Ogni cosa ha i suoi rovesci della medaglia. La tecnologia, in sé, è neutra. Dipende tutto da come la usi.
Solo nell'ultimo semestre ho seguito la conformità legale di 3 progetti "play-to-earn" e vi assicuro che il livello di complessità va abbastanza oltre la monetizzazione di collezionabili, perché questi progetti sovente includono almeno 3 categorie di tokens (NFTs più altre 2) e svariati smart contracts collegati tra loro a sistema per automatizzare i rapporti contrattuali.
Tutti i giochi play-to-earn sono accumunati da alcune caratteristiche:
- prevedono che gli NFTs siano associati a degli assets in-game necessari per giocare (es. le creaturine Axie in Axie Infinity, le fabbriche o le terre in altri gestionali, e così via), di fatto un biglietto di ingresso;
- la valuta del mondo di gioco che si vince completando eventi può essere impiegata per potenziare le stats dei tuoi assets (il pg, la creaturina, le fabbriche, ecc.) ed è a sua volta un fungible token scambiabile su exchange;
- tutti i progetti prevedono un terzo set di token, anche in questo caso fungible, che attribuisce all'acquirente diritti di staking (deposito questi token per fornire liquidità al team di sviluppo, in cambio avrò delle rendite), di governance (voto per dire la mia su come il gioco dovrebbe migliorare/evolvere) e di pagamento (posso spenderlo per acquistare altri NFTs di quel gioco o altri assets, a seconda dei contenuti acquistabili previsti da quel gioco.
Soprattutto la funzione di staking del terzo set di token, se non perimetrata a modino, fa diventare easy il fungible token un prodotto finanziario, il che fa scattare tutte le criticità legali (e morali) dell'offerta di prodotti finanziari tokenizzati (security token) al pubblico non vigilata dalle autorità come invece dovrebbe essere.
Con l'NFT la promessa di rendite invece difficilmente muta il token in un prodotto finanziario, perché solitamente, proprio per ragioni di gameplay, per farne lievitare il valore, si presume che si debba giocare per alzarne le stats. Non è un ritorno passivo da operazioni di investimento. La rendita da valore collezionistico invece non fa testo: banalmente la si ha, in piccolo, anche con le collector's edition fatte in tiratura per davvero limitata.
Ciò detto, questi tokens si inseriscono easy, in giochi per loro natura prevedono elementi rpg e sistemi economici, senza snaturare nulla o quasi a livello di game design: simil MMORPG, card games, Pokémon-like, gestionali e strategici. Infatti per il Mulinello è stato un passaggio naturale.
Un fenomeno contiguo al play-to-earn è quello delle gilde: ossia, gli NFTs per giocare costano troppo, io gioco per una società che compra gli NFTs e dividiamo i guadagni delle mie vincite in-game. In pratica la società mette i mezzi, tu giocatore-lavoratore metti la manodopera. Anche questo ha i suoi pro e contro: in paesi del terzo mondo, diventa praticamente una forma di lavoro che risulta in stipendi superiori a quelli guadagnabili in quei paesi; il rovescio è che, specie le start-up che spendono meno per "mettersi in regola" ne fanno lavoro nero se va bene, minorile se va male.
Ubisoft - chissà perché non mi stupisce -ci sta puntando duro. Oltre ad aver rilasciato la sua piattaforma di NFTs ha investito potentemente in una società che, a sua volta, ha partecipazioni in società di sviluppo di giochi p2e e in una delle maggiori gilde (Yield Guild Games).