Leggo manga e mi interesso di cultura orientale da oltre vent'anni. Parlo spesso con mangaka italiani che lavorano in Giappone e che spesso lavorano nel campo "hentai".
Ho anche diversi amici che lavorano per studi anime.
Sono giunto alla conclusione che non noi sappiamo veramente niente di cosa significhi scrivere un manga e vivere in Giappone. Lo possiamo solo vagamente immaginare, tramite resoconti lacunosi e live annesse.
Berserk, per certi versi, ha ucciso il suo stesso creatore e per inciso, Miura lo amava visceralmente.
Aveva solo quello.
Ha consumato così tante barrette energetiche da compromettere inevitabilmente il suo sistema cardio-circolatorio, assurdo. E solo per finire una consegna.
Per i suoi lettori.
C'è un manga che spiegò diversi passaggi di questo iter lavorativo (Manga Bomber) e anche se il tono del fumetto è comico ed è un manga piuttosto leggero, spiega bene le dinamiche tra editore e mangaka: la pressione, la paura, il disagio di fallire, e cosa significa mancare una consegna.
In una società fortemente competitiva come quella JPN, non appena scendi di popolarità, sei finito. Ancora peggio se sei un mangaka rinomato.
È anche per questo che molti autori restano vincolati alle loro opere per anni. La paura di sbagliare è enorme. Ho una lista di autori sterminata, mangaka che dopo aver finito una serializzazione sono stati tagliati fuori dal mercato. Anche autori rinomati come Akira Toriyama si sono trovati nelle stesse condizioni.
Isayama [l'autore di AOT] voleva finire l'opera per non trovarsi nelle stesse condizioni, aveva spesso crisi di vomito, e spesso una nausea incredibile lo assaliva, impedendogli di proseguire nella stesura del suo manga.
Più di una volta disse che gli unici giganti che vedeva, e di cui aveva reale paura, erano quelli che avrebbero mangiato la sua opera ed il suo staff.
Noi non sappiamo cosa significhi lavorare in quel mondo.
Anche se penso inoltre che i miei amici/amiche siano degli autentici scoppiati per accettare simili condizioni lavorative ma ognuno fa le sue scelte, anche lavorative, oltre che amicali. Li comprendo. In ultima analisi. Voglio dire, dopotutto hai coronato un sogno, lavori nell'industria, sei in Giappone e ci lavori, ma se il massimo che puoi pretendere è un bagno caldo e un ramen prima di andare a letto è un po' da pazzi.
Se hai fortuna, ma veramente tanta fortuna e tempo libero, forse puoi decidere di vedere anche una serie anime prima di crollare sul tavolino, inerte.
Ecco, volevo aggiungere questa nota un po' diversa.
Berserk lo leggevo dal 1995, quindi non devo aggiungere altro. L'ho criticato spesso, e non ritiro niente di quello che dissi sugli ultimi cicli narrativi - perché capisco che se Miura aveva solo Berserk - come si evince dai suoi ultimi post, comprendo che dentro al suo manga avesse messo maghette ed elementi fantasy, per sopperire, in qualche modo alla sua stessa immaginazione. Dopotutto, aveva solo Berserk.