Il punto di vista di un amico, col quale ho condiviso fino ad oggi l'atteggiamento critico nei confronti della gestione, soprattutto dal punto di vista comunicativo, e che oggi, evidentemente stremato, ma comunque lucido, la tocca piano...
"Mi sforzo di capire, ma riesco forse solo a comprendere, le ragioni di chi è renitente al vaccino: a livello "empatico" posso condividere alcune paure, ma a livello empirico non riesco a trovare dei dati che le giustifichino.
Siamo nel bel mezzo di una pandemia, con una nuova potenziale ondata che bussa alle porte e senza uno strumento che ne garantisca completamente la possibilità di debellarla.
Ad oggi le opzioni per ridurre il rischio sono una scelta tra chiusure modello lockdown e vaccinazione di massa (con varie sfumature di intensità di entrambe e mix tra le due).
Tertium non datur. Non esistono cure universali per chi si ammala, non esistono soluzioni della nonna con curcuma e ginseng.
Se la scelta ricadesse solo sui singoli sarebbe allo stesso modo complicata, non potendo scegliere da chi essere contagiati o decidere chi non contagiare, la scelta per gli stati deve prendere in considerazione anche i costi economici.
Ad oggi e per un po' prenderà in considerazione anche quelli elettorali: c'è un mondo fuori, che con un numero apparentemente basso di contagi, può essere solleticato, in nome di appelli alla libbbbertà. Dopotutto c'è chi in questo mondo ci sguazza e ci galleggia benissimo da ben prima di wakefield.
La discussione sul green pass rischia di essere superata quando si arriverà ad un accordo: la capacità ospedaliera è fondamentalmente fissa (ma alcune regioni vi diranno che sono pronte ad aumentare posti letto a seconda dei parametri...) e su questo fa il conto lo stato.
Se si dovesse arrivare a saturazione le restrizioni saranno indipendenti da tutti i green pass del mondo e sarebbe la scusa per nuove chiusure creative (vi ricordate i runner, i conviventi su due ordini di sedili in auto, il coprifuoco nei paesi sperduti). Qualche contrario alla vaccinazione dirà anche "ve l'avevo detto!".
Oppure si potrà lasciare correre, accettando qualche altro morto qua e là. Tutto sta ad accettare la soglia di sopportazione, per riprendere subito dopo con le stesse soluzioni: vaccinare rapidamente e chiudere selettivamente, con un occhio al consenso.
Ad oggi il vaccino riduce queste soglie: riduce la possibilità di contagio, riduce gli effetti più deleteri. Non li annulla, perché non fa miracoli. E - strano - non è efficace sui non vaccinati!
Perché se è pacifico che un vaccinato può contagiarsi, ha più del 66% in meno di probabilità di farlo. E finché i non vaccinati saranno maggioranza rappresenteranno un serbatoio gigantesco di replicazione del virus, oltre che di nascita di nuove varianti. Sia chiaro che essendo i malati una frazione dei contagiati, per quanto piccola, la crescita degli ultimi porta ad una crescita dei primi.
La velocità di vaccinazione è costante, la crescita dei posti letto in ospedale è zero, la velocità di diffusione del virus è superiore a quella di somministrazione dei vaccini. E io non mi entusiasmo per la prospettiva di future chiusure.
Non essendo troppo democratico seguirei un semplice principio: informare, sensibilizzare, richiamare, sanzionare e alla fine reprimere. Tanto non mi presento alle politiche."