Ho dedicato la mia serata di ieri a questo nuovo viaggio di Simogo.
Dopo le cupe e rarefatte atmosfere di Year Walk, Sayonara Wild Hearts si presente con il suo aspetto queer friendly e sonorità accattivanti. Un'esperienza, un'installazione pop interattiva. Sicuramente c'è poco gioco qui, l'impianto è fortemente mnemonico, poco soddisfacente da un punto di vista ludico. In pochi frangenti la struttura risulta divertente da giocare (viene in mente la fase di Heremit64 e quella nel deserto, fors'anche quella con gli Howling Moon Wolves). Nella quasi totalità del resto del tempo si tratta di provare a reagire a input visivi che arrivano troppo veloci e subitanei per essere affrontati di pancia. Serve memorizzare, ripetere. E forse uccidere così l'anima di SWH.
Il titolo di Simogo è stato per me un flusso di musica e immagini, che funziona infatti benissimo perché pone poche barriere nell'arrivare alla fine della sua narrazione. Fluisce immergendo in un mondo di suoni e spettacolo visivo. Il connubio tra musica e giocato è ben diverso da Rez. Qui non si gioca con i suoi, non si è parte della costruzione musicale. Lo stesso ritmo non è centrale all'esperienza.
Ciononostante, le immagini si sposano alla perfezione con gli accadimenti a schermo. C'è un legame fortissima tra vista e l'udito. Le emozioni si trasmettono dall'uno all'altro, completandosi. Sayonara Wild Herats è il lungo videoclip di un concept album. Quasi una sorta di Moonwalker interattivo, ma certamente più coeso. Merita la vostra attenzione, cuffie degne ed uno schermo di degno polliciaggio.
Devo ammettere che fino alla prima vera, canzone pop SWH non stava entusiasmando. Pur durando poco meno di 2 ore ci ha messo quell'attimo in più ad ingranare di quello che mi sarei immaginato. Non è di certo l'impatto dell'Area 01/Buggie Running Beeps di Rez, insomma. Ma all'arrivo di Begin Again i peli sulle braccia hanno iniziato pigramente a risvegliarsi.
Provatelo. Non sezionatelo. E non chiamatelo videogioco.