hitler nel 1941. Resta infatti concetto centrale della politica di sicurezza anche per l’Unione sovietica, che non a caso due anni prima dell’operazione Barbarossa scendeva a patti con la Germania nazista per spartirsi il territorio della Polonia; e che non a caso, durante gli anni della Guerra fredda, non esita a inviare i carri armati a Budapest e a Praga per assicurare la tenuta del Patto di Varsavia.

Il problema per Mosca è che, quando incorpori nuovi territori, incorpori anche nuove nazionalità. I sovietici, fin dai primi anni, tentano di sedare le spinte centrifughe nazionaliste con rudi esperimenti di ingegneria demografica e disegnando confini per così dire fantasiosi, che ancora oggi non mancano di alimentare conflitti in tutta l’area post-sovietica. Ma per tenere insieme il baraccone serve una salda ortodossia ideologica, una forza militare schiacciante e la promessa di un miglioramento delle condizioni di vita di tutte le popolazioni dell’Unione. L’Urss collassa nel 1991 per effetto del venir meno di tutti e tre questi elementi, dando vita a una costellazione di Stati indipendenti che, nella gran parte dei casi, immaginano di costruire il proprio futuro sul modello politico ed economico proposto dall’Occidente, quello uscito vincitore dalla Guerra fredda. 

Quando Vladimir Putin definisce il crollo dell’Unione sovietica “la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo” non lo fa perché è un nostalgico del socialismo reale, ma perché è consapevole che nel 1991 Mosca ha perso la sua profondità strategica. Già la Russia di Boris Eltsin tenta di chiudere i cancelli dando vita alla Comunità degli Stati indipendenti (Csi), che però non riesce mai a dotare di una politica estera e di difesa comune. I buoi sono già scappati e Eltsin non ha la forza politica ed economica per andare a recuperarli. Nel 1997 Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Moldova danno persino vita a un’organizzazione regionale parallela che si chiama Guam, dalla quale la Russia è esclusa. È questo il periodo del grande allargamento dello spazio Nato, che – temo vada sempre ricordato – non è una potenza, ma un’alleanza militare alla quale si aderisce volontariamente. Sul rapporto Nato-Russia non mi dilungo, perché l’ho già fatto il 26 febbraio qui su Facebook.

Quando arriva al potere, nel Duemila, Putin incarna il senso di umiliazione e d’insofferenza che la sua generazione – una generazione cresciuta nell’epoca della dottrina brezneviana, nel mito dell’espansionismo sovietico e i cui padri avevano resistito a Stalingrado e liberato Berlino – che la sua generazione, dicevo, vive nelle macerie fumanti dell’impero. È un uomo del Novecento, sì, ma è soprattutto un leader russo e come un leader russo disegna la sua politica estera. Mette subito in chiaro che il disegno strategico che persegue punta dritto a mettere in discussione l’ordine mondiale emerso dalla Guerra fredda, a ridisegnare i confini dell’Europa. Lo fa piallando al suolo la capitale dell’ultima delle repubbliche separatiste, la Cecenia, e utilizzando ogni strumento a disposizione per richiamare all’ordine gli Stati indipendenti della galassia post-sovietica.

L’Ucraina, per ragioni strategiche, è il Paese verso cui, più d’ogni altro, si concentrano le attenzioni e le preoccupazioni di Putin. La sua esistenza è accettabile solo come Paese satellite della Russia: dista 600 chilometri da Mosca, dai Carpazi alla capitale russa è aperta pianura, e a Sebastopoli, nella Crimea ucraina, c’è la principale base navale russa sul Mar Nero. Nel 2004, quando si avvicinano le elezioni, il candidato filo-occidentale alla presidenza, Viktor Yushchenko, viene avvelenato con la diossina, sopravvive ma ne porterà i segni sul volto per tutto il resto della sua vita. Tra il 2006 e il 2009, con lo stesso Yuschenko al potere, Gazprom interrompe ogni anno le forniture di gas in pieno inverno. Non sorprende che nel 2010 vada al potere un leader ben disposto verso Mosca, Viktor Yanukovic, il quale però tenta un gioco pericoloso di equilibrismo: tratta l’Accordo di associazione con l’Unione europea, poi si tira indietro quando arrivano cospicui assegni dalla Russia. Il resto è storia recente: la protesta dell’Euromaidan, gli spari sulla folla, le infiltrazioni di estrema destra, Yanukovic che viene esautorato dal parlamento e scappa dal Paese, l’annessione della Crimea, il conflitto a bassa intensità nel Donbas.

Non bisogna perdere di vista il quadro più ampio. L’invasione dell’Ucraina è un piano pronto da tempo: non è una reazione, non è una risposta, non è una rappresaglia. Putin ritiene fondamentale colpire per primo e colpire duro, come teorizza scavando nell’aneddotica della sua infanzia a Leningrado e ricordando di quando andava a caccia di topi e uno di questi, stretto all’angolo, approfittò di un’esitazione del piccolo Vladimir per saltargli addosso e trovare una via di fuga. Il 12 luglio 2021 il leader russo pubblica un lungo articolo che s’intitola “Sull’unità storica tra russi e ucraini” (lo linko nei commenti): ha già deciso d’invadere l’Ucraina.

Perché proprio ora? Per quattro ragioni fondamentali. La prima è che nel 2021 i prezzi di gas e petrolio sono raddoppiati in maniera inattesa, e garantiscono alla Russia un flusso di cassa extra per finanziare l’avventura militare. La seconda è che la guerra in Siria è ormai finita e Mosca può permettersi di aprire un nuovo fronte. La terza è che, nell’analisi del Cremlino, il blocco occidentale è diviso: gli Stati Uniti, debilitati dalla disastrosa transizione Trump-Biden, guardano quasi solo al Pacifico, e l’Europa è l’Europa, per di più in convalescenza da uno dei più gravi shock finanziari della sua storia. La quarta è che Putin è convinto di trovare sponda in Cina e di potersi quindi permettere di rompere con l’Occidente: Xi Jinping ha bisogno oggi più che mai del gas e del petrolio russo per accelerare la crescita economica, e avrà bisogno in futuro di un alleato che gli copra le spalle quando toccherà a lui invadere Taiwan.

Alcuni punti importanti:

• Putin non vuole la neutralità dell’Ucraina: in tal caso il conflitto si sarebbe già concluso, o più probabilmente non sarebbe mai iniziato. Putin vuole terra: l’Ucraina intera o, se dovrà accontentarsi, la sua metà fino al fiume Dnipro.
• Non si fermerà fino a quando non sarà in grado di portare a casa un risultato in grado di consolidare il suo potere e il suo consenso interno, inevitabilmente intaccato dal crollo delle condizioni di vita dei russi provocato dalle sanzioni. È ingenuo pensare che possa sedersi ora al tavolo dei negoziati.
• La Russia non vincerà mai questa guerra. L’ha già persa sul piano mediatico, rischia di perderla persino sul piano militare (il blitzkrieg è già fallito, la guerra casa per casa avvantaggia gli ucraini e il tempo gioca contro gli occupanti) e la perderà certamente sul piano politico (se anche dovesse prender Kiev, a che costo potrà controllarla?).
• La nostra capacità d’incidere sugli eventi è limitata, benché distorta dalla nostra tendenza a sentirci il centro del mondo. Dobbiamo invece abituarci a un pianeta che sempre più gira indipendentemente dalla nostra volontà e dalle nostre responsabilità. Vedete: un secolo fa l’Europa rappresentava il 30 per cento della popolazione della Terra, oggi tra il 7 e l’8 per cento. Nel 1975, quando nacque, il G7 raccoglieva l’80 per cento della ricchezza mondiale, oggi non arriva al 50. Ci sono nuovi protagonisti, nuovi scenari, nuovi centri gravitazionali. È un pensiero arrogante quello che ci porta a credere che tutto dipenda da noi, dalle nostre scelte o dalle nostre inazioni.
• Ci sono anche nuovi e vecchi imperialismi, e bisognerebbe imparare a riconoscerli prima che ci piovano le bombe in sala da pranzo. Anche se mi rendo conto che esiste una parte di questo Paese - in quel territorio oscuro nel quale s’intrecciano destra e sinistra e nel quale la necessità di posizionarsi contro il Pensiero Unico®️ sovrasta quella di cercare la verità e di abbracciare la complessità delle cose, ma anche di provare una naturale compassione per le vittime e per gli oppressi – che sarebbe disposto ad appoggiare qualunque despota, anche il più sanguinario, purché fieramente anti-occidentale.

Putin non è pazzo, piuttosto è il prodotto paranoico di una cultura paranoica. Ma è sempre stato questo. Sta invecchiando, e questo lo porta ad affrettare delle scelte che in altri tempi avrebbe ponderato più a lungo. È solo, e quindi non ha nessuno intorno che lo avverta che sta facendo una cazzata. Ma la traiettoria che lo porta a invadere l’Ucraina è la stessa lungo la quale si è mossa la sua intera carriera politica. È sempre stato tutto lì, davanti ai nostri occhi. Solo che non l’abbiamo voluto vedere. Putin oggi vuol terminare un lavoro iniziato quasi vent’anni fa. O, se vogliamo, mezzo millennio fa.
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Offline Xibal

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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #639 il: 15 Mar 2022, 12:11 »
Qui di seguito un ulteriore approfondimento sui rapporti Nato-Russia:

Mosca, Monaco, Bucarest

• Mosca, 9 febbraio 1990. James Baker, segretario di Stato di George Bush padre, viene ricevuto al Cremlino dal leader dell’Unione sovietica, Mikhail Gorbachev. Il Muro di Berlino è caduto da tre mesi e sul tavolo c’è il processo di riunificazione della Germania. Mosca ha già fatto sapere a Bonn, attraverso canali informali, di essere disposta a rinunciare alla Germania est, che peraltro annegava nei debiti, e questa disponibilità è stata appena confermata a Baker dal ministro degli esteri sovietico, Eduard Shevarnadze, futuro presidente della Georgia. Baker chiede a Gorbachev se, in via ipotetica, l’Urss preferisca una Germania unita fuori dalla Nato o una Germania unita nella Nato, ma in tal caso con l’assicurazione che l’Alleanza non si espanderà a est “neanche di un centimetro”. Gorbachev risponde: la seconda. Nulla viene messo per iscritto. Baker riferisce dell’esito del colloquio a Bush, il quale è irritato perché ritiene che il suo segretario di Stato abbia concesso ai russi più del necessario. Così invia un cablo urgente a Bonn, dove il cancelliere tedesco Helmut Kohl si sta preparando a sua volta a partire per Mosca. Bush suggerisce a Kohl di proporre un accordo meno vincolante, assicurando ai sovietici solo che il territorio della Germania est non ospiterà forze Nato. Kohl, che ha ormai come unica missione politica quella di completare la riunificazione nel più breve tempo possibile, decide di ignorare l’invito del presidente americano e di cambiare schema di gioco. Chiede conto a Gorbachev, che lo accoglie al Cremlino stanco e forse ammalato, di una sua dichiarazione di qualche tempo prima, ovvero che il futuro della Germania avrebbe dovuto essere deciso dai tedeschi. Il capo dell’Unione sovietica dice che sì, diceva sul serio. Kohl capisce di avere in mano la carta vincente. Chiama i giornalisti in conferenza stampa e annuncia di aver raggiunto un accordo con Gorbachev: la riunificazione della Germania senza condizioni. Per approfondire: “Not One Inch: America, Russia, and the Making of Post-Cold War Stalemate”, di M. E. Sarotte.

• Monaco, 10 febbraio 2007. Quello del presidente russo Vladimir Putin è l’intervento più atteso all’annuale Conferenza sulla sicurezza. Sono passati esattamente 17 anni dall’incontro tra Gorbachev e Kohl, Putin è arrivato al potere a Mosca da sette. Nel frattempo l’Unione sovietica è collassata, è nata una costellazione di nuove repubbliche indipendenti, la Jugoslavia è esplosa, il Patto di Varsavia si è sciolto e i Paesi dell’Europa orientale si sono affrettati a chiedere l’adesione alla Nato e all’Unione europea. Dal Cremlino, stordito dai fumi della vodka, Eltsin ha guardato impotente la rapida erosione del mondo post-comunista. Alla Casa Bianca, sia il democratico Bill Clinton che il repubblicano George Bush figlio hanno interpretato il nuovo ruolo degli Stati Uniti post-Guerra fredda come motore di un nuovo ordine mondiale basato sulla democratizzazione (anche forzata) dei sistemi politici e sull’economia di libero mercato. Entrambi, con grande miopia, hanno continuato a considerare la Russia una minaccia. La Nato è intervenuta in Kosovo e ha bombardato la Serbia di Slobodan Milosevic, che era sì un leader sanguinario ma era anche tra i pochi alleati rimasti a Mosca. In Russia è cresciuto un senso di umiliazione e di frustrazione che ha portato all’ascesa di Putin, il quale nei suoi primi anni al potere si è occupato di sistemare gli affari interni e di restituire al suo Paese almeno la parvenza di una potenza regionale. A Monaco si cambia passo. Putin - ad ascoltarlo c’è pure il capo del Pentagono Robert Gates, che era l’assistente di Baker nel 1990 - dichiara “inaccettabile” il dominio monopolistico degli Stati Uniti nel mondo e tira fuori, per la prima volta, la “promessa” dello stop all’allargamento a est della Nato.  Mette in chiaro che la Russia considererà una “provocazione” ogni ulteriore passo dell’Alleanza verso i suoi confini.

• Bucarest, 2 aprile 2008. Si apre il summit della Nato e in Romania arriva pure Vladimir Putin. Croazia e Albania vengono invitate ufficialmente a far parte dell’Alleanza, ma sul tavolo c’è anche la richiesta di adesione di Georgia e Ucraina: sono entrambi Paesi che confinano con la Russia. Bush, a maggior ragione dopo il rivelatorio intervento di Putin a Monaco, persegue l’obiettivo strategico di allontanare la Russia dall’Europa e lavora, nel frattempo, per ridurre la dipendenza energetica europea dal gas russo attraverso un progetto di gasdotto che passerebbe proprio per la Georgia. Tuttavia, il presidente statunitense è più debole che mai: è a fine secondo mandato e ha sul groppone le disastrose (per ragioni diverse) avventure militari in Afghanistan e in Iraq. Sull’adesione di Georgia e Ucraina trova quindi l’opposizione di Francia e Germania, che non hanno molta intenzione di accendere le tensioni con la Russia. Ne emerge una formula di compromesso disastrosa: la Nato è disposta ad accogliere Ucraina e Georgia, ma non ora. Putin torna a Mosca sapendo che è arrivato il momento di intervenire: quattro mesi dopo invia le truppe in Georgia con la scusa di dover difendere i ribelli filo-russi dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, territori che riconosce come indipendenti. L’auspicato Piano d’azione per l’adesione (Map) della Nato non arriverà mai, né a Tbilisi né a Kiev.
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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #641 il: 15 Mar 2022, 12:22 »
Qui, ancora, in risposta alla domanda circa la richiesta da parte di Putin di aderire alla Nato, un altro interessante approfondimento:
 
"Sì, Putin all’inizio della sua presidenza chiese informalmente di aderire alla Nato. Lo ha confermato lui stesso tempo fa nell’intervista a Oliver Stone, precisando di averne parlato con Bill Clinton e che quest’ultimo era d’accordo. Le cose, a quanto pare, si complicarono al momento di formalizzare, perché la Russia chiedeva una via preferenziale per l’accesso (“senza essere messa in attesa assieme a un sacco di paesi che non contano nulla”, furono le parole di Putin secondo l’allora segretario alla difesa britannico Robertson) che la Nato non era disposta a concederle. Ma credo che da un lato ci fossero acute resistenze in seno all’alleanza (l’articolo 5 non è una bazzecola) legate anche a una perdurante diffidenza verso la Russia, dall’altro intervenne la guerra in Iraq (la Russia era contraria all’intervento) a complicare tutto. Si preferì istituire il Consiglio Nato-Russia, che peraltro si è riunito fino a poco prima della guerra in Ucraina.

Allargando un po’ il discorso, va detto che le prime amministrazioni USA post-crollo del muro hanno tutte continuato a considerare la Russia una minaccia e hanno avuto come obiettivo strategico quello di dividere Europa e Russia, portando sotto l’egida Nato paesi dell’est Europa e promuovendo progetti per rendere il nostro continente meno dipendente dal gas russo (vedasi progetto Nabucco, poi naufragato). La prima amministrazione a capire che lo scenario globale stava evolvendo in maniera diversa è stata quella di Obama, che vara la politica “pivot to Asia” volta al contenimento della Cina e che tenta di recuperare la Russia (famosa la foto di Lavrov e Hillary Clinton col tasto reset). Forse, però, era già troppo tardi."


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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #642 il: 15 Mar 2022, 12:30 »
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Re: Conflitto Ucraina-Russia
« Risposta #644 il: 15 Mar 2022, 13:05 »
L’intuizione dello zar è di mettere quanto più terra possibile tra il Cremlino e i suoi nemici.

Quando Vladimir Putin definisce il crollo dell’Unione sovietica “la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo” non lo fa perché è un nostalgico del socialismo reale, ma perché è consapevole che nel 1991 Mosca ha perso la sua profondità strategica.
Spostare la capitale amministrativa in Siberia ? No, eh ?