Grazie @Il Gladiatore e @Bilbo Baggins per la risposta. Nessun caso mi sembra migliorativo però, al massimo gli occidentali cercano di emulare. Sullo stile immagino sia questione di gusti, di mio considero quello nipponico degli anni 80-90 semplicemente inarrivabile da qualunque gaijin, ma ripeto, è gusto mio e quindi parto prevenuto Ammetto però che Streets of rage 4 sia venuto su bene
Sì, ti posso capire bene. Io ho sempre avuto il cuore diviso, da una parte sin da piccolino stavo fisso in sala giochi (a trazione maggiormente nipponica) ma il Commodore 64 per me è stata la piattaforma di gioco della vita.
Poi, educato al gameplay eccellente di Megadrive e Super Nes, guardavo con mestizia i goffi tentativi di Amiga di emulare quel mondo. Però anche lì quante esperienze uniche di estrazione occidentale.
Il resto è storia recente e devo dire d'aver sofferto molto lo spostamento del baricentro dell'industria da oriente a occidente, soprattutto dal punto di vista tecnico. Non sono gli Uncharted e i Control a soddisfarmi ludicamente e l'istanza del giocatore "maturo" che vuole grandi filmati e storie coinvolgenti con un gameplay rassicurante ha creato questa palude stagnante in cui si muove il gaming occidentale AAA.
Ovviamente si gioca tutto e si apprezza tutto, poi però ognuno risponde della propria storia.
Infatti, proprio per questo, se vado a considerare i titoli per me fondamentali della generazione ormai terminata, ecco...sono quasi tutti giapponesi.
Qui secondo me c'è da fare una puntualizzazione, e la faccio da giocatore che ritiene il videogioco nipponico il
suo stile da sempre.
Il videogioco occidentale non è inferiore a quello giapponese, o meglio: lo è nella pulizia, nella rifinitura e nella coesione delle meccaniche, assolutamente imparagonabili.
Ha però una sua ben precisa identità e personalità, che emerge soprattutto se si considera il videogioco occidentale per PC. Si tratta di un approccio, soprattutto fra anni '70/'80/'90, altamente sperimentale, spesso rivoluzionario, sempre imperfetto ed impreciso e che si è espresso soprattutto nei generi non d'azione: RPG (in senso ampio: da Might & Magic fino a System Shock), strategici e gestionali, avventure grafiche e testuali, simulazioni (di vario tipo) e, più tardi, avventure dinamiche aperte.
Qui abbiamo avuto pietre miliari totali, che hanno pesantemente influenzato il nascente videogioco giapponese (basti pensare a Ultima e Wizardry), mentre sul versato Arcade o genericamente "d'azione", tolta la sacra trimurti Doom\Prince of Persia\Another World, il videogioco occidentale ha sempre (e continua ancora oggi) fatto più o meno schifo.
Storia completamente opposta per quello giapponese, che invece ha sempre avuto il suo forte nella perfezione dei fondamentali interattivi, che, spesso, si sono uniti alla capacità di inventare e reinventare generi. La supremazia del videogioco giapponese è stata poi totale ed inesorabile negli anni '90\primi 2000. Il dominio commerciale Sony e la capacità Nintendo di scrivere e riscrivere le regole dell'intero media traghettandolo nelle tre dimensioni assieme alle sue serie principali (ma attenzione che uno dei contributi più importanti e fondamentali l'ha dato un gioco occidentale: Goldeneye, degno erede di quella filosofia sperimentale di cui sopra) fino ad affievolirsi con il passaggio all'HD (che in nippolandia hanno vissuto malissimo), la trasformazione del mercato interno (con il successo sempre più prominente dei cellulari) e la progressiva PC-izzazione di quello internazionale dovuta all'ingresso di Microsoft.
Oggi il videogioco occidentale è un pallida ombra del se stesso dei tempi d'oro. Tolte le dovute eccezioni, la lezione dei Monkey Island, dei Carrier Command, dei Sim City, dei System Shock (cioè di giochi sì imperfetti ma anche visionari e che se ne fregavano delle convenzioni e delle regole perché il loro obiettivo era riscriverle da zero, non certo rispettarle) non è raccolta da nessuno in ambito mainstream anche perché oramai si tratta di produzioni multimilionarie che non possono permettersi certo di rischiare provocando voragini da miliardi di dollari.
In più anche il videogioco orientale se la passa malissimo (anche qui, tolte le dovute eccezioni).
Cosa rimane? I cani sciolti (come i Remedy o i DICE di Mirror's Edge o From Software) e Nintendo. Il resto è riproposizione, spesso anche esplicita (vedi i rifacimenti dei Resident Evil), esposta come come una reliquia di un passato che non tornerà, almeno per il momento. Ed il progressivo, vertiginoso, aumento dei costi di produzione, quel momento, lo allontanerà sempre di più.