Mentre scrivo sto sfogliando velocemente gli scatti presi negli ultimi due mesi, per ognuno di essi sarebbe allettante ricostruire una storia, al minimo curiosa, al massimo trascinante.
Eppure sarebbe un torto a chi ancora non si è cimentato.
Sembrerà kitsch chiosare in questo modo a questo punto, ma fatevi un favore: cercate di giocarlo su un oled, in HDR.
Era dal 2017 che non rimanevo sorpreso con questa frequenza ed intensità. Ho capito effettivamente di che pasta fosse fatto
qui, domandandomi se quelle sfere fossero l'ennesimo script ben contestualizzato o sostanza.
E mi ci è voluto qualche minuto per realizzare, dando per scontato si trattasse della solita solfa. Del resto i corpi sferici si erano fermati, nel frattempo. Figurati, tutta scena : ).
E già sul punto di passar oltre, sconsolato, ecco l'evento che squarcia il velo di maya: si rimettono in moto, i tre corpi, e così anche la mia fiducia nel futuro del videogioco.
C'è un retroterra culturale sterminato dietro tutto ciò, di come debba funzionare consistentemente un gioco, di come funzioni la realtà e soprattutto di come queste due facce possano convergere e andare a creare qualcosa di ludicamente rilevante, colto, nonché percettivamente rigoroso, quindi intuitivo, eppur mai vissuto da alcuno.
C'è l'enigmistica che è Ocarina, l'interfaccia che è Prime, fisica che è Galaxy, storytelling ambientale che è Half-Life, un certo tipo d'estetica visiva e sonora che è Halo. Ci sono No Man's Sky e Starfield in modi che desidererebbero, ma mai raggiungeranno, per l'efficacia con cui viene resa l'essenza del movimento nello spazio.
Il movimento è la chiave.
C'è quindi l'accelerazione che presto diventa inerzia nel vuoto, la caduta che è gravità, spostamento che è correzione di più vettori combinati, luminosità che è materia o... mancanza di.
A cornice di tutto lo scibile appena enumerato c'è la cultura della memoria e di quanto inestimabile sia la sua trasmissione.
E' una piccolissima storia, così piccola che al primo decollo ho picchiato (letteralmente) la capoccia sulla luna, eppure attraverso essa ho scrutato coi miei occhi i bastioni di Orione e i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, quando ormai davo per scontato fosse impossibile.