Allora, finito da una settimanella e in questo lasso di tempo mi sono adoperato a finirlo al 100%, praticamente un gioco nel gioco.
Della filosofia videoludica di Cage, del suo modo di intendere l’evoluzione del medium, della tenuta ludica dei suoi titoli e della presunzione (per non parlare di ignoranza) di determinati meccanismi che attivano il divertimento ho già parlato in passato, quindi non ci ritorno sopra. Il biasimo è e rimane immutato. Ma, appunto, se continuo a frequentare i suoi giochi sono complice, quindi bando alle lamentele.
Occorre quindi concentrarsi sul positivo, visto che il gioco ha comunque qualità innegabili.
Detroit trae la sua ispirazione principale da
West World, ottima serie HBO che tratta di vita artificiale e di replicanti, e ne mutua diverse suggestioni.. Il gioco si articola attraverso 3 linee narrative che sviluppano tematiche complementari: Il detective robot Connor e la presa di coscienza dal punto di vista identitario; il badante Markus e la disobbedienza civile derivata dal ruolo sociale dei robot; infine, la domestica Kara, la cui epifania riguarda il mondo dell’affettività e la protezione materna. In tutti e tre i casi, convergenti o divergenti, lo sfondo riguarda sempre la sottile differenza tra vita artificiale e vita organica e di come viene recepita. Con tutte le sorprese narrative del caso.
Le meccaniche con cui esperire tutto questo sono più o meno le medesime sperimentate di
Heavy Rain e in
Beyond: Two Souls, e principalmente si tratta di completare alcune sequenze narrative e disbrigo di azioni e movimenti con input del pad, a completamento e giustificazione di quanto avviene a schermo. R1, R2, un quarto di giro della levetta destra ecc. per tutto quello che normalmente sarebbe una semplice cutscene in
Detroit è grammatica del videogiocare. Poi c’è la parte investigativa, che si basa su due fasi. La prima è la ricerca di indizi e di prove e qui bisogna dire che la curiosità è ben ricompensata da opzioni, dialoghi aggiuntivi e possibilità che differiscono davvero tanto come esito. La seconda fase riprende la costruzione ipotetica di una scena avvenuta in precedenza, da vedere e rivedere con avanzamento e riavvolgimento dei vari istanti, in modo da scovare nuove informazioni. Tutto molto simile a quanto visto in
Remember Me di Capcom oppure in
Batman Arkham Knight. Sfizioso anche se poco originale.
Il resto è deambulazione in luoghi e contesti magnificamente ricostruiti, vari e assolutamente credibili. Questo è il punto forte di
Detroit, ogni locazione è diversa dall’altra, ricca di particolari, dettagliata, viva, un lavoro mirabile. Ci sono 6-7 sequenze meravigliose e dal fortissimo impatto emotivo e, tra queste, alcune che si distinguono come stato dell’arte di empatia tra quanto rappresentato e il giocatore. In particolare faccio riferimento al
cimitero dei robot, alla notte in strada con Kara e la bambina, alla rivolta in piazza e molte altre
ancora più sorprendenti se si pensa che le scelte del giocatore (imposte e di condotta) possono davvero cambiare in modo radicale la trama, per cui ogni esito è possibile. Mi sto rendendo conto di questo rigiocando i vari capitoli.
Per quanto riguarda i contenuti, rispetto a quanto detto prima, Cage non si avventura nella concettualizzazione filosofica della vita artificiale. Non ci sono grandi dialoghi, scambi di vedute, discorsi impegnativi, anzi…In questo senso pensavo a qualcosa di meglio, vista la natura del titolo. Però è solo un’ottica particolare, perché il gioco è come se partisse dal “basso”, dalla vita di tutti i giorni e dalle situazioni ricorrenti per comunicare un decisivo cambio di prospettiva tra l’umano e il sintetico. E il dispositivo è sempre quello del dissidio provocato dalla personale ricezione di giusto e sbagliato, dalle scelte e dalle conseguenze. Per cui si è privilegiata la sfera emotiva piuttosto che il ricorso a teorie ipotetiche e immaginifiche sulla vita sintetica. Ci sta, anche se personalmente m'è mancato un po' di spessore.
Ribadendo il talento di Cage nel confezionare prodotti esteticamente impeccabili e confermando il grande coinvolgimento di ogni singola scena, non posso far altro che consigliare il gioco.
A prezzo ridotto però.