Gladia, tu che pare ne sai, potresti spiegarmi che cosa è effettivamente avvenuto nella famigerata scuola di Trieste dove successe quel putiferio un po' di tempo fa? Perché la sento spesso citare come esempio dai gruppi contro il gender e quello che dicono è abbastanza aberrante. Com'è andata effettivamente?
Allora, partendo dall'ovvio presupposto che la conoscenza diretta sarebbe stata preferibile, noi a scuola l'abbiamo ricostruita così:
È un progetto al quale ha aderito il Comune di Trieste che, nelle intenzioni, sarebbe dovuto occorrere alla scuola dell'infanzia (4-6 anni). I destinatari sono bambini di 45 scuole dell’infanzia di Trieste e le linee guida di questo progetto possono essere lette all'interno del POF. POF sta per "Piano di Offerta Formativa", praticamente un documento programmatico che le scuole devono redigere all'inizio dell'anno scolastico dove sono riportate tutte le attività e i progetti che la scuola intende offrire e sviluppare, e che i genitori possono liberamente consultare.
Bene, le linee guida di questa iniziativa dicono: «
Il progetto serve a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».
E fin qui tutto ok. I problemi sono iniziati quando alcuni genitori, leggendo il POF, si sono trovati di fronte alla descrizione di alcuni giochi proposti nel progetto e alcune frasi riportate nelle schede contenute nel kit distribuito negli istituti che hanno aderito all’iniziativa e che forniscono alle insegnanti indicazioni su come svolgere i giochi stessi.
In particolare c'è un'attività chiamata "
Gioco del Rispetto", un'attività laboratoriale in cui vengono messi in pratica tanti punti presenti anche nei famosi standard europei sull’educazione sessuale, attribuiti all’Oms e presenti nel documento a cui facevo riferimento nei miei post precedenti.
Che cos’è il gioco del rispetto? E’ una scatola contenente diverse schede, che presentano le figure dei mestieri: il mestiere del casalingo e della casalinga, dell’idraulico e dell’idraulica, del pompiere e della pompiera, diversi lavori al maschile e al femminile, che mostrano come il genere maschile e il genere femminile siano assolutamente uguali, tanto che le figure sono rappresentate in maniera identica. C’è una scheda di gioco che si chiama “
Se lui fosse lei e lei fosse lui”, dove è previsto che i maschietti e le femminucce si scambino i ruoli e i vestiti: il maschietto deve giocare come una femminuccia e la femminuccia come un maschietto. L'obiettivo è semplice e specchiato: al genere non si possono attribuire lavori specifici.
Un altro si chiama "
Percezione della differenza": si prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «
Per rinforzare questa sensazione - si legge nel manuale a disposizione delle insegnanti -
i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». Questo fa sì che si evidenzino analogie e differenze morfologiche, per conoscere il corpo e vedere che i corpi dei maschi e delle femmine sono uguali. I bambini devono sdraiarsi per terra e, come annunciato, posare la mano sul cuore del compagno per sentire come batte, posare la mano sul torace per sentire come si alza e si abbassa. E subito dopo, a capo, una riga liberamente interpretabile: “
ovviamente nella zona dei genitali i bambini possono accorgersi che sono fatti in maniera diversa l’uno dall’altro".
Ecco, questo è stato un punto molto controverso, alcuni genitori, leggendo quanto detto sopra, si sono allarmati. Ai primi di febbraio del 2015, in una riunione di classe (riunioni periodiche in cui sono presenti anche dei rappresentanti dei genitori) A. R., papà di un bambino frequentante quella scuola elementare ha posto delle domande precise sulle tematiche contenute nel progetto e se le stesse fossero riconducibili al famigerato gender.
La scuola ha assolutamente negato che si trattasse di "gender" ma di "osservatorio di genere". La risposta data: «
Ovviamente i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «
importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili» spiegando che tali differenze non condizionano il modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con altri. «
I bambini e le bambine - scrivono le schede informative -
potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati».
Il padre del bambino non è molto convinto e spedisce alla scuola una lettera di"consenso informato"(sul sito del Comitato art. 26, attraverso la quale i genitori possono chiedere alla scuola di essere informati prima che nell'istituto vengano introdotti corsi aventi come tematiche quelle del gender) ed esattamente tre giorni dopo, sulla bacheca dell’asilo, è stato affisso l’avviso in cui si chiedeva l’autorizzazione dei genitori per far partecipare i bambini a questo gioco.
Il caso finisce sulla stampa nazionale e arrivano le prime stigmatizzazioni da parte del mondo politico, nelle quali si può leggere che:
Ala conservatrice:
"È legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi. Il messaggio è apparentemente un messaggio positivo: combattere le diseguaglianze sociali tra maschi e femmine. In realtà, definendo le differenze tra maschi e femmine come “stereotipi da abbattere”, mira invece a scardinare innanzitutto l’identità sessuale della persona e di conseguenza le basi delle relazioni primarie della società, quelle tra uomo e donna, la complementarietà tra i due sessi che, sola, può dare vita a figli".
Ala progressista:
"È una proposta redatta da professionisti e che ha una valenza scientifica con l’unico obiettivo di far capire ai bambini che pur nella diversità maschio-femmina, a quell’età già percepita da tempo, c’è un’eguaglianza di diritti, di aspettative e di futuro. Ogni polemica e tentativo di strumentalizzazione risulta non solo fuori luogo ma al di fuori di una storia che dalla Convenzione di Istanbul ad oggi sta percorrendo, pur ancora con fatica, il tentativo di diffondere il rispetto tra i generi.
Chi le solleva lo fa sulla base di preconcetti fondati su un integralismo cattolico che certamente portano ad accrescere l’intolleranza senza considerare invece le esigenze educative dei bambini e la necessità di dare loro gli strumenti per affrontare serenamente le diversità."
Questi i fatti. Poi inizia la letteratura, l'esagerazione, da una parte e dall'altra, dei fatti. Ti faccio solo qualche puntualizzazione trasversale:
1) I comuni prendono incentivi faraonici per i progetti di genere, una liquidità veloce e diretta a cui è difficile rinunciare;
2) Le parole con cui questi progetti vengono presentati sono spesso fumose e generiche, lasciando all'insegnante la discrezionalità di cosa e come fare. Inutile dire che qui si annida il problema, non esiste ancora una classe insegnanti preparata, eventualmente, a svolgere bene questo lavoro, almeno a quell'ordine e grado di scuola. Quindi, un conto è dire: "
il bambino ha il pene e la bambina la vagina", un altro è mostrare disegni dettagliati di organi sessuali. L'impatto è diversissimo. E soprattutto...è doveroso?
3) Appunto, cosa succede se le parole sono fumose? Che chi legge capisca quello che vuole, ed eccoti il documento di diffida fatto liberamente circolare in ambienti prevalentemente cattolici, "lievemente" esagerato:
Come dicevo, buoni e cattivi si confondono...