Autore Topic: Gender e insegnamento scolastico  (Letto 31624 volte)

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Offline Gold_E

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #105 il: 27 Ago 2015, 08:33 »
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano anche le (poche) donne del forum. Al momento si è espressa solo la Mugliera...
GOLD EXPERIENCE REQUIEM POTERI:                         
Le sue emanazioni azzerano il potere, le azioni e la volontà di chi lo attacca. Chi resta colpito fisicamente da Requiem vede la propria morte riportata a zero, e continua a riviverla ogni volta.

Offline Oberon

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #106 il: 27 Ago 2015, 09:05 »
Solo per dire che lammerda è piena di batteri e farebbe malissimo mangiarla o anche solo metterla a contatto col cavo orale, non è una questione culturale. Più scienza e meno cacchiate PLZ

Quando Freud parla di disgusto per le feci si riferisce alle sensazioni di 'degrado' tramandate culturalmente, non all'eventualità di mangiarle o tuffarcisi dentro. Al tipo di disgusto che solo un essere umano, in quanto depositario di cultura, può provare. Non ai meccanismi di protezione che sensi come olfatto e gusto sono congegnati per attivare, che non hanno niente a che vedere con quel tipo di disgusto.

Edit: per chiarirci, si tratta di un'opposizione che in inglese è spesso resa 'tecnicamente' con 'distate' (repulsione attivata dai sensi) e 'disgust' (repulsione condizionata culturalmente).
« Ultima modifica: 27 Ago 2015, 09:19 da Oberon »
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Offline Xibal

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #107 il: 27 Ago 2015, 10:36 »
Solo per dire che lammerda è piena di batteri e farebbe malissimo mangiarla o anche solo metterla a contatto col cavo orale, non è una questione culturale. Più scienza e meno cacchiate PLZ
Sai che vaccinare qualcuno significa metterlo a contatto con il batterio/virus da cui lo si vuole proteggere? (giusto per restare in tema di scienza).
Solo che per giustificare l'esistenza di un vaccino bisogna impedire ai bambini di infilarsi in bocca le cose, altrimenti poi fanno da soli.
E' ovviamente una iperbole, ma a volte i progressi di una civiltà "avanzata" non prendono necessariamente la strada del welfare tout court...
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Offline Xibal

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #108 il: 27 Ago 2015, 10:38 »
@Giuseppe: In effetti sopravvaluto sempre la volontà di confronto di certi individui. Ma non è di loro di cui parlavo, come bacino da tutelare e per cui riconsiderare l'approccio, quanto di tutti i possibili interessati che si lasciano però facilmente irretire dalle smargiassate di quelli. Non dategli il fianco, ecco. Ma forse se lo prendono a prescindere.
Chiedo scusa, con Giuseppe ti stai riferendo ad Oberon? Stiamo parlando di Giuseppedr?
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Offline answer

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #109 il: 27 Ago 2015, 10:49 »
Buongiorno eh, Xibal. :P

RESPECT
Tutto è relativo, tranne quello a cui crediamo.
Riflettere Essere Scoprire Praticare Esprimere Convivere Tornare

Offline Xibal

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #110 il: 27 Ago 2015, 11:22 »
E che ne so io, perchè ha cambiato nick?
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Offline MrSpritz

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #111 il: 27 Ago 2015, 11:30 »
Queer nickname policies.

Offline Il Gladiatore

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #112 il: 27 Ago 2015, 11:53 »
Gladia, tu che pare ne sai, potresti spiegarmi che cosa è effettivamente avvenuto nella famigerata scuola di Trieste dove successe quel putiferio un po' di tempo fa? Perché la sento spesso citare come esempio dai gruppi contro il gender e quello che dicono è abbastanza aberrante. Com'è andata effettivamente?
Allora, partendo dall'ovvio presupposto che la conoscenza diretta sarebbe stata preferibile, noi a scuola l'abbiamo ricostruita così:

È un progetto al quale ha aderito il Comune di Trieste che, nelle intenzioni, sarebbe dovuto occorrere alla scuola dell'infanzia (4-6 anni). I destinatari  sono bambini di 45 scuole dell’infanzia di Trieste e le linee guida di questo progetto possono essere lette all'interno del POF. POF sta per "Piano di Offerta Formativa", praticamente un documento programmatico che le scuole devono redigere all'inizio dell'anno scolastico dove sono riportate tutte le attività e i progetti che la scuola intende offrire e sviluppare, e che i genitori possono liberamente consultare.

Bene, le linee guida di questa iniziativa dicono: «Il progetto serve a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».

E fin qui tutto ok. I problemi sono iniziati quando alcuni genitori, leggendo il POF, si sono trovati di fronte alla descrizione di alcuni giochi proposti nel progetto e alcune frasi riportate nelle schede contenute nel kit distribuito negli istituti che hanno aderito all’iniziativa e che forniscono alle insegnanti indicazioni su come svolgere i giochi stessi.

In particolare c'è un'attività chiamata "Gioco del Rispetto", un'attività laboratoriale in cui vengono messi in pratica tanti punti presenti anche nei famosi standard europei sull’educazione sessuale, attribuiti all’Oms e presenti nel documento a cui facevo riferimento nei miei post precedenti.
Che cos’è il gioco del rispetto? E’ una scatola contenente diverse schede, che presentano le figure dei mestieri: il mestiere del casalingo e della casalinga, dell’idraulico e dell’idraulica, del pompiere e della pompiera, diversi lavori al maschile e al femminile, che mostrano come il genere maschile e il genere femminile siano assolutamente uguali, tanto che le figure sono rappresentate in maniera identica. C’è una scheda di gioco che si chiama “Se lui fosse lei e lei fosse lui”, dove è previsto che i maschietti e le femminucce si scambino i ruoli e i vestiti: il maschietto deve giocare come una femminuccia e la femminuccia come un maschietto. L'obiettivo è semplice e specchiato: al genere non si possono attribuire lavori specifici.

Un altro si chiama "Percezione della differenza": si prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «Per rinforzare questa sensazione - si legge nel manuale a disposizione delle insegnanti - i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». Questo fa sì che si evidenzino analogie e differenze morfologiche, per conoscere il corpo e vedere che i corpi dei maschi e delle femmine sono uguali. I bambini devono sdraiarsi per terra e, come annunciato, posare la mano sul cuore del compagno per sentire come batte, posare la mano sul torace per sentire come si alza e si abbassa. E subito dopo, a capo, una riga liberamente interpretabile: “ovviamente nella zona dei genitali i bambini possono accorgersi che sono fatti in maniera diversa l’uno dall’altro".

Ecco, questo è stato un punto molto controverso, alcuni genitori, leggendo quanto detto sopra, si sono allarmati. Ai primi di febbraio del 2015, in una riunione di classe (riunioni periodiche in cui sono presenti anche dei rappresentanti dei genitori)  A. R., papà di un bambino frequentante quella scuola elementare ha posto delle domande precise sulle tematiche contenute nel progetto e se le stesse fossero riconducibili al famigerato gender.
La scuola ha assolutamente negato che si trattasse di "gender" ma di "osservatorio di genere". La risposta data: «Ovviamente i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili» spiegando che tali differenze non condizionano il modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con altri. «I bambini e le bambine - scrivono le schede informative - potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati».

Il padre del bambino non è molto convinto e spedisce alla scuola una lettera di"consenso informato"(sul sito del Comitato art. 26, attraverso la quale i genitori possono chiedere alla scuola di essere informati prima che nell'istituto vengano introdotti corsi aventi come tematiche quelle del gender)  ed esattamente tre giorni dopo, sulla bacheca dell’asilo, è stato affisso l’avviso in cui si chiedeva l’autorizzazione dei genitori per far partecipare i bambini a questo gioco.

Il caso finisce sulla stampa nazionale e arrivano le prime stigmatizzazioni da parte del mondo politico, nelle quali si può leggere che:

Ala conservatrice: "È legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi. Il messaggio è apparentemente un messaggio positivo: combattere le diseguaglianze sociali tra maschi e femmine. In realtà, definendo le differenze tra maschi e femmine come “stereotipi da abbattere”, mira invece a scardinare innanzitutto l’identità sessuale della persona e di conseguenza le basi delle relazioni primarie della società, quelle tra uomo e donna, la complementarietà tra i due sessi che, sola, può dare vita a figli".

Ala progressista: "È una proposta redatta da professionisti e che ha una valenza scientifica con l’unico obiettivo di far capire ai bambini che pur nella diversità maschio-femmina, a quell’età già percepita da tempo, c’è un’eguaglianza di diritti, di aspettative e di futuro. Ogni polemica e tentativo di strumentalizzazione risulta non solo fuori luogo ma al di fuori di una storia che dalla Convenzione di Istanbul ad oggi sta percorrendo, pur ancora con fatica, il tentativo di diffondere il rispetto tra i generi.
Chi le solleva lo fa sulla base di preconcetti fondati su un integralismo cattolico che certamente portano ad accrescere l’intolleranza senza considerare invece le esigenze educative dei bambini e la necessità di dare loro gli strumenti per affrontare serenamente le diversità
."

Questi i fatti. Poi inizia la letteratura, l'esagerazione, da una parte e dall'altra, dei fatti. Ti faccio solo qualche puntualizzazione trasversale:

1) I comuni prendono incentivi faraonici per i progetti di genere, una liquidità veloce e diretta a cui è difficile rinunciare;

2) Le parole con cui questi progetti vengono presentati sono spesso fumose e generiche, lasciando all'insegnante la discrezionalità di cosa e come fare. Inutile dire che qui si annida il problema, non esiste ancora una classe insegnanti preparata, eventualmente, a svolgere bene questo lavoro, almeno a quell'ordine e grado di scuola. Quindi, un conto è dire: "il bambino ha il pene e la bambina la vagina", un altro è mostrare disegni dettagliati di organi sessuali. L'impatto è diversissimo. E soprattutto...è doveroso?

3) Appunto, cosa succede se le parole sono fumose? Che chi legge capisca quello che vuole, ed eccoti il documento di diffida fatto liberamente circolare in ambienti prevalentemente cattolici, "lievemente" esagerato:



Come dicevo, buoni e cattivi si confondono...
« Ultima modifica: 27 Ago 2015, 11:55 da Il Gladiatore »
La paura è di passare per non esperti, di non comprendere il medium che si sta evolvendo etc. (...) è figlio dell'immotivato senso di inferiorità che spinge il videogiocatore alla spasmodica ricerca di qualcosa che giustifichi il videogioco come se il gameplay da solo non bastasse più." (Fulgenzio)

Offline eugenio

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #113 il: 27 Ago 2015, 12:27 »
Grazie Gladiatore per la ricostruzione.

Come giustamente evidenziato, non esiste ancora una classe insegnanti preparata, eventualmente, a svolgere bene questo lavoro. Di più, non esiste una scuola che possa concretamente offrirlo; perché la scuola è immersa in un tessuto sociale che non è pronto ad accoglierlo. E non è pronto perché se fosse pronto, non ci sarebbe neanche bisogno di delegare questo lavoro alla scuola: scevri da tabù religiosi e sociali, dovrebbero essere i genitori a formare i bambini sulle diversità, sulle unicità, sulle convergenze e sulle sovrapposizioni tra i due sessi, dando le basi per la comprendere che quel che chiamiamo realtà è un processo in divenire che emerge dal linguaggio.
Le parole creano la realtà.
Ma qui cambiamo campo di gioco.

Tornando al discorso educativo, io per primo alzerei un sopracciglio riguardo un programma scolastico che presentasse queste attività. Perché dubiterei fortemente ci sarebbero insegnanti in grado di svolgerlo con sensibilità e competenza. Una cosa è ragionare idealmente, altra cosa è calarsi nel contesto di una classe composta da ventidue bambini urlanti.

Offline Oberon

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #114 il: 27 Ago 2015, 13:34 »
Riflettendo sulle parole di Gaissel, forse eliminerei la dimensione teorica sul gender dal thread che scoraggia Seppia, Answer e altri (e probabilmente il luogo non è quello adatto) per concentrere l'attenzione su quella scolastica sviluppata dal Gladiatore. Magari è il caso di mettere il suo contributo precedente in OP e cambiare titolo in qualcosa come "Gender e insegnamento scolastico" che dite? Aiuterebbe a centrare subito il focus.
« Ultima modifica: 27 Ago 2015, 13:37 da Oberon »
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Offline DRZ

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #115 il: 27 Ago 2015, 13:42 »
Tornando al discorso educativo, io per primo alzerei un sopracciglio riguardo un programma scolastico che presentasse queste attività. Perché dubiterei fortemente ci sarebbero insegnanti in grado di svolgerlo con sensibilità e competenza. Una cosa è ragionare idealmente, altra cosa è calarsi nel contesto di una classe composta da ventidue bambini urlanti.

E' però inevitabile che, prima o poi, da qualche parte si debba cominciare (se si vuole cominciare, chiaro), ed è palese che la strada sarà fatta di tentativi, errori e ripensamenti: aspettare di avere insegnanti preparati senza permettere loro di insegnare e capire come interfacciarsi con i propri studenti rischia di diventare una cosa assai lunga.

Offline Yoshi

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #116 il: 27 Ago 2015, 13:47 »
In effetti, più che la base teorico-filosofica, a me interessa all'atto pratico cosa aspettarmi nel momento in cui mia figlia andrà a scuola. Il programma della scuola di Trieste, maldestrissimo in quel passaggio sui genitali, a me sembra accettabilissimo. (Anche perché vorrei mia figlia giocasse nella Juve da grande)
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Offline eugenio

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Re: Questione di gender e insegnamento scolastico
« Risposta #117 il: 27 Ago 2015, 14:41 »
Riflettendo sulle parole di Gaissel, forse eliminerei la dimensione teorica sul gender dal thread che scoraggia Seppia, Answer e altri (e probabilmente il luogo non è quello adatto) per concentrere l'attenzione su quella scolastica sviluppata dal Gladiatore. Magari è il caso di mettere il suo contributo precedente in OP e cambiare titolo in qualcosa come "Gender e insegnamento scolastico" che dite? Aiuterebbe a centrare subito il focus.

Non toccherei una virgola di quanto hai scritto. Perché offre diversi spunti per chi volesse approfondire e perché, di fatto, il thread si sta già orientando verso un dibattito sui metodi rispetto alle teorie.

Confido che Seppia, Baku e Answer possano rileggere con più serenità il tuo primo post rendendosi conto che non miravi a far ingoiare escrementi o altri prodotti del corpo umano.


E' però inevitabile che, prima o poi, da qualche parte si debba cominciare (se si vuole cominciare, chiaro), ed è palese che la strada sarà fatta di tentativi, errori e ripensamenti: aspettare di avere insegnanti preparati senza permettere loro di insegnare e capire come interfacciarsi con i propri studenti rischia di diventare una cosa assai lunga.

Personalmente non la vedo così lunga. Ragionamo col machete. Qual è la prima generazione ad aver rotto in maniera forte con l'educazione classica? I cosiddetti sessantottini. Quale sarà la prima generazione nipote* di questi? I nostri figli. Puntiamo su di loro come insegnanti di domani. Gli insegnanti di oggi hanno una memoria sociale diretta ancora troppo ancorata al passato per condividere un atteggiamento meno programmatico e più morbido sulla questione.

* nipoti, non figli. I figli di chi ha vissuto il '68 possono accedere indirettamente a un passato diverso, grazie ai loro nonni. Quando non hai più contatto diretto con la memoria storica, invece, è lì che fai affidamento ai testi e in generale, a ciò che è indiretto. Pertanto, saranno i nipoti dei sessantottini ad essere la prima generazione che non potrà accedere direttamente a un passato sistema di valori se non studiandolo non esperenzialmente, ma su documenti.

Offline Gaissel

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Re: Gender e insegnamento scolastico
« Risposta #118 il: 27 Ago 2015, 15:20 »
Tnx gladiatore. Conoscevo la faccenda per troppo sommi capi. Ora ne intravedo le sfaccettature.

Inutile dire che
definendo le differenze tra maschi e femmine come “stereotipi da abbattere”, mira invece a scardinare innanzitutto l’identità sessuale della persona e di conseguenza le basi delle relazioni primarie della società, quelle tra uomo e donna, la complementarietà tra i due sessi che, sola, può dare vita a figli[/i]".

Una simile visione del mondo nel 2015 farebbe ridere se non fosse preoccupante.
Sconforta l'idea che i luoghi obbligatoriamente deputati (per la maggior parte della popolazione) all'educazione e alla formazione individuale delle future generazioni debbano combattere quotidianamente con schiere di genitori che partono da simili presupposti; che alla base delle relazioni sociali vi sia l'identità sessuale, e quindi come conseguenza logica l'interazione biunivoca uomo-donna finalizzata alla procreazione mette in luce una volta di più come certe linee di pensiero che si autodefiniscono virtuose non facciano altro che trasfigurare l'animalitá e l'istintualitá in sistema valoriale.
Mi accoppio e mi riproduco, dunque sono. Migliaia di anni di pensiero e costruzione e rinegoziazione faticosa e continua di modelli per rivendicare alla fine il primato assoluto dell'eredità genetica.
Che sconforto che mi fa questo paese.

Alla luce di questo, e riprendendo quanto già detto da altri, capisco le perplessità di Eugenio, ma

la scuola è immersa in un tessuto sociale che non è pronto ad accoglierlo. E non è pronto perché se fosse pronto, non ci sarebbe neanche bisogno di delegare questo lavoro alla scuola: scevri da tabù religiosi e sociali, dovrebbero essere i genitori a formare i bambini sulle diversità, sulle unicità

Non condivido.
Entriamo qui nel discorso annoso sull'ingerenza del sistema scolastico in opposizione a quello familiare. Eppure la scuola a quello dovrebbe servire; dare alle nuove generazioni mezzi che la famiglia per enne ragioni non è in grado di fornire, possibilmente nel modo più plurale possibile.

 Anche il più maldestro dei docenti con il meno strutturato degli approcci non può fare danni paragonabili a quelli che produce la violenza di genere ogni giorno nelle scuole. Danni che tolleriamo per quanto siano devastanti, perché intrinsecamente normalizzati.
"Frocio è l'insulto più quotato" si scrive facendo spallucce qualche pagina indietro. Quando un bambino manco dovrebbe conoscere la parola, non fa parte del suo campo d'azione semantico, rimanda a livelli di esplorazione della sessualità non previsti per ancora lungo tempo. E però ci fa paura l'idea che imparino a conoscere e riconoscere similitudini e differenze nel corpo dell'altro (bambino).

Come facciamo ad aspettare, Eugenio, per paura del danno, se nell'attesa è prescritto un danno ancora maggiore?

Non si avanza se non si prova ed eventualmente si sbaglia, è un principio intrinseco nell'evoluzione umana.

Il che non esclude in alcun modo l'importanza di adeguate formazioni. Ma secondo me bisogna cominciare buttando un po' il cuore oltre l'ostacolo.
« Ultima modifica: 27 Ago 2015, 15:30 da Gaissel »
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Offline DRZ

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Re: Gender e insegnamento scolastico
« Risposta #119 il: 27 Ago 2015, 15:54 »
Più che altro la situazione italiana mi pare abbastanza grave già ora, non credo che ci si possa permettere il lusso di aspettare una generazione perfettamente preparata in materia per risolverla... anche perché il mondo va avanti, e la futura generazione preparata sarà ancor più indietro di quanto non sia l'italiano medio di oggi.