SEGA e Namco. Non si esce di casa senza.
Se della grande "S" abbiamo più o meno sempre parlato, è l'altra grande "N" a meritare un minimo di approfondimento, a partire dalla sua saga regina: Ridge Racer.
Ridge Racer (1993): LA versione è ovviamente quella Arcade, raggiungibile oramai ottimamente tramite M.A.M.E. Perde su tutta la linea se confrontato al diretto rivale Daytona USA (ma contro Daytona USA perderebbe chiunque) eppure conserva ancora oggi grande fascino, quantomeno storico.
Ridge Racer Revolution (1995): rifinisce e migliora, in esclusiva su PS-X, quanto di buono fatto dal primo capitolo. Però, purtroppo, esce lo stesso mese di SEGA Rally su Saturn venendo letteralmente disintegrato nel confronto.
Rage Racer (1996): un salto in avanti quantico, il primo capolavoro assoluto della serie che finalmente trova la propria identità e si lega indissolubilmente a PS-X. Suggestivi cromatismi crepuscolari a ridefinire etica ed estetica che, pur rimanendo orgogliosamente Arcade, si evolvono e crescono forgiando una nuova generazione di giochi di corsa destinati al mercato casalingo. Il perno è la magistrale modalità carriera, con campionati progressivi e acquisto\modifica delle vetture così che anche la longevità sia finalmente all'altezza. Modello di guida ulteriormente rifinito (soprattutto il peso della vettura sul retrotreno, con conseguente goduriosità totale nella derapata) e soprattutto struttura dei tracciati che raggiunge vertici ineguagliati sia panoramici (e qui davvero siamo allo stato dell'arte del genere) che progettuali, con questi continui saliscendi che mettono alla frusta l'uso delle marce. Ciliegina sulla torta l'indimenticabile colonna sonora fra Trance, Drum'n Bass, Breakbeat Hardcore e Big Beat. Storico.
Ridge Racer Type 4 (1998): il canto del cigno, un atto d'amore smisurato nei confronti del genere e della console che lo ospita proprio mentre lo stesso sta per tramontare. La modalità Grand Prix aggiunge una sorta di filo narrativo legato alle vicende di quattro scuderie e dei rispettivi piloti e gestori ma cambia la modalità di progressione, che non è soddisfacente come quella di Rage Racer. Una volta scesi in pista, però, non ce n'è per nessuno: sintesi ludico-estetica fra modello di guida, conformazione dei tracciati, paesaggi e musica assolutamente mozzafiato. Colori freddi e lividi e direzione artistica fenomenale, col suo austero minimalismo intriso di stile, a celebrare l'epitaffio del racing game Arcade, ucciso da Kazunori Yamauchi e dal suo Gran Turismo. Colonna sonora SONTUOSA, stavolta è tutta Soulful, Deep e Garage House con tanto di ospitata della celebre Kymara Lovelace, storica voce della King Street Records. la prima volta che si corre a Helter Skelter e parte Pearl Blue Soul non si dimentica.
Ridge Racer V (2000): purtroppo sottovalutato in modo criminale perché uscito fuori tempo massimo, quando il genere era già morto. In realtà un altro centro pieno, un altro capolavoro come solo quella Namco sapeva fare. 4 milioni di poligoni al secondo a 60 fotogrammi solidi come la roccia, un modello di guida fra i più difficili ma anche fra i più goduriosi della serie, con un'esaltazione totale della derapata grazie ad una simulazione del peso ancora più accurata e soddisfacente, colori che tornano caldi e avvolgenti in una sorta di ritorno alle origini Super Arcade anche dal punto di vista estetico, contenuti a tonnellate ed i menu più stilosi di sempre. Colossale.
Ridge Racers 2 (2006): considero il secondo perché è praticamente identico al primo ma con più piste, più macchine e qualche rifinitura qui e lì. Passano gli anni, Sony stavolta ci prova col mercato portatile, il genere è oramai un fossile ma Namco continua e fa la sua cosa, creando un altro capolavoro. In un tentativo di renderlo più appetibile ad una nuova generazione di giocatori, rivede il modello di guida amplificando oltre il parossismo la derapata e semplificandone al massimo l'innesco, aggiungendo il Nitro che più si derapa e più di carica e facendosi episodio compilation con piste e auto prese da tutti i precedenti capitoli. Potevano sbagliare tutto ed invece il risultato è maestoso. Il nuovo modello di guida è di goduriosità totale, più accessibile ma ugualmente sfaccettato e quando si inizia a far sul serio il rischio assuefazione è altissimo.
Ridge Racer 6\7 (2005\2006): sono più o meno lo stesso gioco, quello su PS3 ha più piste e più auto ma quello su 360 ha un menu ai livelli del V. La linea è quella inaugurata da Ridge Racers, con super derapata e Nitro ma la modalità Grand Prix è gargantuesca con eventi, piste, campionati e prove speciali a non finire. Il track design è splendido ed è davvero un Ridge Racer per la nuova generazione. Colonna sonora che fa i numeri, stavolta senza cassa non si passa e fra Hard House e Techno c'è di che godere (anche con l'occasionale numero Drum'n Bass). Una meraviglia.
Ridge Racer 3D (2011): ad oggi l'ultimo episodio "vero", la serie trasloca su 3DS e fa scintille. Dal punto di vista estetico-ludico è ai vertici della saga, per come fonde alla perfezione modello di guida (oramai standard il nuovo corso derapata estrema+Nitro+scia), panorami/scelte cromatiche (è un episodio "raccolta" come quelli per PSP, con piste ed auto da tutti i precedenti Ridge Racer rifatti e accentuati nel carattere), conformazione dei tracciati e musiche, creando un flusso unico quasi trascendente, mistico, più vicino alla spiritualità che alla meccanica con tanto di citazioni/omaggi alla rivale di sempre SEGA ed al suo capisaldo Scud Race (il passaggio nel tunnel subacqueo in primis). Frame Rate non sempre solido il suo unico neo.