Credo ci sia poco da aggiungere all'articolo, il punto nodale è proprio la questione identitaria in qualsiasi campo, che oggi assume i medesimi connotati del fumo di sigaretta adolescenziale: non so perchè lo faccio, il mio corpo lo rifiuta, ma si deve fare per appartenere al medesimo branco
Ed oggi il branco si definisce dalla velocità di adesione alla causa, prima che dalla comprensione o genuina empatia con le sue battaglie, una sorta di gioco della sedia, o "nani e giganti", in cui chi non si affretti a dichiararsi parte integrante del nuovo cumulo (a la katamari damachi) di forza ideologica, fa automaticamente dichiarazione di intenti opposta.
E questo, in apparenza paradossalmente, ma in effetti come da secolare copione, si verifica principalmente proprio ai danni di chi si attardi per comprendere, o rifletta sulle varie istanze senza correre a sposarne una, una posizione che immancabilmente viene etichettata come appartenente ad uno o all'altro schieramento in base agli occhi di chi guardi.
La battaglia per i diritti perde così il suo focus, e i riflettori su spostano sulla battaglia per stare dalla parte degli eroi e dei giusti, quando, molto spesso, come sottolineato dall'articolo, i martiri per una causa sono i pariah assoluti del mondo, stigmatizzati da coloro che combattano, e plauditi, ma più o meno segretamente avversati anche dai loro sedicenti sodali, perchè incompresi proprio nello spirito di sacrificio con cui siano disposti a mettersi in gioco.
Sulla questione specifica del Black Lives Matter made in USA, dal mio punto di vista, per ciò che si verifica anche altrove e che abbia come protagoniste le forze dell'ordine a tutto tondo, il problema oltre che politico ha a che fare con programmi di addestramento (sia fisico che psicologico) inadeguati a quelle che poi siano le effettive aspettative, anche mediatiche, nei loro confronti.
In questo senso mi sfugge in che modo si possa richiedere un taglio di fondi, se non nell'ottica di una sorta di taglione biblico, che poco abbia a che fare con la risoluzione di un problema strutturale, e molto con la pura e semplice voglia di rivalsa.
Elemento, tra l'altro, che sin troppo spesso fa capolino a contrasto tra le nobili istanze dei vari social justice warrior, e le richieste di realizzazione pratica delle stesse.
Per me la questione ha una soluzione molto semplice, che il cristianesimo ha promosso come etica e morale, ma che dal mio punto di vista cela dei caratteri di vera e propria fisica di relazione delle particelle, alla cui sintesi magari un giorno arriveremo: "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", per il resto, molto più terra terra, massima diffusione e coltivazione della diversità, in nome della "varietà meravigliosa", dal punto di vista biologico, ma assoluta uguaglianza di diritti (ma non di esiti, dio ci scampi dalle quote e dalle percentuali con cui spaccare gli atomi) dal punto di vista giuridico.