Che sia una situazione straziante è vero (in termini umanitari), che il popolo ucraino si sia dimostrato estremamente forte pure, a me colpiscono sempre le fugaci interviste e domande alle donne, fra i profughi in fuga, in cui sono loro stesse a dire piangendo ma con orgoglio che i loro mariti sono rimasti a combattere per la difesa della patria e della vita, per una giusta causa, che vinceranno.
Non è orgoglio fine a sé stesso, sono in gioco le vite dei loro cari e gli causerà una sofferenza interiore dire quelle cose eppure lo fanno, resistono, sono forti, sanno che il loro popolo ne sta facendo le spese, civili compresi, eppure non dicono che sarebbe stato meglio rinunciare e arrendersi pur evitando i massacri e la morte.
Poi non lo so come andrà, il problema è sin dall'inizio la disparità di forze fra i due eserciti ma, quel che è certo, è che qualcosa in termini di mobilitazione compatta dell'Europa nella condanna lo ha smosso, è stata ed è una prova ed un'emergenza tristemente reale, e nessuno dovrebbe mai dimenticare chi ne sta facendo le spese direttamente.
Ora quel che sarebbe giusto fare, a parte l'ottenere la cessazione di ogni ostilità, non saprei.
È una situazione estremamente complicata e le vie diplomatiche non hanno portato grandi risultati, e Putin non si fermerà facilmente.
In una situazione simile temo che l'unica via sia quella di un accordo, un compromesso territoriale che veda soddisfatto l'ego di quest'ultimo ma che non porti alla resa incondizionata della nazione intera, perchè quello è Zelensky a non accettarlo.