Visto il trailer. Boh, non c'è una mazza ^^
O non ci ho capito una mazza, a scelta.
Comunque conta zero. D1. Collector's Edition. Costosissima, se possibile.
Poi ecco, sapere che dietro ci sono Platinum e Yoshida.
Spero davvero che questa cosa vada bene e che Taro diventi membro ufficiale dei Platinum.
Ma il primo che gioco era? Che io Yoshida lo adoro. (again)
Nier è un gioco ludicamente mediocre con un comparto tecnico scarso e un piglio artistico che svaria fra il LOL e il MADDAI, anche se ci sono alcuni momenti di sincero splendore uediano.
Farei davvero fatica a motivare concretamente la bellezza di questo titolo. La storia, senz'altro. Immaginifica, cervellotica, creativa e giapponesissima. I personaggi, certo. Quelli di contorno in particolare.
Ma la ragione del tanto amore che i titoli di Taro Yoko riescono a infondere nei propri fan è qualcosa di più sottile, fatto della materia stessa dei sogni. Non scherzo. Gran parte di ciò che è bello nei suoi giochi, semplicemente non esiste. È il sospeso, il non detto, che ammanta tutto di un'atmosfera lontana, come si era soliti provare in altri tempi, quando non contavamo i poligoni, non capivamo la lingua in cui era scritto il gioco e ci perdevamo nella fantasia.
Nier è un viaggio sorprendente la cui storia ti si infila sottopelle e i cui personaggi diventano amici la cui perdita ferisce veramente. Yoko Taro è anche il George R.R. Martin dei videogiochi: uccide, violenta e tortura i suoi personsaggi, spingendoli spesso oltre ogni limite accettabile.
E poi, seppellite sotto una diffusa pochezza, si trovano preziosi cristalli grezzi di genio. Il finale D di Nier è una cosa fuori parametro. Non l'ho fatta perché richiedeva una dedizione masochistica, ma sono certo che avrei pianto a profusione e con orgoglio, se l'avessi ottenuto sulla mia pelle.
E poi, lo dico sempre, una delle principale eccellenze di Nier è fuori dal gioco, conservata nel Grimoire Nier, un libro che raccoglie il background del gioco che si protende dal quinto finale di Drakengard per costruire, attraverso una serie di fenomenali trasformazioni narrative, il mondo che viviamo nel gioco.
È un gioco dal quale è lecito non aspettarsi niente, ma che non smette mai di sorprendere. Non per nulla è rimasto nella mia top della scorsa generazione.