Winning (2017) di
Jacqueline JosephLink Letterboxd
Diversamente da quanto suggerisce il nome, Winning è un documentario sportivo che perde. Ah!
Eppure, il format sembrava vincente (o almeno pareggiante): cinque atleti che hanno fatto la storia (e che atleti!) raccontano cosa significhi per loro il concetto di vittoria (e beccatevi anche la rima!).
Cinque interviste da salotto che si alternano con la palese intenzione di non rompere le palle. Ma ci riescono? Questo ve lo spiego dopo. Prima voglio elencare gli atleti, nel mio personalissimo ordine di preferenza...
Edwin Moses, ostacolista. Uno degli uomini più eleganti che abbiano calcato le piste. Che ci racconta com’è stato difficile iniziare da diversamente bianco e come ancora oggi gli roda il culo per Mosca 1980.
Nadia Comaneci, ginnasta. Una delle bambine che è stata di più in TV prima di Non è la Rai. Che ci racconta cosa vuol dire prendere 10 alle Olimpiadi quando l’amiche sua manco pijavano 7 in condotta.
Martina Navratilova, tennista. Una delle donne più diversamente attraenti ad aver calcato i campi. Che ci racconta come si scappa dalla Cecoslovacchia, cosa significa essere lesbiche negli Stati Uniti e ora abbassa lo sguardo, ciccio, o ti smonto quella testa fottuta.
Jack Nicklaus, golfista. Dev’essere capitato negli studi per sbaglio. Il golf è uno sport? No. Di lui possiamo dire che è grasso. E che, nonostante tirasse palline in una buca, ci crede ancora oggi durissimo. Ma vai a cagare, Nicklaus.
Esther Vergeer, tennista su sedia a rotelle. Che avrà anche vinto qualcosa come un mijardo di partite di fila, ma non mi toglierete dalla testa che il politicamente corretto ha scassato la uallera. Con tutto il rispetto.
E quindi? Quindi il documentario, nonostante tre atleti di interesse, non funziona. Non funziona perché qualsiasi narrazione non fa in tempo a “entrare”, che inizia lo spezzone con un altro atleta. Non funziona perché chi fa le domande è ispirato come un poeta belga. Non funziona perché, anche se la Comaneci e la Navratilova ci provano, a far capire cosa significa “vincere” per una persona che è nata per vincere, il regista non riesce a dare forza a nulla. A questo punto, tanto vale guardare Nicklaus che si scappera.
Bottom line: A volte non è facile nemmeno vincere facile.
Voto: due palle (corte) su cinque