Gli altri due sono Supraland e The Outer Wilds, per la cronaca.
Chiaramente colpa mia.
Macché colpa, ci sono momenti che richiedono certi giochi e ne rimbalzano altri. Io ho giocato Sekiro solo quest’anno ed è diventato il mio Miyazaki preferito, in compenso ho in libreria Dark Souls 3 che mi guarda languido da anni, e ho amato visceralmente i primi due.
Peraltro l’ho pure iniziato, DS3, ma proprio quel mood mi ammazzava la vita.
Sono tre giochi super validi per mille motivi, ma richiedono anche un bell’investimento (soprattutto Outer Wilds, direi).
Questo è quella roba lì che dice Maxx ma di Phoenix Wright penso ci sia solo il processo finale (e a quanto ho capito è estremamente semplificato, nulla a che vedere con il titolo Capcom).
Per il resto è completamente dedicato all’esplorazione dell’isola (che è inaspettatamente piuttosto grande) e all’interazione guidata con i personaggi.
Mi ha stupito enormemente la competenza con cui è stata gestita la deambulazione, in quello molto simile a Supraland, con geometrie definite, attriti coerenti e uno sprint & jump godereccio che nemmeno i primi ID Software. Questo si risolve solitamente nel fatto che per raggiungere un luogo ci possono essere più strade più o meno acrobatiche, e inoltre rende l’esplorazione dei luoghi (molto complessi e verticali) davvero interessante.
La vicenda poi sembra strutturata davvero bene, con un intreccio incasinato ma che si dipana efficacemente a colpi di ritrovamenti.
Spiazza molto l’inizio del gioco in media res, dove seriamente non si capisce da che parte si è girati e continuano a menzionare nomi e avvenimenti completamente incomprensibili.
Scoprire il contesto è parte del divertimento, visto che il world building è mostruosamente complesso, profondo ed articolato.