Paul Reiser era lo stronzo in Aliens, non potete non ricordarlo da lì...
Eh, i fondamentali…
E’ abbastanza ironico che il bastardo anni ’80 per eccellenza non venga riconosciuto proprio in una serie che fa del citazionismo di quella decade il suo punto di forza. Vabbè, regolare dai, caro
@Grendel Bene, vista tutta di un fiato questa quarta, luci e ombre. Le luci sono note ed è il piacere rimane immutato, diciamo che la narrazione s’è fatta troppo dilatata al netto di quello che voglia raccontare, con il filone degli “adulti” per me davvero noioso. Il resto tutto ok ma è davvero ora di finire.
Un plauso alla figura di Eddie Munson.
La figura del nerd metallaro anni ’80 era un qualcosa che la mitologia di quei tempi ci consegna come estranea alla socialità dell’epoca e mal vista a causa della passione per la “musica del diavolo”.
I Duffer secondo me hanno voluto eroicamente restituire la grandezza di una filosofia che poi, nei decenni successivi, è stata compresa e sdoganata come qualitativamente valida, generando veri e propri fenomeni di recupero sul piano ideologico in diversi campi (vedi la serie di Big Bang Theory) e tante altre cose.
Oggi la” musica del diavolo”, tipo Iron Maiden e Metallica, viene utilizzata nei conservatori e nelle scuole di musica e di chitarra di alto livello per studio e saggi, riconoscendone il valore e consegnandola alla classicità. Chi l’avrebbe mai detto all’epoca?
L’esito della storia di Eddie è proprio questo, simbolo di qualcosa che ormai è definitivamente morto (il nerdismo oggi è celebrato) e quindi relativo a quel tempo, gente emarginata, esiliata, non compresa.
Ma, allo stesso tempo, figura prometeica di un mondo che non esiste più come cultura necessaria e meravigliosa da tramandare, un attimo prima che la smaterializzazione trasformasse definitivamente il mondo.
E il tocco di classe di mettere “Master of Puppets” lì, a quel punto, con la simbologia del suo testo rispetto alla vicenda narrata?
Ho squirtato violentemente.