Non dovrebbe essere motivo d'orgoglio essere associati alla mansione più bella e importante del mondo, ovvero accudire un figlio?
E niente, c'hai proprio voja de fa' incazza @Ruko, almeno ammettilo!
Da egualitario para-femminista e altri paroloni a caso, dico che queste polemichette hanno davvero stancato.
Incazziamoci, tutti i giorni, per la difficoltà di insegnare il rispetto e l'uguaglianza in una società bigotta come la nostra, piuttosto. Ché ancora c'è chi impedisce ai figli di leggere Piccolo Uovo, là fuori.
Con queste prese di posizione sul niente, al contrario, si svilisce e ridicolizza una battaglia di libertà e giustizia.
Un po' quello che fanno i saccheggiatori con le proteste, i complottari con le rivendicazioni sociali e ambientali... O Fusaro con la sinistra.
Ah, il benaltrismo, malattia dei nostri tempi. Ma scusa, che hai un carnet per le indignazioni, tipo ticket restaurant? Devi stare lì a decidere per cosa staccarne uno, che altrimenti a fine mesi non ci arrivi?
Una cosa non esclude l'altra. Ci si può indignare per le piccole e le grandi cose, non ci sono controindicazioni (a parte il fegato malato). Sono d'accordo che magari non lo si deve fare sempre e comunque, perché ci sono contesti e contesti. Se vedo una pubblicità sessista, posso farmi una risata e comprare dalla concorrenza. Ma su un'applicazione di Stato, ho tutto il diritto di farmi rodere il culo, perché è una cosa che rappresenta anche me (e per la quale ho dato dei soldi).
Non è benaltrismo. E' realismo: l'Italia (nonché il mondo) è letteralmente piena di donne che accudiscono bambini (a prescindere dal ruolo di madre e di figlio, peraltro).
Quell'immagine non offende nessuno, anzi testimonia una realtà fattuale. Nel fare ciò ne trascura altre? Pazienza. Il suo scopo non è rappresentare un campionario di umanità (per il quale sarebbero necessarie svariate immagini), quanto risultare immediatamente riconoscibile. E, bene o male, ad oggi tutti abbiamo avuto una donna che ci ha accudito. Fossero anche le madri dei nostri due padri gay
Così come abbiamo tutti un riferimento immaginifico di un uomo che stia al pc. Oggi lo fanno sempre di più anche le donne? E meno male, cazzo. Ma questo non ribalta l'utilità di rappresentarvi un uomo. Una cosa non invalida l'altra.
Paradosso: invertiamo le parti nel disegno. Grande esempio di apertura mentale, applausi da una nicchia di intellettuali e associazioni LGBT che si annusano le scoregge soddisfatte*. Dall'altro lato mezza Italia, che avrebbe solo voluto installare Immuni per sentirsi più protetta, e invece si sta grattando la testa confusa. Polemica uguale e contraria della Cei, ancora più odiosa ma molto più pervasiva causa mezzi e risonanza. Ennesimo dibattito sterile fatto di latrati e alzate di scudi.
A che pro?
Esistono i concetti di
norma, di
maggioranza, di
abitudine, di
uso comune, e finché vengono usati per produrre riconoscibilità, non fanno male a nessuno.
Diventano gravi qualora vengano usati in contesti di informazione legati alla coppia, alla famiglia, alla sessualità, alle relazioni in generale. Ma non mi sembra proprio questo il caso.
Fossilizzarsi su questi dettagli ridicoli vuol dire cercare lo scontro sempre e comunque...Che dovrebbe essere l'ultimo desiderata di chi persegue una causa con serietà e intelligenza.
Firmato: Gaissel, anticlericale, antifamilista, che sogna un mondo di coppie e famiglie aperte e allargate dopodomani
*A tal proposito, una delle cose più belle prodotte da Ortolani è la graphic novel
Cinzia. Un atto d'amore verso la diversità e la libertà di essere se stessi, che non manca però di ironizzare in modo arguto sulle posizioni intransigenti di un certo tipo di attivismo.
Leggere asap tutti