Ottimo articolo, che nessuno si prenderà la briga di leggere per non incorrere in turbamenti, e che sottolinea alla perfezione, nel punto che cito, uno dei motivi principali del mio, ma non solo mio, disappunto sul modus operandi di un certo tipo di comunicazione, sia scientifica che giornalistica:
"Science is supposedly a self-correcting community of experts who constantly check each other’s work. So why didn’t other virologists point out that the Andersen group’s argument was full of absurdly large holes? Perhaps because in today’s universities speech can be very costly. Careers can be destroyed for stepping out of line. Any virologist who challenges the community’s declared view risks having his next grant application turned down by the panel of fellow virologists that advises the government grant distribution agency."
A questo aggiungo, avendo bazzicato dall'interno l'ambiente accademico, un dato curioso, che quasi l'80% della produzione accademica, non venga citata nella produzione accademica.
Il che significa due cose, o che molta di essa sia spazzatura , creata ad uso e consumo della sussistenza di chi ne faccia una professione, e questo l'ho osservato con i miei stessi occhi, oppure l'ambiente stesso è talmente autoreferenziale da reggersi, paradossalmente, su un sostanziale conservatorismo.
In ordine:
Un motivo per cui non hanno evidenziato l'esposizione non certo brillante può essere che non ci sono motivazioni per evidenziare il contrario. Se avessero la tecnologia per ottenere un virus del genere significherebbe un avanzamento tale da essere evidente in altre ricerche, che non tarderebbero a rendere pubbliche.
Diciamo che anche se quei ragionamenti fanno un po' acqua, mancano completamente ragionamenti credibili che fanno propendere per l'ipotesi contraria.
Sul fatto che il virus possa essere naturale, ma uscito da un loro laboratorio, non avremo mai nessuna certezza. I ritardi della Cina ed i primi tentativi di insabbiamento rendono la dinamica iniziale non più identificabile, e questa ipotesi è già un'arma di accusa a cui il governo americano non rinuncerà.
In ambito di ricerca scientifica medica ti confermo quello che tu comunque dici di aver visto: la maggior parte delle singole ricerche sono spazzatura. Da una ricerca di qualche anno fa risulta che il 50% (vado a memoria, ma è comunque una percentuale enorme) o non è replicabile o che la base di dati non è comunque attendibile.
Sul conservatorismo, è necessario. Per costruire il consenso serve tempo e gran lavoro, non viene permesso di distruggerlo facilmente, deve servire altrettanto tempo e lavoro. Il rischio è che venga rallentato il progresso, ma creare confusione ha l'effetto molto più nocivo di indebolire i progressi già ottenuti.
Ci sono già da anni discussioni su come migliorare la gestione delle ricerche scientifiche e delle pubblicazioni, ma non ci sono soluzioni semplici.