Bene, DLC esauriti e gioco base rigiocato grazie al NG+.
Spider-man è, senza mezzi termini, una delle sorprese del migliori dell’anno passato. La grande intuizione di Insomniac è stata quella di fare i compiti a casa, vista la scarsa familiarità col genere. La struttura del titolo è davvero quella del Batman di Rocksteady (dal City in poi), con il quale condivide la filosofia compartimentata dei diversi elementi videoludici. Tipicamente: narrazione, gestione dell’open world, sistema di combattimento, elementi stealth e divagazioni assortite. La fusione di questi aspetti ha dato vita a un titolo davvero convincente e divertente, per quanto, nella mia opinione, un paio di criticità non gli permettano di ambire all’eccellenza.
Per quanto riguarda il primo aspetto devo dire di aver assistito a uno spettacolo incredibile. Spider-Man è la traduzione videoludica di una pellicola del Marvel Cinematic Universe con tutta l’efficacia del caso. Realizzazione tecnica di assoluto pregio (mancano solo i 60 fps), intermezzi narrativi non invadenti, buona scrittura, trama semplice, magari un po’ banale ma senza specifici problemi. Ho particolarmente apprezzato la filosofia dei vari DLC, concepiti come una vera e propria serie televisiva con continuità tra le varie storie e personaggi, con sviluppo interessante. Davvero, un gioco che coniuga buona scrittura a un ritmo brioso e piacevole, come un film d’intrattenimento leggero ma non acefalo. Qualche riserva sul character design, se si fa diventare poco attraente e interessante un personaggio come Gatta Nera (con tutta la letteratura visiva di riferimento del caso), secondo me qualche domanda bisogna farsela. Migliore il lavoro su nemici e comprimari, tipo Silver Sable (anche se, anche qui, il confronto con i comics è impietoso), però la sensazione è che si potesse fare di meglio.
Il mondo di gioco è ben realizzato ed esteticamente seducente. Non ho nulla da dire di negativo in questo senso, limitandomi però al divertimento epidermico dell’abbandono gioioso all’oscillazione. Per il resto qui rilevo il primo aspetto che, a esperienza conclusa, non mi ha pienamente convinto. In Spider-man, al contrario di Batman, non esiste il level design propriamente detto. Non una struttura da attraversare, non un interno da interpretare e pochissimi elementi salienti in senso deambulatorio/uso della ragnatela per svolazzare. E’ una sorta di hub, di collante che tiene insieme le vicende. E non sarebbe neanche un problema se il gioco si proponesse quale action game picchiaduristico con alterni scenari e ambientazioni.
Purtroppo il ricorso ad attività secondarie scadenti e a missioni facoltative povere di idee e di struttura restituiscono un senso latente di vuoto all’infuori della dimensione combat, per cui, a mio avviso, il titolo rimane un po’ irrisolto tra una dimensione da open world (di concezione 2008-13, per cui limitato) e l’arcade puro, a questo punto disturbato da attività particolari piuttosto divergenti. Bisognava avere più carattere e puntare su una precisa direzione. Intendiamoci, il gioco rimane di livello e tutto è relativo, ma si tratta di quel disturbo di fondo che non mi fa propendere per il capolavoro.
Il combat system è davvero pregiato e riesce tridimensionalizzare ancora di più il modello di Batman. Quello che mi fa impazzire è il risultato cinematografico dato dall’estrema mobilità del personaggio e della fluidità con la quale le varie animazioni/mosse siano raccordate. In questo senso, mi sento di dire che le sue qualità sono anche quelle che alla lunga ne mostrano i limiti. Sin dal principio risulta chiara eccellenza e bontà dell’impianto, per cui il divertimento è rapido e tangibile. Superato un certo quantitativo di ore, le sfida proposta non cede mai qualità, però, visto il grande numero di crimini, missioni e fasi di pura azione picchiaduristica, io ho provato una sensazione di appiattimento. Leggi: è bello, è sfidante, è divertente ma da lì non scende e neanche sale. In questo senso i DLC sono rivelatori: il more of the same del gioco base porta a scontri molto simili e dall’esito fotocopiato che, introiettata la grammatica, si risolvono quasi meccanicamente. Qualcosa cambia in presenza di determinati nemici (i tipi grossi con il mitragliatore a canne rotanti) però la memoria muscolare che associa gadget, mosse e colpi parte in automatico e tutto procede liscio, anche troppo. Anche qui, senza esasperare…Ho parlato di ottimo impianto, quindi è un dato di fatto che manca solo l’appuntamento con l’eternità.
Lo stealth è una possibilità ma non è obbligatorio, se non nelle apposite missioni di Screwball. Da una parte gradisco la discrezionalità, però, se penso a Batman e a tutte le accortezze per rendere le operazioni fluide ed eleganti pena una morte atroce beh, forse mi rendo conto che in Spidey questa mancanza di rigore non sia proprio azzeccata. In generale, ho provato a essere silenzioso e letale il più possibile e la convenienza c’è stata (vedi i presidi della Sable), però, in assoluto, ho trovato le operazioni di movimento, disimpegno e ingaggio molto più farraginose e grossolane del titolo Rocksteady. Forse avrebbero dovuto studiarsi meglio la cosa.
Oppure se la sono studiata benissimo e va bene così.
Gli aspetti secondari e le divagazioni assortite presentano alti e bassi che possono essere riassunti per punti:
1) Ottima varietà di costumi, soprattutto in chiave citazionista però ho trovato che il 90% fosse esteticamente inaffrontabile. Menzione d’onore per quello cartoon anni ’60, mi fa sospettare che un gioco in cel shading con questo hardware tutto così sarebbe stato una bomba.
2) I boss sono più coreografici che interessanti ludicamente. E’ un aspetto da migliorare in un eventuale (certissimo) seguito, senza spaventarsi di eventuali meccaniche da approfondire.
3) Le secondarie narrative le ho trovate passabili, ma ho detestato il filone di Screwball. A parte il soggetto che vabbè, son gusti, spatasciare casse in giro per la città e fare la balia ai droni davvero no. Meglio (ma non troppo) sequenze di lotta con photobomb (sic!) e fasi stealth, soprattutto per organizzazione di movimenti e osservazione. Missione finale terrificante, un mix di tutta questa bella roba con limite di tempo.
4) Sezioni con MJ e Morales interessanti. Oddio, francamente…Sono piuttosto limitate e senza possibilità interpretativa ma per le perplessità espresse sopra le ho trovate un’opportuna divagazione alle botte imperanti e reiterate. All’inizio sono proprio avvilenti ma per entrambi i personaggi ho trovato il capitolo finale molto ben fatto e foriero di informazioni interessanti. In particolare la missione “in interno” di MJ. Forse, forzando un po’ l’interpretazione, potrebbe essere la parte stealth mancante a Spidey, declinata in chiave narrativa. Ne leggo molto male in giro ma in definitiva non le ho trovate così brutte. Molto peggiori le camminate obbligatorie e le parentesi oniriche con soluzioni visive dozzinali e poco seducenti.
5) I DLC possono dirsi riusciti, più che altro non divergono troppo da quanto viene offerto nel gioco base. Il primo, “La rapina”, offre il personaggio più interessante del pacchetto ed è spassoso da seguire per un paio di twist simpatici. Il secondo, “Territori Contesi” è piuttosto interlocutorio dal punto di vista delle vicende. Ho trovato molto divertenti i covi di Hammerhead ma ci si muove sempre nel territorio del già noto. Il migliore è davvero il terzo, “Silver Lining”, è il momento del gioco in cui si tira fuori un po’ di level design e qualche ambientazione nuova. Non solo, oltre a un bel personaggio (Silver Sable) alla fine c’è anche un discreto boss, a difficoltà adeguata.
Alla fine darei un 8 pieno a questo gioco. Tante piccole cose non gli permettono di elevarsi sulla concorrenza di livello, però l’8 non deve essere visto come una delusione. E’ un gioco convincente, divertente, pieno, interessante, rotondo nell’offerta e, cosa più importante, una sorpresa incredibile.
Felicissimo d’averlo approfondito.