Se esci da TFP ti accorgi che è così, che altrove c'è gente attaccata tutto il giorno che gioca di tutto, fra cui un paio di MMO e altri service game. Il tempo basta, se ce l'hai.
Eh, è sempre un discorso molto complesso.
Avere un passione per qualcosa significa investirci tempo, secondo desideri e gusti. Se suono la chitarra e voglio farlo in un certo modo so che ci devo passare alcune ore al giorno. Posso impiegarci di meno poi però i risultati si vedono. Così come la lettura, leggere libri prende tempo e poi bisogna informarsi.
Quello che differenzia le persone è l’approccio e come sempre
@Laxus91 ha ragione. Si tratta di competenza e attenzione, rendersi competenti in qualcosa sviluppa quella benedetta cultura di cui ogni contesto necessita. Ma la cultura non è da intendersi in senso quantitativo (più o meno cultura che non vuol dire un cazzo) o in base a titoli (che nei vg difficilmente esistono), “avere la cultura dei vg” (come avere “cultura del cibo”, “cultura dello sport” ecc.) significa rendersi qualitativamente consapevoli di quel contesto e operare scelte. Per questo poi in base al tuo tipo di cultura puoi scegliere cosa sia appropriato per te.
Ho la sensazione che di media il videogiocatore si lamenti a vuoto e impropriamente.
Io non capisco perché lamentarsi dei modelli proposti di videogioco quando in realtà esistono soluzioni per ogni tipologia di giocatore, intenso come interesse, tempo, denaro e filosofia di gioco. Se hai 5 figli, lavori 10 ore al giorno, hai mezz’ora a settimana per videogiocare e ti metti a giocare a un open world di 100 e passa ore per me il modello di vg non c’entra nulla e l’ignoranza è del giocatore. A quel punto è più logico orientarsi verso modelli di consumo e di gioco più confacenti al tuo tempo e alla tua voglia.
Che senso ha lamentarsi di qualcosa che dura ore e ore se non sei il target? Perché poi, attenzione, non è che tiri su tutto l’ambaradan grafico e tecnico di Horizon Forbidden West per farci il giochetto da 10 ore, non ha senso e non conviene. Passa oltre e gioca altro no? Leggo di gente che gioca sempre lo stesso tipo di gioco (open world) e dopo 20 ore è sempre la stessa lamentela. Eh, ma non ci arrivi da solo che non faccia per te? E se non fa per te, perché vuoi cambiare il gioco invece di rivolgerti altrove come logico?
L’ho scritto ormai diverso tempo fa e ne sono convinta: la famosa evoluzione del medium non c’entra niente coi contenuti e le tematiche, l’evoluzione del medium è la maturità del giocatore che sa a che modello di videogioco avvicinarsi per legittimare soggettivamente il proprio tempo. Con quest’ottica oggi viviamo l’Eden del videogioco: c’è tutto per tutti nelle forme e le modalità che si vogliono. E il tempo te lo devi dare se pensi che quella cosa abbia senso. Dici bene tu
@Nemesis Divina, 850 ore per Geshin. 850 ore per un singolo gioco con caratteristiche peculiari significa che Neme ha fatto una scelta, poiché con 850 ore ci scappavano tipo 100 indie da giocare, non è che non avesse tempo.
Così come si è liberi di iniziare 20 giochi e non finirne manco uno “rispettando” il proprio tempo. Se ti piace avere questo rapporto coi vg chi ti contesta, però ecco vale anche al contrario.
Poi è anche in discorso che ha molte contraddizioni interne.
Cento ore di Tsushima sono inaccettabili ma duecento di Elden Ring sì? O il tempo è sempre tanto (quindi il modello è comunque sbagliato) oppure il criterio è quello della qualità (percepita). Secondariamente: che problema c’è nel rimanere 6 mesi su un videogioco che magari si è pagato 50-60 euro? Non è vietato e se si tratta di un modello economico alla lunga non sostenibile chi di dovere farà i dovuti cambiamenti.
Ti piace l’open world da 200 ore? Te lo compri e ci giochi.
Ti piace il modello indie con giochi focalizzati e inventivi? Te li compri e ci giochi.
Non ti piace spendere soldi per i vg e vuoi un servizio che ti dica cosa giocare mese dopo mese? Ti fai il Game Pass e ci giochi.
Cioè, mi sembra tutto molto chiaro e devo aggiungere che poi non esistano per forza approcci migliori, guadagni sempre qualcosa e perdi sempre qualcosa. Tipo, per me le cose più interessanti lato gameplay degli ultimi 2 anni provengono dagli AAA, poco da fare, c’entra poco che siano giochi per le masse e commerciali, la qualità di un certo tipo richiede metodo e lavoro. Però devi sceglierli con cura. Differentemente, se non avessi giocato certi indie mi sarei persa capolavori artistici, che so, tipo Blasphemous. Ma anche tra gli indie c'è tanta merda.
Per me la questione è la definizione del videogioco come hobby/pratica/passatempo/disciplina. Se si tratta di “giochini” allora tutti questi discorsi sono perfettamente inutili, in un senso o nell’altro. Se invece si riconosce al vg un’evoluzione dei modelli di consumo, approccio e consapevolezza allora, COME IN TUTTI GLI ALTRI CONTESTI non è l’offerta a determinare il fenomeno ma le scelte del giocatore. Il mercato poi segue, differenzia, specifica.
E quindi la sua cultura in merito, nell’accezione già spiegata.