@Van, probabilmente dovresti entrare in questo topic solo se ritieni di poter portare un contributo utile, come hai fatto, ma senza indurre immotivato malumore in chi ti legge.
Difficile che uno pacato come Van possa indurre malumore in qualcuno che posta
sempre di malumore e in un post su due chiama qualcuno deficiente, coglione, imbecille e gli augura la perdita dei diritti civili
Comunque la storia di Wis è utile per capire come a livello organizzativo non c’è nessun accordo tra le varie parti d’Italia.
Nel torinese, da almeno 10-15 giorni, il 112 si lava completamente le mani di qualsiasi segnalazione non urgente. O hai sintomi gravi e dichiari di essere disposto a essere portato in ospedale se loro vengono e ti trovano effettivamente grave, altrimenti “chiami il suo medico/la guardia medica”.
I numeri di riferimento (regionale e nazionale) ti danno le informazioni se le vuoi, ma quando chiedi “che cosa devo fare?” la risposta è “chiami il suo medico/la guardia medica”.
Le aziende dicono ai lavoratori “fatevi mettere in isolamento dal vostro medico”, ma circolari regionali e dell’INPS hanno espressamente dichiarato che i medici di famiglia possono mettere come motivo dell’assenza da lavoro “isolamento a scopo preventivo (o diciture simili)” SOLTANTO se il Dipartimento di Prevenzione locale ha autorizzato questa dicitura per il paziente specifico.
Ma affinché il Dipartimento dia questa autorizzazione, il paziente avrebbe dovuto fare il tampone e risultare positivo.
Ma allo stato attuale, da diversi giorni, il tampone viene fatto solo a chi arriva in ospedale con sintomi compatibili con Covid.
Pertanto è evidente che ci sono in giro persone tenute a casa con certificati non conformi, e sarà un vero spasso se a settembre l’INPS deciderà di passare al setaccio tutti questi certificati e di metterne in discussione le diagnosi.
Nel torinese le segnalazioni di casi sospetti non ricoverati, da due settimane, sono completamente a carico dei medici di famiglia e di guardia medica. E non è noto se e quando, in base a queste segnalazioni, venga qualcuno a domicilio a fare il tampone. In qualsiasi caso non grave, che non richiede ricovero immediato, la risposta da tutti i contatti è “chiami il suo medico/la guardia medica”.
Si stanno attivando delle unità di medici che, insieme a infermieri, andranno a domicilio delle persone segnalate per fare il tampone (così si spera, vedremo le disponibilità) e per verificarne le condizioni. Questo allo scopo di non far andare a casa dei sospetti i medici che devono garantire l’assistenza sul territorio per tutte le questioni non riguardanti il Covid, e per i quali la dotazione di DPI da parte delle ASL è decisamente carente.