In questo anno di giocare tanto con giochi in cui si gioca poco, vorrei spendere due parole su
Citizen Sleeper, gioco narrativo uscito in primavera su Game Pass e forse uno degli... sleeper hit dell'anno. Ok, ora che ho fatto la battuta si può chiuder...
No, va bene, ve ne parlo. Intanto, la cover e un'immagine esplicativa.


In
Citizen Sleeper siamo uno Sleeper, automi la cui coscienza è stata clonata da quella di esseri umani che per scelta o necessità hanno venduto anima e corpo, letteralmente, a una megacorporation del futuro. Tuttavia, il nostro Sleeper è riuscito a fuggire dalla struttura-prigione in cui era rinchiuso ed è approdato come clandestino a Erlin's Eye, una base spaziale sospesa nel nulla in cui dovrà ripartire da zero, tra intrighi, malavita, un passato scomodo che ritorna e nuove battaglie al fianco o contro la variegata popolazione locale.
L'ambientazione è quella tipica cyberpunk, con palazzi alveare, modifiche corporali, cyberspazio, hacker, cacciatori di taglie, neon e compagnia bladerunnerante. Ma scordatevi gli scorci mozzafiato: tutto avviene tramite una mappa e un'interfaccia testuale. Ogni giorno lo Sleeper si sveglia e deve dosare le sue energie fisiche e il numero di azioni a sua disposizione, direttamente legato alle prime, per sostentarsi e portare avanti le diverse trame della storia, eseguendo tiri di dado di difficoltà variabile. I menu sono piuttosto chiari e i personaggi rappresentati da disegni in stile fumetto, ma tra una decisione strategica e l'altra tutta l'azione procede tramite racconti, solo in inglese, scritti con grande perizia. La prosa è curata, ma non pesante.
All'inizio le risorse sono stringenti, il ritmo è serrato e ci si sente in perenne affanno, poi il gioco si apre, le risorse si fanno più abbondanti come le sottotrame tra loro più o meno intrecciate, e l'ansia iniziale lascia spazio all'approfondimento dei legami, delle storie, a volte anche alla commozione, in un susseguirsi di vicende umane che prendono letteralmente vita nella testa di chi gioca mentre si scorrono le righe e le icone di questo gioco tanto statico sullo schermo quanto dinamico a livello di esperienza e coinvolgimento.
Per Polygon è il secondo miglior gioco dell'anno, io credo di preferirgli
Pentiment, ma la decina di ore che dura secondo me sono ben spese.