A me è piaciuto molto, nonostante una parabola umana straight forward e da operetta, che insomma se la racconti dritta per dritta è di un pietismo elementare, eppure ero sempre con lui. Mi ha coinvolto e colpito durissimo.
Ma con dei ma.
Non lo so, il film si chiama Joker, non mi sono anticipato granché ma le trollate a Phoenix nelle primissime foto in cui appariva truccato, l'eco delle prime conquiste in seno alla critica e la coda delle polemichette "cinecomic/non cinecomic" e "Sorsese Vs. Marvel" che, superate una certa, fanno più sfiga di "il videogioco è arte?" me le son beccate anch'io. Per cui, insomma, sapevo che era un film su Joker.
Però per me nel momento in cui diventa Joker perde qualcosa. Così come nel momento in cui quella che pareva una NY sostanzialmente 1:1 dei capolavori della New Hollywood si rivela essere Gotham, sebbene abbia sempre saputo che fosse Gotham. Mentre mi son piaciuti...
...i collegamenti e, in seguito, i rispettivi approcci a Wayne Senior e Junior, pur con tutto il loro essere figli della sinossi da operetta di cui sopra
È uno stato d'animo difficile da razionalizzare e mettere giù in un discorso logico e nemmeno mi interessa, mi faccio bastare e avanzare quello che il film mi ha trasmesso. Da qualche parte su Facebook ho visto
@Mr.Pickman definirlo "un eterno primo tempo". Ecco, è una descrizione che fotografa perfettamente il mio stato d'animo e si merita dei credits pubblici.
Per quanto riguarda l'esplosione sociale. Lui secondo me è semplicemente una scusa, un'idealizzazione, quello che, con le dovute proporzioni per ciascuno di essi, nel mondo reale sono la Thunberg, Burioni, Angela, Mentana, il Signor Distruggere, Salvini, Er Faina, Traini e chiunque oggidì sia in grado di infiammare, in un senso o nell'altro, gente anche con una cognizione ultra-superficiale dei discorsi intavolati da queste personalità. E trovo semplicemente perfetto il dosaggio che i media e le istituzioni apportano alla ricetta. Per cui ci sta benissimo il random con cui tutto ciò avviene, quello con cui lui se la vive e, infine, l'intenzionalità con cui lo cavalca.
È un affresco accurato e amorale della follia dei nostri tempi [e probabilmente del 1981] e mi piace che ce lo venga splattellato in faccia, senza troppi giudizi fatta eccezione per gli obblighi istituzionali derivanti dall'essere una origin story. Non ci sono eroi e anti-eroi, non c'è scampo per nessuno di fronte a questo specchio, nemmeno per me, che per una certa parte del film ho seriamente pensato che, se preso adeguatamente a calci in culo dalla vita, Arthur potrei benissimo essere io, per poi ritrovarmi seriamente ad ammettere che io uno così non lo aiuterei manco per il cazzo, come i tantissimi Arthur da cui sono circondato o che mi è capitato di incrociare.
Secondo me non fa una grinza, eppure per come è stato poi realizzata, tutta questa deriva mi è sembrata un po' scollata e posticcia. Una montagna che ha partorito un topolino.
E un emblema di questo mio sentimento ambivalente è...
...l'omicidio di Thomas e consorte. Arthur aveva tutte le ragioni del mondo per desiderarlo e mi starebbe stato benone. Un random aizzato dal populismo che rappresenta, come poi si è scelto di rappresentare, aveva anche lui le sue buone ragioni e mi starebbe stato ugualmente benone. Eppure, per come lo hanno apparecchiato mi è sembrato giusto un goodie troppo, troppo fanservice. Buttato là, tra le altre cose, senza un gran senso del climax.