Mi trovo d'accordo anche con questa analisi I Love This Shit! – Vol.3: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Finalmente...
"Il maggior pregio di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo consiste non solo nel fedele ricalco, sia estetico sia di contenuto, della vecchia trilogia, mantenendo inalterate la qualità narrativa, la forza espressiva e quindi il peculiare spirito,
ma risiede anche nel formulare, di pari passo, un discorso critico e puntuale sulla sua stessa esistenza ed evoluzione.""Se la sequenza introduttiva ricaccia Indiana nel passato, proprio nell’hangar 51 dov’è custodita l’arca del primo film, il reperto utile è però qualcosa che, apparentemente, esulerebbe dalle competenze del Dr Jones: il cadavere di un alieno.
Ciò può suggerire – insieme al fatto che i nemici non sono più i nazisti, bensì le forze militari sovietiche e statunitensi (uguali e contrarie), che l’universo in cui si trova ad agire Indiana non è più quel luogo in cui egli possiede un posto, un ruolo definito, bensì uno spazio respingente in cui rappresenta – alla stregua degli oggetti ricercati in passato – un reperto da museo. Non a caso, diversamente dagli episodi precedenti, non si trova nell’hangar per sua volontà, spinto dall’impeto della ricerca, ma è un prigioniero rapito e sfruttato per la sua unicità e il suo “valore”. Ragion per cui, subito dopo, egli deve dimostrare la sua irriducibilità chiudendosi in un frigorifero per salvarsi da un test atomico – manifestando la stabilità e la perfetta conservazione del mito – mentre uno scenario sintetico e inerte viene completamente spazzato via."
"Tutto ciò che di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo determina la fedeltà alla saga, ossia i temi, le costruzioni visive e i personaggi trattati, fornisce anche nuove ragioni e nuova linfa al racconto. La narrazione, infatti, non si focalizza solo sulla vicenda, non resta sul testo, ma riferisce anche qualcosa dell’universo “esterno” in cui Indiana Jones nasce e cresce fornendo, attraverso un citazionismo sfrenato e spassoso, un nuovo significato alla recherche dell’eroe.
Non a caso in quest’avventura l’oggetto non è – come negli episodi precedenti – un reperto unicamente materiale, inerte, una vestigia del passato, ma è anche e soprattutto una testimonianza “viva” di altri mondi possibili, un oggetto che più che l’universo narrativo di Indiana Jones richiama quello artistico di Steven Spielberg.""E’ così che i viaggi di Indiana non hanno più come meta l’oggetto e come scopo il semplice recupero – che insieme soddisfano la sete di conoscenza – ma ravvisano il desiderio di valicare i confini diegetici per raggiungere dimensioni altre e accedere a scoperte ulteriori. Per questa ragione l’uso del tema fantascientifico, che s’inserisce sullo strappo già effettuato dal tema fantastico/religioso de L’ultima crociata, allontanandosi del tutto dal dittico realistico/avventuroso de I Predatori dell’arca perduta e Il Tempio maledetto, manifesta non solo un’evoluzione di genere – dovuta a una qualche strategia di svecchiamento del prodotto – ma rappresenta soprattutto un upgrade narrativo in cui sono coinvolte tutte le dinamiche della postmodernità, quelle interessate a traghettare il mito nel tempo e nello spazio, mantenendone intatti i significati e i valori culturali".
...E molto altro ancora...