Demon Quest '85L’idea di “stagione“ declinata da Playdate prende in più di un’occasione la forma di una raccolta antologica, una sorta di Ai Confini della Realtà videoludico, dove ogni titolo è un corto, una mini storia bizzarra, autocontenuta, mai completamente realizzata forse, ma che lascia quella piacevole sensazione di aver sperimentato qualcosa di diverso.
Demon Quest ’85 si inserisce perfettamente in questa linea. E’ un titolo con una meccanica semplice e bizzara, che fa dell’atmosfera e della narrazione il suo punto di forza. E’ però anche un'opera breve, da sperimentare una volta sola, salvo vedere attraverso le sue maglie e scoprire che la magia, in realtà, è più che altro fumo negli occhi, frutto di una messa in scena ben orchestrata.
L’antefatto: scoperto un libro di magia nella stanza del proprio fratello, il protagonista, come ogni teenager che si rispetti, si getta a capofitto in improvvisate sedute spiritiche che porteranno a risultati inaspettati e non sempre piacevoli.
In sostanza, ogni evocazione richiederà di assemblare un trittico di compagni con necessità che possano stuzzicare la curiosità del demone di turno, oltre a dover individuare la giusta musica e il cibo da sacrificare. Il processo deduttivo è semplice ma coinvolgente e ricorda alla lontana una versione per principianti di quello di Return of the Obra Dinn. Ciò che dona un piacevole gusto al tutto sono le scelte (spesso binarie) da operare, che porteranno nella maggior parte dei casi a risultati agrodolci. Potrebbe benissimo intitolarsi “fai attenzione a cosa desideri” e non farebbe torto al suo contenuto.
Demon Quest ’85 è dunque un titolo sperimentale, che difficilmente potrebbe esistere fuori da un ecosistema come Playdate, dove questi corti videoludici rispecchiano fedelmente la filosofia sovversiva e minimalista del progetto.
Voto:7
Voto manovella: quale manovella?