Lo scientismo acritico è l'anticamera dell'autoritarismo.
Ma a me non sembra che nella nostra società moderna si impedisca a qualcuno di studiare, o di diventare competente, chiedendo invece di fidarsi ciecamente di chi sa. Se uno vuole puo' studiare, investendo il tempo che ci vuole chiaramente, e diventare competente.
Quello che si chiede è semplicemente di non contestare sulla base di argomentazioni labili. Di non leggere da fonti incerte. Di non abbracciare e diffondere tesi discutibili o dannose.
Quello che si dice è che se non si è esperti è difficile che la propria opinione possa avere valore quanto quella di un esperto, e che quindi forse bisogna invece fidarsi di quello che dicono gli esperti (o in alternativa diventare esperti, ma per quello ci vuole tanto tempo e fatica, e nessuno lo impedisce a nessuno, nella nostra società in cui l'istruzione superiore è aperta a tutti).
A me hanno insegnato (e lo vivo ogni giorno sul lavoro) che se dici una sciocchezza, o anche solo una imprecisione, te ne assumi le conseguenze: di certo non che qualcuno ti dica ah bene è la tua opinione, molto preziosa, ne teniamo conto. Io non mi esprimo su cose che non so o non capisco a fondo (e sono cosciente di non poter diventare un esperto nei miei ritagli di tempo, sull'internet), e se lo faccio, di sicuro è con posizioni molto aperte ad essere smentito da chi ne sa piu' di me.
Voglio anche capire che il metodo Burioni del capre studiate o quello dei moralisti del vaccino su instagram non funzioni. Quello che mi sfugge è: qual'è il metodo giusto? cosa si deve fare, invece, per arginare questa pericolosa deriva antiscientista della società? Come prendere nel modo giusto, come comunicare e trattare l'esigenza particolare di questa categoria (crescente) di pubblico? Non è retorica, ma una onesta domanda. Vorrei saperlo, per correggere magari il tiro anche io (hai visto mai che invece di continuare a cancellare persone su facebook riesco magari a parlarci e a giungere a un dialogo: ci ho provato piu' volte ma mai ci sono riuscito finora).
No perchè tutti denunciano quanto sia sbagliato quello si fa ora, senza pero' proporre una concreta alternativa
Io dicevo un'altra cosa e cioè che avere "fede nella scienza" (come sento dire da tanti semi-colti aizzati da Repubblica) è la negazione stessa del metodo scientifico che anzi prevede proprio il contrario.
Quando feci la tesi di laurea (sperimentale, in microbiologia fitopatologica) la prima cosa che mi disse il relatore fu: "per quante tabelle, dati, riscontri tu possa scrivere preparati al fatto che basta un altro studio con metodologia diversa per farle diventare carta da culo".
Intendeva dire che il principio della scienza è la confutazione, ovviamente a seguito di osservazioni e sperimentazioni, mica a casaccio.
Detto ciò, io non so cosa fare, so cosa NON fare e cioè lottare contro chi afferma bestialità tipo "la democrazia è fidarsi di chi sa".
Non esistono scelte tecniche, ce lo diceva già Max Weber duecento anni fa, ma scelte politiche, perché l'oggettività della tecnica non esiste, anzi è un'aberrazione del pensiero neoliberista.
Detto ciò a margine, qualche riflessione su questa minchiata del Green Pass (sulla quale se ne potrebbero scrivere di pagine...).
1)è un provvedimento scritto coi piedi, tanto per cominciare. Si vede chiaramente che è raffazzonato, figlio della fretta, fatto in due minuti sull'onda di quello francese. Ed è così perché è un'operazione esclusivamente mediatica, non so quanto consapevole o meno. Infatti vengono colpiti solo pochi luoghi (palestre, piscine, ristoranti al chiuso, cinema e musei) nei quali, al netto dei primi due, gli italiani non vanno soprattutto d'estate. Quindi serve solo a sollevare clamore per convincere i riluttanti a vaccinarsi. Il che ci porta al punto 2.
2)ragionerei sui dati: in Italia la percentuale attuale di vaccinazioni è fra le più alte al mondo, la percentuale di uso delle dosi è circa il 95%, quindi quante dosi arrivano tante ne vengono utilizzate e questo da subito. Ne consegue che l'unico limite alla vaccinazione è, molto banalmente, la disponibilità del vaccino. Ad esempio qui nel Lazio (provincia di VT) un paio di settimane fa i centri vaccinali sono stati chiusi a lungo proprio per mancanza di consegne. I famigerati "No Vax" saranno sì e no lo 0,00001% della popolazione, chi c'è da convincere?
3)alla luce di ciò, avrei preferito (anche se ovviamente non sono d'accordo) l'obbligo vaccinale invece che il ricatto. Perché non hanno messo l'obbligo? C'è già per alcuni vaccini, c'è stato in passato per altri. Per me è semplicemente per una questione di scarico delle responsabilità. Se non sei obbligato, firmi una liberatoria dove scarichi le responsabilità di tutti, da Pfizer all'ultimo dei portantini. Oltre che dalla pavidità e dall'allergia alle responsabilità di una classe dirigente indegna, ciò deriva anche dall'impostazione liberista che vede lo Stato mettere solo dei blandi paletti e poi scaricare sull'individuo tutto il resto. E' una concezione ideologica per me tossica e dannosa. Obbligami e prenditi le tue responsabilità.
4)cosa comporta questo provvedimento ed il clima da caccia alle streghe dell'ultimo anno? Non so quanto consapevolmente o meno (per me poco, perché questa classe politica è proprio piena di brocchi) ma si alimentano i conflitti orizzontali per evitare quelli verticali. Mettere l'uno contro l'altro i cittadini individuando capri espiatori evita che la rabbia per le pessime condizioni materiali frutto di trent'anni di crisi ininterrotta prima o poi esploda verso la peggior classe dirigente (politica, amministrativa ed imprenditoriale) di sempre. Inoltre il governo di Confindustria fa un bel regalino ai suoi referenti dandogli un'ennesima scusa per ricattare i lavoratori e non è un caso che Bonomi ci si sia buttato a pesce chiedendolo anche sul lavoro, così magari ottiene pure di scaricare i costi delle procedure e dei protocolli di sicurezza covid sul dipendente (tampone) o sullo Stato (vaccino) vista la storica miopia e piccineria dei nostri industriali.