Summer Of Soul (2021, Ahmir Thompson)
Documentario sull'Harlem Cultural Festival del 1969.
Un festival lungo sei weekend dove suonavano i nomi più famosi della musica black del periodo.
In se, un sorta di best of delle performance tra i nomi colossali che vi parteciparono.
Questo alternato a disquisizioni sulla condizione della comunità nera dell'epoca, sui grandi assassinii di quella decade, sui piccoli passi avanti che riuscivano a rosicchiare in quel periodo gli afroamericani oltre a che approfondimenti sui vari generi che a quel tempo la musica nera poteva contenere.
Un mondo variegato vastissimo, da capogiro, e spesso vediamo il pubblico (in larghissima prevalenza neri) disorientato, preso alla sprovvista, lontano dal luogo comune di chi ha il ritmo nel sangue.
Ma soprattutto, ripeto, grande rilevanza è proprio il raccontare tramite la musica dove stava andando la comunità nera in quel periodo.
Emblematiche le proteste da parte del pubblico e degli artisti per l'uomo sulla luna, evento avvenuto in quei giorni, e tutti a chiedersi che senso ha investire così tanti soldi in un progetto così roboante quanto c'è gente che muore di fame.
Quindi molta retorica, troppa per i miei gusti, un chiedere soldi ed aiuti neanche l'Italia per il PNRR. Che poi bisogna vedere che ci fai con i soldi se non te li guadagni e te li dà qualcun altro.
Ma lasciamo perdere.
Perchè molta troppa retorica ma condita con la musica più bella di quell'epoca.
Io inizio ad elencare chi appare in questo documentario, fermatevi quando è troppo:
B.B. King, Stevie Wonder, The Staple Singers, Mahalia Jackson, Herbie Mann, Abbey Lincoln and Max Roach, Sly & The Family Stone, Nina Simone.. e molti altri.
Naturalmente spiccano questi ultimi 2 nomi che regalano performance strepitose, veramente un Zeitgeist profondo, perfettamente centrato.
La band di Sly con componenti anche bianchi e con alla tastiera e alla tromba ragazze, è tutt'ora meravigliosa da vedere, figuriamoci nel 1969.
Infine, si dà spazio anche agli spettatori dell'epoca a cui il regista propone oggi le immagini del concerto per cercare di tirare fuori ricordi e le emozioni associati a quel periodo.
Soprattutto nell'ultima scena una lacrimuccia potrebbe scendere, anche perché ci rammenta che i ricordi se non vengono testimoniati, rischiano di perdersi.
E questo è un male, sperando che si impari dai propri errori.
Perché il documentario in questione è soprattutto fatto dalle riprese del concerto di quei giorni, riprese scomparse nel nulla fino ad oggi per il semplice fatto che ha nessuno interessavano.
Si ritorna con quello che ho detto per LA '92, che dei neri in America nessuno se ne frega. Magari a partire anche da loro stessi.
Naturalmente il paragone con Woodstock è inevitabile, stessa estate, uno finito nella leggenda, questo nel dimenticatoio.
Personalmente a volte ha degli stacchi di montaggio un pò troppo repentini soprattutto nella prima parte ma poi si riprende.
Insomma, dipende quanto freghi l'argomento, ma la musica che si ascolta è strepitosa e i nomi coinvolti sono lì ad assicurarlo.
Questo lo certifica come un bel documentario.
Magari è anche interessante come testimonianza di quello che è la musica oltre al puro piacere di ascolto in sè.
Però ripeto, si entra in un mondo di retorica dove mi sono abbeverato troppe volte e infine ho ripudiato, quindi ho sentimenti contrastanti.