Platinato con calma e passione.
Trovo molto difficile esprimere un giudizio equilibrato e coerente. Actraiser è stato davvero uno dei giochi della vita, di quel pionierismo videoludico di cui oggi non si trova più traccia, tra spedizioni improbabili, costi eccessivi e la continua, impossibile negoziazione con la lingua giapponese. Un clone di Rastan con altrettanta severità ibridato con un Populous elementare in salsa Primo Testamento. Comandi muscolari e sensi irretiti oltremodo per quei ricordi che si stampano sulla corteccia cerebrale.
Trent'anni dopo un remake inaspettato, probabilmente non necessario ma gradito. La questione importante è quella di stabilire cosa sia andato bene e cosa storto. In linea generale il senso di sacralità ieratica del titolo originale è davvero presente e intatta. Questo si deve principalmente alle felicissime scelte estetiche di menù, disegni, gusto generale di stampo prettamente nipponico nell'affrescare personaggi deliziosi. A questo s'unisce la colonna sonora con un nuovo arrangiamento che azzarderei a definire perfetta, rispettando il materiale originale e spingendo sull'aggiornamento tecnico. Le musiche di Actraiser non sfigurerebbero in un concerto di musica da camera e in più c'è anche la possibilità di optare per quelle originali.
La parte gestionale è diventata anche bellica, il gioco prevede l'invasione dei vari territori da parte di creature più o meno letali, con particolari elementi sensibili di cui tenere conto e da difendere. Quindi territori da colonizzare, strutture da costruire, avamposti, tower defense e il problema di dover difendere/seguire tutto. Il remake aggiunge le figure di "eroi", ossia personaggi narrativi che sono vere e proprie pedine speciali per vincere le battaglie di questa sorta di RTS semplificato. Però, soprattutto se affrontato a livello Difficile, non mancano finezze e accorgimenti e in certi frangenti spuntarla non è stato proprio facile. Non mancano poi missioni speciali e qualche enigma legato all'esaudimento di preghiere e richieste particolari del popolo. Questa parte è del tutto superiore al gioco originale, sostanziata e strutturata, per quanto purtroppo sia davvero un genere a me poco affine e alla fine il tedio abbia fatto capolino. Questa è anche la fase che ha beneficiato maggiormente della revisione estetica e tutto appare come delizioso, opportuno e un paio di fanciulle appartenenti al popolo di cui innamorarsi immediatamente.
I guai arrivano con la parte action. Il gioco originale aveva quell'intransigenza tipica dell'epoca (Ghost'n Goblins, Rastan e compagnia), con un livello di difficoltà stile souls. Ma eravamo giovani e combattivi e il gioco era duro ma corretto. Qui la cosa è andata un po' diversamente, sia da un punto di vista tecnico/estetico che come meccaniche in sé. A me lo stile grafico adottato pare proprio brutto, mi ricorda Bloodstained (che non ho apprezzato), con fondali brutti e dozzinali realizzati in modo grossolano, così come le figure in movimento. Poi il gameplay ha perso di pulizia, promuovendo meccaniche sporche da smashing button e collisioni vergognose. Le cose vanno un po' meglio coi boss, in cui almeno bisogna tirare fuori un po' di sana prestazione e studio dei pattern. Come nel gioco originale si può sbloccare una modalità Special che fa affrontare tutti i livelli action senza la parte gestionale e i livelli di difficoltà superiore danno filo da torcere. Per tigna mi ci sono messo e ho spremuto tutto il divertimento possibile ma se dovessi dire questa è e rimane la parte fallimentare del remake.
Alla fine sono contento di averlo giocato e chi s'è occupato di questo remake per me amava e ama il gioco originale, si vede e si percepisce. Forse è il problema è la capacità. Pazienza, lo prendo come un tuffo dolceamaro nel passato.