Allora, finita.
Le ultime 3 puntate coordinano e spingono un'anima al binge watching ossessivo, come non mi capitava da parecchi lustri. Complessivamente, mi è piaciuta. Ohh incredibile eh? E anche inaspettato. Beh, come in tutte le cose, c'è sempre un perfetto equilibrio.
LUCE
cálë
Lo confesso, io che avevo maturato così tanti dubbi al principio e nel mezzo di questo sentiero, devo ammettere che mi sbagliavo, almeno in parte. È stata, alla fin fine, una stagione dignitosa, e che, almeno narrativamente, va da qualche parte, se da qualche parte deve andare. Una cosa non piccola se ci si pensa oggigiorno, dove la maggior parte delle storie che sentiamo non si dirigono da nessuna parte ma restano confinate in un limbo. Non voglio mettermi a spaccare il capello, la fedeltà o l'infedeltà dell'opera è materia oltremodo vasta e complessa, e non mi sento di metterla nella luce della produzione, ma bensì,nella sua ombra. L’altissimo livello produttivo della serie invece mostra naturalmente che si può fare una serie fantasy di ottima fattura (a livello coreografico/estetico/stilistico) e che ci si può anche prendere dannatamente sul serio, e Rings è solenne, prolisso (fin troppo), ma anche sofisticato quel quanto che basta per far emergere un indefinito senso di casa che i lettori ben conoscono. C'è stata passione per la scrittura, ho percepito la voglia di un fan che vuole a tutti i costi partecipare alla stesura di qualcosa di epico, forse con più coraggio che effettiva abilità. Questa serie ha attraversato diverse stagioni, mi è piaciuta abbastanza la narrazione e il tono che si è equamente diviso in tre netti tronconi stilistici: aulica per gli elfli, terrena per gli uomini, e rocciosa per i nani. Mi è sembrata un'idea vincente, perché è una serie così enorme che bisogna starle dietro per forza anche in queste cose, e qui fa la voce grossa. È vero, i due showrunner sono inesperti, e spesso la ruota è quadrata (eccome) e non le azzeccano tutte, sia come personaggi, che dialoghi, che narrazione: ogni tanto si sente lo scorrere del tempo forzatamente accelerato, una corsa a perdifiato per stare dentro i limiti cronologici delle 8 puntate (come The Witcher...sigh) ed è un po' un peccato perché più esposizione avrebbe giovato ad alcuni rapporti che sono fin troppo tesi e repentini allo spasmo proprio nelle battute finali. Mi ha dato, sebbene solo a tratti, l'idea del teatro di posa in alcuni frangenti: ovvero le cose devono accadere ad ogni costo, non per una sua logica interna. Un momento prima siamo dai nani, un attimo dopo siamo dagli elfi, salvo poi vedere unire i filoni alla svelta, come se non ci fosse più tempo disponibile. È una serie che, ad una certa, decisamente ci tiene a consegnare il compito finale, per far capire a tutti che il viaggio è solo all'inizio, mi sta bene, anche se questo viaggio ha avuto molte buche e scossoni.
OMBRA
Burzum
Resto dell'idea che l'high fantasy scritto dal leggendario Tolkien è inadattabile alle abitudini filmiche e culturali di oggi. Peter Jackson c'era riuscito, a malapena, ma aveva dovuto fare adattamenti spericolati dei testi, creare debolezze per creare empatia, stravolgere sul grande schermo un testo classico. Un lato di me pensa e resta nanicamente convinto che dovrebbero smetterla di torturare il suo lavoro senza pietà alcuna. Ne parlavo oggi stesso a pranzo con mio fratello, fan devoto di Tolkien più di me, e di parecchie leghe. Alla mia domanda se l'avesse vista mi rispose corrucciando il volto e mi disse:
"vederla o non vederla non fa alcuna differenza, ormai non c'è più traccia di questo che scrisse Tolkien, e a dirla tutta, non è nemmeno importante che vi sia traccia...ormai quello che non c'era è stato creato, quello che era stato scritto è stato interpretato, non ha più alcun senso parlare di vederla o non vederla, 3000 anni condensati in tre stagioni non sono adattamento ma riscrittura, che fa soldi sfruttando l'hype di tutti e di nessuno, sta bene ai più, forse è così che deve andare"La storia degli anelli del potere, di Numenor e della guerra tra Sauron e gli Elfi è narrata nel Silmarillon nei capitoli "Akallabeth" e "Degli anelli del potere e della terza era", cosi come nei Racconti Incompiuti, parte seconda, capitolo IV "La storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth re del Lorien". Le Appendici B del Signore degli anelli riportano in forma schematica ed estremente ridotta e riassunta le vicende narrate nel Silmarillon e nei Racconti Incompiuti del resto. Come posso dargli torto?
Amazon sostiene di poter sostenere che la trama è presa dalle appendici per non rischiare una battaglia legale con chi detiene i diritti del Silmarillon, ma è logico pensare che una serie che mira ad essere articolata su piu stagioni...
Come ombra registica, ci sono grossi e pacchiani errori di raccordo in termini di regia e montaggio. Mi riferisco in particolare alla pessima gestione del ciclo-giorno notte all’arrivo delle navi di Numenor, ma anche all’inseguimento di Adar. Ci sono errori di coerenza interna enormi, che nulla c’entrano con il rapporto con Tolkien, ma è invece la base di ogni buona costruzione narrativa: se i pelopiedi
dicono per vari episodi che lasciano indietro chi non riesce a stare attaccato al gruppo, con che coraggio viene poi detto, nel settimo episodio, che la loro forza è quella di stare uniti?
Se le navi di Nùmenor
sono appena arrivate nell’enorme Terra di Mezzo, un luogo in cui i numenoreani non mettevano piede da secoli, com’è che appena scesi dalle navi cavalcano come pazzi verso un piccolo villaggetto di cui teoricamente non conoscono nemmeno l’ubicazione?
Ci sono enormi problemi di scrittura che rimandano quasi sempre a un unico, identico peccato originale, cioè la volontà di creare delle scene madri “a prescindere” da quello che hai creato in precedenza, che vengono piazzate nella narrazione senza preoccuparsi dalla loro plausibilità rispetto a quanto visto nei minuti precedenti e questo, è un cazzo di problema macroscopico.
Arondir
che si mette a combattere con una specie di capoeira) che nulla a che fare con gli elfi né prima né dopo quella scena, oppure all’orribile, terrificante scritta “Southland” che diventa “Mordor”, una poracciata senza fine che sembra fatta da uno stagista diciannovenne con paint
sono cose che fanno digrignare i denti, perché mi fai una forgia in grandezza naturale, poi mi metti ste poveracciate.
Eppure, nonostante tutto questo, proprio il fatto che
Halbrand si sia infiltrato fra i suoi teorici nemici aggiunge un elemento di profondità che finora era mancato. Il fatto quindi che Halbrand-Sauron manipoli la sete di vendetta di Galadriel o la vanità di Celebrimbor, per spingerli alla creazione di un potere “oltre la carne” che finirà con il corromperli, è una scelta abbastanza rispettosa della tradizione ma anche, e soprattutto, capace di dare un senso a diversi elementi (comprese alcune rigidità) che avevamo visto fino a quel momento. Allo stesso modo è vero che pure in Tolkien Sauron arrivava sotto mentite spoglie a manipolare gli orafi elfici, ma in Rings of Power vediamo un elfo millenario e di rinomata abilità come Celebrimbor, che in tempo zero si fa dare un suggerimento metallurgico francamente banalissimo dal primo tizio che passa di lì. Ancora una volta, più che il cosa, conterebbe più del “come”.
In definitiva, una serie non pienamente sufficiente ma si può migliorare e si deve.