Mi aspettavo un papirone ma mi faccio bastare l’attestato di stima verso il manga.
Ovviamente non agitatevi perché quello di Pickman non è uno spoiler.
Ci sono mille motivi per cui fa male, ed il primo e più grande è che è finito.
You wanna the papiro?
You take the papiro, with my pleasure
Get to the choppa o the idrovolante but, with spoiler
PER TUTTA L'UMANITA' DENTRO LE MURA
100% SPOILER FREE
Ho letto molti manga nel corso degli anni. Parecchi. Non li so quantificare esattamente.
Manga belli, manga brutti, manga che non si dimenticano alla svelta, manga che finiscono in maniera decisamente svogliata (quelli li considero davvero imperdonabili...) Manga che finiscono bene, manga che finiscono male, manga che finiscono totalmente accazzo perché l’autore si è visibilmente stancato della sua stessa storia, e te lo dice pure lo stronzo! in quarta di copertina. Ho letto anche manga che sono stati devastati dalle versione animata, certo, quelli non mancano mai, che peccato. Ehi, hai visto quante volte ho ripetuto la parola manga?
Molti di questi volumetti (meglio nda) non li ho letti quando sono usciti, ma li ho recuperati successivamente, con molta calma, seguendo consigli, suggerimenti, ordini perentori (
Buonanotte Pun Pun e
20 Century Boys o
Dragon Head,
I Am a Hero per dirne alcuni)
Assai pochi però, li ho seguiti con indefessa ed incrollabile devozione, aspettando ogni uscita, febbrilmente, come SNK. Contando letteralmente i giorni che mi separavano dal numero successivo. Ricordandomi delle più piccole cose che il manga offriva. Ricorrendo persino alla lettura pregressa, tanto mi piaceva quello che avevo letto in precedenza e persino alla lettura online prima che il volume uscisse ufficialmente, quando ne avevo davvero tanta voglia, volevo fissare dei momenti e certe tavole non mi avevano MAI convinto
Non mi è capitato poi così spesso in passato, se ci penso, anche perché parecchie pubblicazioni le hanno sospese o annullate, come Harakuri Circus...non mi è mai capitato spesso, ma è avvenuto, in qualche occasione.
Non ho gusti molto facili in fatto di manga, anzi. Sono più di bocca buona con gli anime. Tuttavia, se qualcosa mi piace, che esca dal fenomeno della popolarità o vi rientri, non mi interessa, minimamente. Sono io che rendo popolare un manga. Spero di non sembrare troppo Eren in questi casi...
In ogni caso, come si fa a capire se è un manga che si è letto è stato bello?
Come si fa a spiegarlo poi? Se ci ripensi spesso, credo. Se ci ripensi spesso, molto probabilmente quello che hai letto, è stato un bel manga, o al massimo qualcosa che ha lasciato un sedimento. Se ti colpisce una frase, e te la ricordi a distanza di anni, ci sono buone probabilità che il manga su cui hai speso attenzione, sia stato un buon investimento, anche se avesse anche il concetto più banale del mondo come
"Questo mondo, è crudele" Chiaramente c'è un aspetto che tengo in considerazione con quelli che ritengo manga di serie A.
La vita stessa dell'opera, il suo ciclo esiziale.
È giusto che un’opera si racconti con una metrica sua, che decida quando finire, come finire, cosa raccontare e naturalmente, come farlo. Che scelga un'idea vivace, o un'idea unica, coerente o meno, mi va bene anche che finisca quando non ha ancora finito il suo ciclo vitale, quando sta ancora a metà. Quando sembri che sia nel mezzo di qualcosa. Può anche scegliere questa strada, è rischioso, ma si può fare.
Può esaurirsi anche con qualche inciampo, che verrà senza alcun dubbio etichettato come "sbrigativo" e "banale" non importa davvero sul risultato finale, quando il risultato è questo. Quello che conta per me, quello che mi interessa davvero, è che ad una certa, si accorga di te.
Di te come lettore. Di te che hai seguito la pubblicazione, ma sopratutto, hai letto, hai capito. Ti sei reso conto di cosa hai letto. Te che eri dall'altra parte. Direi sei maturato con i suoi personaggi, ma è una frase talmente usata a sproposito che un po' me ne vergogno, a dire il vero.
Conta anche che non tiri a campare per troppo tempo, e che non infranga la promessa che ti ha fatto.
Ed inoltre, sempre a proposito della lunghezza, conta anche un altro aspetto, di primaria importanza:
la vena del creatore. Non è sempre florida, anzi. Quando si sommano gli anni, secondo me qualcosa si secca, si perde, scorre via, è inevitabile del resto. Attingere dal pozzo della creatività non serve sempre, quando hai tutti i pezzi ben disposti sulla scacchiera. Non ha senzo esagerare, tendere troppo l'arco, Sasha docet. Alcuni non sono affatto contenti di come è finito.
Era inevitabile del resto. Quando la tua opera matura e te ne rendi conto, non puoi lasciare le cose come stavano prima. Chissà se avessimo seguito un altro sentiero...alcuni dicono che era possibile, altri dicono che era necessario, altri ancora, che bisognava farlo. Beninteso, se Isayama si fosse piegato a raccontare qualcosa di standard, classico, stereotipato, a me non sarebbe piaciuto.
Magari [NO SPOILER] adesso saremmo al capitolo 456, ad Hizu, nel reame orientale, con i giganti giapponesi-samurai che si fracassano di legnate, sempre più poteri, storie, personaggi, sempre più territori, sempre più cazzate. Sì perché alla fine sono cazzatone i giganti. È chiaro che lo stesso autore, ad una certa, te lo fa pure presente, rendendoli molto meno temibili rispetto all'uomo. Ci sono alcuni manga che sono destinati non semplicemente al mero successo, ma alla storia, a rimanere, a raccontare la leggenda, forse a ripeterla, o forse a terminarla brusacamente, a farsi consigliare, e a rimanere per tanti, o per pochi, dipende. Questo è uno di quei manga.
Non so esattamente cosa renda storico un manga, forse la narrazione, o magari i disegni? il concept, i personaggi, l’idea di fondo? L'adattamente anime forse? Difficile capire cosa colpisca, cosa funzioni e cosa no. Nessuno ha la formula del successo dopotutto, altrimenti avremmo già letto la fine di Berserk, vi pare?
E così, per farla breve, dopo 11 (sette anni in ITA) si è concluso uno dei manga più discussi dell'ultimo lustro, uno dei più amati ed odiati, scritto da uno che
"non sa scrivere" & "nemmeno disegnare", a detta di molti detrattori, forse un po' troppo spietati a mio avviso, SNK se ne va con questo augurio.
Ne è valsa la pena?
Eccome se ne è valsa la pena Si è trattato di un viaggio lungo, forse un viaggio che avevamo già fatto, per certi versi, è stato un panorama che avevamo già sepolto nella memoria. È stato un viaggio nella nostra umanità, quella più profonda, forse quella più inconfessabile, perché anche un po' bambina. Anche noi ci sentiamo prigionieri durante questo periodo. Anche noi abbiamo i nostri giganti da combattere, dopotutto. SNK è caduta nel momento esatto, nel momento di massimo splendore, così si direbbe. Quando la storia era degna di essere finita, quando è matura, ad un passo da diventare una scemenza totale. Del resto non doveva farsi piacere SNK, doveva finire. Ed è finita come doveva finire. Perché il significato di quanto abbiamo letto, se ha un significato, non è "la guerra è brutta" oppure " l'uomo è un mostro", quello che ci congeda è un messaggio di speranza. Il significato ci interroga nel profondo, ci domanda e ci comanda di prendere una direzione, di porci un obiettivo, di avanzare, sempre e comunque. Di fare scelte. Fosse anche una vaccinazione.
E Isayama nel perfetto stile che in ben 139 capitoli aveva spiegato, non fornisce soluzioni didascaliche, non ti spiega esattamente cosa succede, cioè lo spiega benissimo intendiamoci, ma lascia qualche momento sospeso. I più maligni dicono che quando flopperà con la sua seconda opera, tornerà strisciando su SNK, a raccontare meglio quello che l'ha reso miliardario. Io al contrario, penso che sia entrato (di diritto) negli [A]utori. Un Mangaka che ha dimostrato senza dubbio come si raccontano le storie, forse non l'ha voluto fare perché ha in mente altro o forse, non c'è dell'altro da raccontare, perché se la storia procedesse, non ci sarebbe niente di diverso dal leggere un libro di Emily Dickens o guardare gli scatti di Eugène Atget.
Non posso staccare la fruizione di quello che ho letto dal mondo che mi circonda, oltre le mura.
SNK è una serie, come scrissi tempo addietro, che gioca con il lettore.
Lo ha fatto dal primo numero. Inizia con il tipico (odioso trio) di ragazzini che devono difendersi dalla classica dinamica romeriana dell'assedio, un tempo erano zombie che mangiavano il consumismo, adesso sono giganti che divorano la nostra eredità genetica...non è cambiato poi molto, a conti fatti. Le meccaniche sociali sono le stesse, identiche per certi versi. L'uomo che cerca di sopravvivere, l'eroismo è stupido, la vigliaccheria nel mondo funziona a meraviglia, anche chi decide di sottrarsi al combattimento ha un tornaconto personale, perché a conti fatti, resta vivo. Niente di nuovo si direbbe.
La ragazzina tsundere che mena, l'ultra sensibile ed efebico amichetto d'infanzia, il consumato dalla vendetta, fino a rendersi ridicolo. Leggi le tavole che scorrono, sì, tutto sembra piuttosto banale.
Ci sono idee sparse accattivanti, l'idea del punto debole del collo dei giganti, le soluzioni che adotta la razza umana per sopravvivere...nient'altro che fumogeni. Fumogeni colorati. Meri espedienti. Servono per tenerti attaccato al collo del gigante quel tanto che basta, per farti rimanere esattamente dove sei.
Del resto quando Eren si trasforma, è ovvio ricondurre il pensiero ad una facile lettura:
"ok, è in pratica Devilman, con l'unica differenza che è Gigant-Man"
Stai per mollare, quando ad una certa, scatta qualcosa.
Il sentiero? Non lo so. Questo dipende essanzialmente da lettore a lettore. Io sono rimasto su SNK per il mistero, altri sono rimasti per altre cose. Volevo sapere altro di questo mondo, mi aspettavo così tanto che
"è stato quasi deludente vedere che c'era altra gente fuori dalle mura" mini, forse lo puoi leggere
Volevo una spiegazione irrazionale, folle, qualcosa che non avesse alcun senso se non negli impervi territori della fantasia, dove tutto è fondamentalmente lecito, e dove mi bevo ogni cosa, la trangugio senza alcun limite. Volevo un nemico pure io. Me lo meritavo no?
Invece c'era solo l'uomo alla fine del percorso.
Capire perché queste cose succedevano nel mondo di Eren era il mio personale meccanismo di difesa.
Altri sono rimasti perché volevano vedere cazzotti tra giganti. Altri ancora, sono rimasti perché è un battle-shonen, altri ancora perché era popolare. Però...però gli anni passano. Il tratto si fa più fine, più abile. Eren e gli altri crescono. L'intreccio diventa una prospettiva, lo avete visto. Ben presto non sei più così interessato al mistero, non così tanto a conti fatti...e la ridicolaggine ben presto ti abbandona, ben presto il "vore" lascia il tempo che trova. Veder mangiare tizi perde di interesse. Anche l'autore sembra disinteressarsi a questa faccenda, storpia, uccide, inibisce i personaggi più forti, con un gusto quasi sadico.
Non resta quasi nulla dello scheletro originale, muta, si trasforma. Ti porta a rileggere il capitolo 2 quando stai al capitolo 67. E ti rendi conto che tutto l'ha pensato con un metodo che è assurdamente folle e tuttavia dannatamente coerente. Le battute sono state pensate fin dalla prima tavola, lui sapeva che sarebbe tornato al principio, un percorso uroborico.
Qui si apre un discorso a margine, gli occidentali non sanno giocare con il tempo come i giapponesi.
Gli orientali, forse per stessa estrazione culturale o persino inclinazione, sono maestri zen del racconto fuori dal tempo. Sono esempi virtuosi di come si scrive una storia, con il senno di poi, quando i personaggi parlano a loro stessi, quando si confrontano.
PER COLORO CHE HANNO RAGGIUNTO LA CIMA DELLA COLLINA
Anzitutto sto notando come il finale non sia stato minimamente capito.
C'è chi pensa che alla fine siano tornati tutti in vita, dimenticando la rivelazione piuttosto semplice di due pagine prima
"Eren tutto questo è nella tua testa e non sta avvenendo" Mi rendo conto che il lettore medio deve sentirsi una specie di mantra in ogni tavola, che gli ricordi costantemente che quello che sta leggendo non sta avvenendo realmente (in questo caso) oppure si dimentica tutto, come un bonobo. Certamente è un finale molto arzigogolato, indefessamente vincolato al ricordo del lettore, minuzioso perché mette tutto a posto ma solo se sei stato attento. Non chiude il manga trandendo le sue origini, non è crudele per il gusto di esserlo, non è buonista per compiacersi. Quel bacio rubato è soffertissimo. E non a caso Mikasa lo fa dopo averlo ucciso, non prima. Quasi volesse salutare Eren per l'ultima volta. Certamente qualcosa è sfuggito, nei prossimi mesi ne ne uscirà sicuramente qualcuno che troverà una qualche incogruenza. Perché quando gestisci linee temporali, universi che collassano, personaggi che parlano a loro stessi, qualche errore lo compi, inevitabile.
Ci sarebbero troppe cose da dire, mi fermo su una:
"Sterminerò tutti i giganti"
Dice l'Eren bambino mentre osserva il fumo che sale da Shigashina, il suo quartiere in preda alle fiamme, dopo l'attacco dei giganti (Colossale e Corazzato, quelli che saranno compagni e poi nemici). È in lacrime, ha appena visto mangiare sua madre, compie un giuramento di vendetta dal quale non recede ,nemmeno di un passo per tutto l'arco del manga. In quel momento, noi siamo come bambini, non abbiamo visto il mondo, siamo dalla sua parte. Parteggiamo facilmente, non potevamo sapere, del resto, chi poteva immaginare quello che ci aspettava. E poi diciamolo. Quante volte abbiamo visto sta roba nei manga? Quante volte abbiamo letto
"ti sconfiggerò" "ti batterò" "mi vendicherò"Ma alla fin fine Eren mantiene la sua promessa.
Ma non come ce la aspettiamo. La sua idea di sterminio è parecchio più coraggiosa di quella che ci saremmo aspettati di leggere ed è anche molto più umana di quella di Zeke.
È la pace, ed Eren è veramente uno di quei personaggi unici. Uno di quelli che inizi subito ad odiare, a non capire, a non compendere. Poi nelle ultime tre tavole ti fa una pena così profonda che ti dispiace per come le cose sono finite. Se tu sapessi di avere solo quattro anni di vita, diresti alla persona che sai di amare i tuoi sentimenti? No. Probabilmente non lo faresti. Terresti tutto dentro, fino alla fine. Ti inventeresti cazzate su cazzate, pur di non lasciarla in quel dolore. Arriversti al punto di farti odiare.
Va bene dai.
Alla fin fine ho vissuto al suo fianco.
- flusso out