Come dicevo, ho finito e 100percentato il gioco e sono (molto) soddisfatto. Una parte di me l’ha proprio amato.
Devo dire, però, che il mio gradimento è partito alle stelle (amore a prima vista!

) scemando via via durante il corso dell’esperienza. Diciamo che l’amore provato era talmente alto nelle fasi iniziali che, pur andando a calare, ha fatto sì che io gli assegnassi il
#GOTY su TFP Yearbook senza alcuna esitazione. Quando leggo che da molti è considerato il miglior gioco Vanillaware, mi ci riconosco nella misura in cui per me è incredibilmente superiore a l’unico altro loro gioco che ho giocato (
Muramasa).
Al tempo stesso devo notare che il mio gradimento verso le battaglie strategiche, che per certi versi sono quasi un gioco nel gioco, è invece andato ad aumentare. Sono partito da una situazione che mi lasciava perplesso o indifferente (“non capisco quello che sto facendo ma vengo premiato lo stesso col rango S…?”) fino ad arrivare alla sentitissima ed epicissima battaglia finale dove ero padrone dei miei mezzi e nonostante questo mi trovavo in grosse difficoltà (ad essere onesti, quella finale è stata quasi l’unica missione realmente difficile del gioco).
Dicevamo che questo gioco esercita un fascino potentissimo su di me. Come mai? Be', intanto per la direzione artistica eccezionale, punto forte della produzione Vanillaware. Trovo molto affine ai miei gusti anche la presentazione che dal punto di vista grafico rimanda più alle avventure grafiche, con i loro fondali ottimamente disegnati dove muovere “liberamente” il personaggio, che non alla tradizione delle visual novel giapponesi con immagini statiche viste da una prospettiva in prima persona.
Poi per le atmosfere da manga adolescenziale che mi hanno dato un feel nostalgico sin da subito, con i loro triangoli amorosi ed i piccoli eventi della quotidianità scolastica. Infine lo charme dei personaggi (non banale scriverne 13 tutti così piacevoli per un motivo o per un altro) e la struttura narrativa sempre ritmata, che ti fa desiderare continuamente di sapere di più della vicenda, con infiniti rimandi alle più disparate opere di fantascienza, nipponiche e non.
Poi, svariate ore più tardi (parecchie invero), il meccanismo comincia ad incrinarsi. Il motivo è legato al fatto che la struttura narrativa dovrebbe, sulla carta, essere alimentata da continui piccoli o grandi colpi di scena che dovrebbero costituire le proverbiali tessere del mosaico per la comprensione dell’immagine di fondo. Il problema è che la trama pensata dagli sceneggiatori è talmente complessa che le tessere del mosaico non chiariscono un bel nulla per ore e ore di gioco e il giocatore lo sente, percepisce che la sua comprensione del mondo e delle vicende non sta aumentando. Fino al punto in cui non gliene importa più nulla. Per fortuna la mia è un’iperbole, perché il gioco non arriva mai davvero al punto di anestetizzarti, e in un modo o in un altro continua a tenere il giocatore investito. Certo è che ho provato una forte delusione quando ho raggiunto il 100% delle 13 storie individuali e non avevo ancora capito molto delle “regole” del mondo di finzione. In questo mi ricorda un po' il mio amato-odiato
Fire Emblem Three Houses, dove dopo duecento ore di gioco ancora non mi avevano spiegato i punti fondamentali della Lore.
A quel punto ci si mette un finale che risulta un po’ troppo “spiegazione di comodo” ad una trama complessa.
Insomma, una struttura narrativa non del tutto soddisfacente perché avrebbe dovuto bilanciare meglio le informazioni date al giocatore per un prolungato coinvolgimento. Non che fosse facile eh, vista la struttura a percorsi multipli liberamente affrontabili.
Infine, un giudizio sulla trama in sé. Avevo delle aspettative alte, visto che ne avevo sentito parlare come una delle migliori trame videoludiche degli ultimi anni, se non di sempre. Invece, si tratta più che altro di un plot estremamente complesso e ingegnoso ma senza un particolare messaggio, chessò, una critica sociale o una riflessione sulla natura umana. Non ha insomma particolari riflessioni interessanti da proporre, un po’ come i suoi giovani protagonisti: affascinanti, carichi di gioventù, ma anche un po’ poco profondi. Per fare un esempio, ad un tratto, essendo il plot un compendio di elementi rimescolati di molti prodotti di fantascienza diversi, mi ha superficialmente ricordato quel capolavoro di
Virtue’s Last Reward. Con la differenza che quest’ultimo sfida le convinzioni del giocatore in ambiti etici e morali, mentre 13 Sentinels non fa nulla di tutto questo. Forse la trama del gioco Vanillaware andrebbe più giustamente confrontata con quella di giochi shonen come, chessò,
Xenoblade (del quale adoro la trama, sia chiaro), e in questo “campionato” è sicuramente eccellente.
Però ecco, non la storia migliore che sia mai scritta nella storia dell’umanità come sostiene qualcuno sul web.
Comunque, alla fine dei conti, nonostante queste critiche possano sembrare dure, sono convinto che il gioco mi rimarrà dentro, anche se forse un pelo meno di quello che auspicavo dopo la folgorazione iniziale.