L'ho finito poche ore fa. I Paper Mario me li sono passati tutti, e pur avendo apprezzato molto sia Sticker Star che Color Splash, questo Origami King è decisamente due spanne sopra ai predecessori del "nuovo corso". L'ho giocato col terrore costante che prima o poi avrebbe mollato il colpo, che sarebbe arrivato il capitolo poco ispirato, il dungeon palloso, il riciclo, invece rilancia e si reinventa ad ogni sequenza, stupendoti anche dopo venti e passa ore nel suo mondo cartonato.
Già all'inizio fa capire di che pasta è fatto, facendo dire a Luigi, accompagnatore di Mario, "fammi mettere qui il kart, non mi va di lasciare la mancia al parcheggiatore", che è un'affermazione così disarmante da farmi pensare "e ora come faranno a superarsi?"
Se fossi un recensore amante del profumo delle proprie scorregge potrei persino arrivare a dire che, in un medium dove tutti vogliono essere Steven Seagal, The Origami King è Nino Manfredi. Ha classe, mestiere e stile, ma talmente sottotraccia, talmente in sintonia con sé stesso, che fa tutto così a puntino da poter sembrare mediocre. Ogni capitolo è suddiviso in una serie di ambientazioni che possono sembrare già viste, ma riesce sempre ad aggiungerci un tocco personale, una sfumatura inaspettata che da al tutto un altro sapore, e nessuna parte si prende più tempo del dovuto, ma riesce anzi nel difficilissimo compito di lasciarti sempre il languore di un boccone in più, che però non c'è, quella parte è finita e bisogna muoversi verso la prossima, e un po' ti scoccia ma va bene così.
Per me è il miglior capitolo della saga dopo Il portale millenario, esclusivamente per il combat - tra i due, purtroppo, da questo punto di vista non c'è partita.